2046

REGIA: Wong Kar Wai

CAST: Tony Leung Chiu Wai, Gong Li, Zhang Ziyi, Maggie Cheung, Carina Lau, Chen Chang, Faye Wong
ANNO: 2004

TRAMA:

Lo scrittore Chow Mo Wan, dopo una cocente delusione d’amore, si crea una nuova vita contornandosi di numerose donne nelle quali cercare brandelli di felicità e di ricordi che non torneranno mai più, rifugiandosi persino nel romanzo che sta scrivendo “2046” nel quale riporre tutti i suoi sogni per un futuro più felice.




ANALISI PERSONALE

Torna a farci emozionare l’affascinante giornalista Chow (Tony Leung Chiu Wai) che avevamo ammirato nello strabiliante In the mood for love. E torna completamente stravolto ed enormemente differente da come l’abbiamo “conosciuto”. Il suo sguardo non è più melanconico e sognante ma è molto attento e vispo, pronto a cogliere ogni singola parvenza di felicità (che sia falsa o meno) che gli si palesi davanti agli occhi. Felicità che egli tende a cercare in un folta schiera di donne che non riusciranno a fargli dimenticare l’amore perduto e non recuperabile. “Non si può tornare indietro”, dice alla fine ad una delle “sue donne”.

Dopo aver passato alcuni anni a Singapore, tra bische clandestine e feste private, Chow fa ritorno ad Hong Kong e si stabilisce in un albergo gestito da un uomo con le sue due figlie. La stanza 2046 comincia subito ad incuriosirlo e ad ispirargli la trama per il suo nuovo romanzo che egli ambienta proprio nel futuro e proprio nel 2046. Una storia incredibile di uomini che viaggiano in treno per andare a cercare la felicità altrove. Il protagonista del suo romanzo (nel quale egli inevitabilmente si immedesima) decide di non tornare più indietro perché si innamora (forse ricambiato forse no) di un’androide (facente parte del personale del treno in questione).
Ma nella vita reale Chow sembra aver rinunciato all’amore, averlo salutato per sempre consapevole di non poter ripetere mai più la magica “esperienza” vissuta con Su Li Zhen (la protagonista femminile di In the mood for love) e passa da un letto all’altro con incantevole disinvoltura e leggiadra maestria di conquistatore e casanova. Il suo fascino viene notato dalla vicina di stanza che viene scambiata, erroneamente o meno, per una prostituta alla quale l’amico Ping (già visto nel precedente film) fa delle non poco velate avances. Ma la ragazza, Bai Ling sembra ormai aver concentrato tutte le sue attenzioni sull’affascinante scrittore e tra i due molto presto inizia una relazione sessuale davvero molto piccante ed erotica. I patti erano chiari: non ci sarebbe stato mai nulla di serio, solo divertimento per entrambi. Niente coinvolgimento emotivo. Ma Bai non si atterrà ai patti e comincerà a diventare gelosa delle donne con cui Chow “si sollazza”. I due quindi si allontaneranno proprio perché il giornalista-scrittore non è capace di sostenere il peso dell’amore di un’altra donna, una donna che non è Su Li Zhen.
Passano le ore, i giorni, i mesi e Chow continua a vivere la sua vita al di là della linea delle emozioni e dei sentimenti, ricominciando a frequentare le vecchie bische e soprattutto le vecchie conoscenze. Il suo romanzo arriva ad un tristissimo epilogo, forse dettatogli dalla storia della figlia maggiore del suo padrone di casa, innamorata follemente di un ragazzo giapponese, ma prepotentemente osteggiata da suo padre. Anche con questa donna nasce una grande “amicizia” (tanto da portarlo ad immaginare l’androide del suo romanzo con le fattezze della giovane albergatrice) e forse Chow crede persino di essere “guarito” dalla sua apatia, di essersi liberato dai fantasmi del passato. Ma questa volta è la ragazza a “respingerlo” perché innamorata di un altro.
L’amore è tutta una questione di tempismo insomma. Se arriva troppo presto o troppo tardi, è finita. E il nostro eroe non riesce proprio a coglierlo nel momento giusto. Non ci era riuscito con Su Li Zhen
e non ci riuscirà con nessuna delle donne che danzano attorno a lui durante gli anni che lo separano da quel ricordo intenso e indimenticabile, ma ormai passato.
Una notte, nella consueta bisca dove era solito recarsi per giocare d’azzardo e magari accompagnarsi a qualche signora, Chow fa la conoscenza di un’enigmatica donna che indossa perennemente un solo guanto che, in base alla “leggenda”, nasconde il fatto di aver perso una mano tagliatale perché stata scoperta a barare al gioco.

Con stupore e rammarico Chow scopre che la donna si chiama proprio Su Li Zhen e i ricordi riaffiorano come un sorgente che fuoriesce dalla terra. La consapevolezza di non poter afferrare la felicità altrui fingendo che sia la propria e soprattutto di non poter rivivere i ricordi del suo passato ricercandoli in esperienze presenti o future (come quelle del suo romanzo) arriva proprio grazie all’incontro con quest’ultima donna, quella che segna il passaggio di Chow ad un’altra nuova vita, sicuramente diversa dalle due precedenti che abbiamo avuto modo di “ammirare” in queste due straordinarie pellicole.

Completamente opposto in quanto a stile e impianto narrativo rispetto a In the mood for love, 2046 è un film che straripa fascino e eros da tutti i pori e che è ricco di pathos e sicuramente anche di melo, ma che arriva allo stesso risultato del suo “precedente ideale”: lasciare lo spettatore con la bocca aperta dallo stupore della bellezza delle immagini e dei suoni a cui “ha assistito” per due ore e con gli occhi velati di lacrime per l’ineluttabilità del messaggio contenuto nella pellicola. Il passato non può tornare in nessuna maniera e sotto nessuna forma, nonostante si tenti disperatamente di farlo rivivere. Quindi bisogna imparare a convivere col proprio presente e cercare di crearsi una via per il futuro che non sia costruita su un pavimento di cristallo pronto a rompersi ad ogni passo falso.
Certo la poeticità e l’estrema eleganza formale e narrativa di In the mood for love non vengono “pareggiate” con questo “seguito”, ma alla fine ci troviamo comunque di fronte ad una fantastica prova di stile e di qualità tecnica che scalza, rendendolo quasi inutile, l’impianto narrativo contrassegnato da “buchi” e salti temporali qua e là e che non sempre è all’altezza della “situazione”, ma che passa sicuramente quasi inosservato al cospetto di cotali straordinarie immagini fotografate in maniera magistrale con colori dai sapori forti e con note che penetrano il cuore dello spettatore fuoriuscendo dallo schermo e permeando tutto ciò che c’è intorno. Dalla musica lirica di Casta diva ai ritmi spagnoli già sentiti ne In the mood for love ai ritornelli natalizi inglesi, quasi insoliti calati in quell’ambientazione. Ambientazione entro la quale il grandissimo e più sexy che mai Tony Leung, si muove con maestria donandoci un’interpretazione (l’ennesima) al limite della perfezione, in grado di farci provare le stesse cose che prova il personaggio da lui interpretato e di farci capire in un solo istante tutto quello che c’è da capire.
L’erotismo è nell’aria, ma non si scade mai nel volgare rimanendo, invece, in una dimensione quasi delicatamente sensuale e profondamente struggente che cala la “sessualità” in una sorta di non-spazio non-tempo nel quale ognuno di noi può forse rifugiarsi per trovare il suo piccolo, seppur aleatorio e ingannatore, spazio di sfuggevole felicità. E il tutto viene reso col consueto stile del grandissimo regista che trasmette sensazioni ed emozioni inquadrano i particolari e soffermandosi sulle diverse parti del corpo dei suoi personaggi: le mani, i fianchi, le gambe, i piedi. I consueti
ralenty col quale ci aveva abbondantemente deliziato nell’altro film, tornano qui a sottolineare la

“solitudine mentale” di Chow e ad intensificare e rendere estremamente particolare e inimitabile la mano registica di Wong Kar Wai.

Struggente, intenso, garbatamente emozionante ed enormemente affascinante ed intrigante come il suo protagonista maschile e le sue numerose protagoniste femminili (prima su tutte la fantastica Zhang Ziyi che però quasi “scompare” al cospetto della fuggevolissima apparizione di Maggie Cheung – la Su Li Zhen di In the mood for love – e l’amichevole partecipazione della grande Gong Li).

Regia: 9
Recitazione: 9
Sceneggiatura: 8
Fotografia: 10
Colonna sonora: 9
Ambientazione: 9
Voto finale: 9


CITAZIONE DEL GIORNO

"Nella vita ci sono tre regole: 1) C’e’ sempre una vittima. 2) L’importante e’ che non sia tu". "E la terza?". "Me la sono dimenticata". (Il commesso del sexy shop a Nicholas Cage in "8mm delitto a luci rosse")


LOCANDINA


20 commenti su “2046

  1. AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH

    ho una voglia matta di rivederlo

    e sono ultra-felice di non essere l’unico sostenitore di questo film

    non è ITMFL solo perché NIENTE è in itmfl

    questo resta un filmone da vedere e rivedere, e da strapparsi i capelli in più e più occasioni

  2. Concordo pienamente!!! In the mood for love è un capolavoro inarrivabile ma non per questo bisogna denigrare questo fantastico film!!!

  3. “2046” è una delle poche pellicole che mi abbia fatto varcare la soglia dello Stupore. Ricordo, quando lo vidi al cinema, che sembravo Naomi Watts, aggrppata alla sua poltroncina nel Teatro del Silencio…

  4. affascinante come nessun film, realmente disturbante a tratti, assolutamente da rivedere perché una sola visione non è sufficiente…

    un saluto

  5. E’ vero, il fascino trasuda proprio da tutti i pori. Ovviamente lo riguarderò anche io, non prima di aver ulteriormente rivisto quel capolavoro che è In the mood for love ^^

  6. Condordo con Honeyboy (ma l’ha detto anche tu nella recensione). Non è ai livelli di ITMFL ma comunque sempre un film stupendo.

  7. Già credo che qui siamo tutti concordi. Solo un mio amico ha avuto il coraggio di dire che 2046 è meglio di In the mood for love 😛

  8. Grazie mille Luciano! Non vedo l’ora di tornare a leggere quello che scrivi tu che è di gran lunga meglio!!! Appena risolvo i problemi che mi assillano tornerò stabilmente ad “occuparmi” di voi! 😛

  9. assolutamente in the mood for love è superiore, anche Hong Kong express, ma questo rimane comunque un film molto molto affascianante…

  10. Splendido film! l’ho visto giusto ieri e mi ha stregato alla grande! concordo con il voto leggermente più basso dato alla sceneggiatura, e magari mi spendo per un 10 alla colonna sonora (da “Siboney” a “Casta diva”…che meraviglia). Ciao!!! a presto

  11. Un capolavoro permeato da una perenne atmosfera onirica, intrigante e affascinante oltremodo. Un continuo, ammaliante oscillare tra immagini anni 60 e immagini futuristiche dove non sai se applaudire maggiormente la straordinaria abilità registica, la eccezionale bravura dell’intero cast, la suggestiva colonna sonora, il bellissimo contrasto (come qualche critico ha sottolineato) tra la smagliante bellezza e raffinata eleganza delle figure femminili e l’ambiente miserevole e degradato in cui si muovono.

    Un film complesso, raffinato che parla del passato che rimpiangiamo e che non ritorna, un film da gustare scena per scena e che chi ama il “vero cinema” non dovrebbe assolutamente perdere.

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