A scanner darkly

REGIA: Richard Linklater

CAST: Keanu Reeves, Woody Harrelson, Wynona Rider, Robert Downey Jr., Rory Cochrane
ANNO: 2006

TRAMA:

Fred Arctor è un agente della narcotici a cui viene affidato l’incarico di infiltrato in una banda di tossicomani dediti all’uso della letale sostanza M (morte). Compito di Fred, che all’interno della combriccola di drogati si chiama Bob è quello di scrutare mossa dopo mossa i propri compagni in modo da riuscire a risalire ai pezzi grossi che distribuiscono la droga. Ma per Bob/Fred le cose non si riveleranno facili, la sostanza M si “impossesserà” di lui e lo scrutatore diventerà lo scrutato.

 



ANALISI PERSONALE

Riuscire a trovare le parole per descrivere, commentare o anche solo disquisire di questo film mi è davvero difficile. Innanzitutto perché ho appena finito di guardarlo e ho ancora una strana morsa allo stomaco e poi perché sono davvero esterrefatta per poter ragionare lucidamente, pur senza aver assunto nessuna sostanza…Dopo questa breve quanto inutile premessa posso sicuramente asserire che A scanner darkly è molto probabilmente uno dei film migliori che io abbia visto negli ultimi 5 anni o forse anche più. Sarà che il mio giudizio è inficiato dalla vicinanza della visione, sarà che sono rimasta estremamente colpita e commossa dalla dedica finale seguita da una canzone rabbrividente (in maniera positiva ovviamente), ma io non posso fare a meno di tessere in maniera colossale le lodi di questo mirabolante film. Lo so, lo so che un “critico” non dovrebbe mai eccedere con i facili entusiasmi o strabordare di soggettività, ma concedetemi un piccolo strappo.
Tra le varie cose che mi hanno sorpresa positivamente c’è la tecnica del rotoscoping e cioè quel genere di animazione “costruita” sugli attori stessi che per questo film hanno realmente recitato e sui quali sono poi state apportate le modifiche “animate”. Non l’avevo mai visto, anche se mi rendo conto che non è una novità assoluta, ma mi ha affascinata enormemente. Se a questo particolare, che comunque avrebbe reso il film già di per se più che buono, ci aggiungiamo una sceneggiatura a dir poco encomiabile con dei picchi altissimi di intensità e riflessione al tempo stesso e una storia che porta con sé numerosi interrogativi di spessore sociale, abbiamo un vero e proprio capolavoro.
Ma tutto questo non basta, il pregio maggiore di questo film è l’essere riuscito a rendere estremamente comunicativo ed espressivo quell’attore monocorde che è sempre stato Keanu Reeves (il simobolo della “fantascienza” ormai) e quindi, anche solo per questo, va doppiamente apprezzato.

Fred Arctor (Keanu Reeves appunto), così chiamato dai suoi colleghi della narcotici che non l’hanno mai visto in faccia dato che indossa perennemente, come loro, una tuta “disindividuante” (altra trovata estremamente geniale e visivamente spettacolare), svolge il lavoro di infiltrato in una banda di tossicodipendenti mezzi toccati. Con loro assume l’identità di Bob, il ragazzo che li ospita in casa e che li scarrozza con la sua auto. Questa banda di sgangherati è composta da Barris (il sempre simpaticissimo e valente Robert Downey Jr.) un drogato informatore, Donna (Wynona Rider) una piccola spacciatrice di cui Fred/Bob sembra essersi innamorato, Ernie Luckman (Woody Harrelson) e Charles Freck (Rory Cocharne) il più toccato di tutti. Bob sembra quasi essersi affezionato a loro e pian piano l’uso della sostanza M lo porterà verso la confusione più totale, la schizofrenia del corpo e della mente e da oscuro scrutatore diventerà l’oscuro scrutato.

E già perché nella sua casa sono piazzati numerosi scanner che “fotografano” ogni istante della loro vita. Istanti che poi Fred dovrà analizzare scrupolosamente per riuscire a cogliere qualcosa che magari “dal vivo” non viene afferrato. I suoi superiori in realtà non sanno, o fingono abilmente di non sapere, chi di quei ragazzi sia il loro infiltrato, dato che lo vedono sempre e solo con la sua tuta e per Fred/Bob non tarderà ad arrivare il momento in cui la sua mente sarà completamente assuefatta e non saprà più distinguere tra realtà e finzione, tra Fred e Bob.
Alla fine il suo “amico” Barris lo denuncerà, facendolo finire nella comunità di recupero che si occupa del controllo e della lotta alla sostanza M. Pian piano le cose saranno più chiare, magari non per Bob che ha ancora le due estremità del cervello in conflitto. In realtà era stato lui l’obiettivo della narcotici, sin dall’inizio. La sua assuefazione poi tossicodipendenza era stata preventivata perché la narcotici sin dall’inizio aveva scoperto che chi controllava la sostanza M era in realtà chi la distribuiva. Ma entrare nella comunità di recupero era estremamente difficile, anzi impossibile, ci voleva un vero “strafatto” e Fred/Bob era lì a svolgere il ruolo di capro espiatorio. Donna, che in realtà è un altro componente della squadra narcotici, si oppone a tutto ciò, forse toccata dai sentimenti che Bob prova per lei, ma ormai per il giovane uomo “compromesso” è troppo tardi e non gli resta che rendersi conto, tra gli immensi campi della comunità ai confini del Messico, che la Morte parte proprio da lì…”Io ho visto la morte sorgere dalla terra, dalla superficie della terra in un unico campo azzurro”. Il film termina proprio così, con Fred/Bob solo e desolato, ma finalmente consapevole, perso forse per sempre, in un vasto campo di fiori blu.

Il film, tratto da un romanzo di Philip Dick (che adesso mi tocca assolutamente leggere) è prima di tutto un’analisi della società americana votata al controllo a volte un po’ troppo scrupoloso dei suoi componenti, controllo che a volte può portare a risultati controproducenti. Il tono drammatico, fortemente sentito soprattutto verso la fine, è abilmente spezzato e inframmezzato da numerose gag che vanno dal comico al grottesco e che vedono come protagonisti principalmente i tre amici sgangherati di Bob e cioè Barris, Ernie e Charlie (quest’ultimo poi compagno di comunità di Bob).
Le trovate geniali sono moltissime e toccano tutti gli aspetti della pellicola, quello registico e quello recitativo soprattutto. Ma anche nella colonna sonora ci sono delle trovate interessanti, prima su tutte la musica che accompagna l’ultima scena che è visivamente come un pugno nello stomaco e rimane sicuramente impressa come un marchio nel cuore e nella mente.

A scanner darkly è sicuramente un capolavoro nel suo genere e non e lo consiglio caldamente a tutti: amanti del cinema e non.

 


This has been a story about people who were punished too much for what they did. I loved them all. Here is a list, to whom I dedicate my love:

To Gaylene, deceased
To Ray, deceased
To Francy, permanent psychosis
To Katy, permanent brain demage
To Jim, deceased
To Val, massive permanent brain demage
To Nancy, permanent psychosis
To Joanne, permanent brain demage
To Marren, deceased
To Nick, deceased
To Terry, deceased
To Dennis, deceased
To Phil, permanent pancreatic demage
To Shue, permanent vascular demage
To Jerry, permanent psychosis and vascular demage

…and so forth.

In memoriam. These were comrades whom I had; there are no better. They remain in my mind, and the enemy will never be forgiven. The "enemy" was their mistake in playing. Let them play again, in some other way, and let them be happy.

Philip K. Dick

Regia: 10
Sceneggiatura: 10
Recitazione: 9
Fotografia: 8,5
Colonna sonora: 9.5
Ambientazione: 9
Voto finale: 9,5




CITAZIONE DEL GIORNO

Certo che esiste il Santo Graal. Altrimenti che cosa erano le crociate, un giro promozionale del Papa? (Robin Williams a Jeff Bridges in "La leggenda del Re Pescatore")

 


LOCANDINA


20 commenti su “A scanner darkly

  1. Io l’ho trovato interessante, ma noioso. Secondo me per Linklater l’uso del rotoscoping e’ diventato piu’ importante di quello che vuole raccontare, mi era piaciuto di piu’ il suo precedente film fatto con la tecnica del rotoscoping, almeno era una novita’. In questo caso soprattutto all’inizio e’ una tecnica molto fastidiosa anche se puo’ aiutare ad immaginare gli scritti di Dick.

    Secondo me l’unico film che rispetta almeno in parte Dick rimane Blade Runner.

    Pero’ questo A Scanner Darkly divide molto, ho visto che o piace molto oppure non piace. Comunque si fa notare. 🙂

  2. Non ho visto il precedente di Linklater col rotoscoping, quindi per me la novità era questo ^^ Ma al di là di tutto ciò, ho amato il film indipendentemente dal rotoscoping…

  3. il primo era waking life, l’hanno dato in tv molte notti fa. A scanner darkly ha colpito molto anche me, alla fine lascia una sensazione inspiegabile, di tristezza, di verità, di consapevolezza, non saprei definirla. La dedica finale sulle note di thom yorke è un colpo al cuore.

  4. Interessante! Di Richard Linklater ho visto solo “School Of Rock”, per il resto lo conosco poco (non ho visto nemmeno la doppietta “Before Sunrise” e “Before Sunset”) e mi sa che è il caso di correre ai ripari!

  5. mi permetto di dire che prima dell’alba è uno dei miei film preferiti, sapete no? i film con cui uno cresce e che si trova incapace di farne alcuna analisi critica ed oggettiva.

  6. Ahi, ahi! Ammetto di non avere ancora visto niente di Linklater. Poi, da quando usa il rotoscoping, mi sono allontanato ancora di più. Ma è proprio per questo che mi sono deciso a frequentare i blog di cinema. Grazie alla tua sempre precisa analisi, Ale55andra, forse troverò il coraggio di guardare questo film o Waking Life (o entrambi).

    A presto (per il momento sembra che possa usare impunemente Firefox).

  7. Meglio così Cinemasama, mi fanno piacere le tue visite ^^

    Ah Delirio se mi dici così, mi tocca dare la priorità anche a Prima dell’alba!!!

  8. Meglio così Cinemasama! Mi fanno piacere le tue visite! ^^

    Ah Delirio, se mi dici così mi tocca dare la priorità anche a Prima dell’alba!!!

  9. uno dei più bei film che abbia mai visto, toccante il finale, la canzone di chiusura e “black swan” di thom yorke cantante dei radiohead

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.