Accadde al penitenziario

REGIA: Giorgio Bianchi

CAST: Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Walter Chiari, Mario Riva, Riccardo Billi, Memmo Carotenuto, Mara Berni

ANNO: 1955

L’agente di custodia, Cesare, cerca di essere sempre permissivo e benevolo nei confronti dei detenuti del carcere dove lavora. Alcuni gli sono grati, altri se ne approfittano e per dispetto lo mettono in cattiva luce col suo superiore. L’uomo però non si lascia mai scoraggiare e si interessa a loro leggendo su un diario i motivi per i quali sono arrivati in carcere.

Una commedia davvero irresistibile questa girata da Bianchi e interpretata da alcuni dei più grandi attori del cinema italiano, a partire dal corpulento Aldo Fabrizi, senza tralasciare i grandissimi Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Walter Chiari, Mario Riva e Memmo Carotenuto. Unica donna ad attirare l’attenzione è la bionda e affascinante Mara Berni. Con una semplicità di contenuti e di situazioni davvero deliziosa, regista e sceneggiatore riescono a far sorridere e poi ridere di gusto lo spettatore sempre più divertito e piacevolmente intrattenuto dalle varie gag che riguardano i diversi carcerati e dalle “scenette” che vedono alcuni di loro nei momenti precedenti l’arresto. Ogni personaggio è ben caratterizzato ed è contrassegnato da alcune caratteristiche che si ripetono quasi fino all’esasperazione proprio per rimarcarne la natura ilare.

E’ il personaggio interpretato da Aldo Fabrizi, nel ruolo dell’agente di custodia, a collegare con un filo logico tutti gli altri. E’ lui con il suo interesse per ognuno di loro, con il suo passare di cella in cella, di situazione in situazione, ad offrirci la possibilità di assistere ai loro siparietti, ai loro tic, alle loro manie, ai loro caratteri puramente comici o, in alcuni casi, anche poetici, seppur quasi nascostamente. C’è il vecchietto che continua a reclamare la presenza di un gatto in cella, in modo da liberarsi del topo che lo disturba; l’uomo che ogni giorno compra un pollo intero senza offrirlo avidamente a nessuno; il suo compagno di cella, il bravissimo Mario Riva, il detenuto n. 77 che fa di tutto per soffiargli il lauto pasto barando alle carte e che, spesso, mette nei guai il povero Cesare col suo superiore incolpandolo di situazioni di cui effettivamente non ha colpa; il detenuto fissato con le foto di attrici famose da appendere al muro, nonostante il regolamento lo vieti; il detenuto nato all’interno di un carcere e desideroso di rimanerci fino alla morte, il mitico Peppino De Filippo che si fa protagonista di una delle tre “digressioni”, nella quale si reca in un ristorante mangiando copiosamente e poi rifiutandosi di pagare il conto, solo perché vuole essere assolutamente arrestato; il detenuto-filosofo, sempre pronto a fare citazioni latine o a decantare poesie romantiche, il delicato Walter Chiari protagonista dell’altra digressione in cui scopriamo che è finito in carcere a causa di una bionda femme-fatale, truffatrice di professione; il detenuto appena liberato, uno spassosissimo Alberto Sordi, protagonista della terza digressione, la più divertente e surreale, in cui vaga ubriachissimo per le strade di Roma disturbando chiunque e continuando a ripetere in maniera sempre più esilarante un “ma vattene a casa!”, prendendo di mira soprattutto un vigile urbano, il personaggio interpretato da Carotenuto, e facendosi poi verso la fine protagonista di un’altra gag con il vicecommissario.

Nonostante la quasi totale unitarietà di tempo e di luogo (il film è prevalentemente ambientato all’interno del carcere), “Accadde al penitenziario”, riesce a mantenere ritmo e consistenza, tenendo desta l’attenzione dello spettatore sempre più incuriosito da quello che i vari personaggi potrebbero combinare e sempre più soddisfatto dalla spensieratezza e dalle risate che tutti loro riescono a regalargli. In più si può anche percepire una sorta di venatura “sociale” che attraversa la caratterizzazione di questi carcerati e di colui che deve sorvegliarli, insita nel dimostrare che spesso c’è molta umanità anche in chi si ritrova dietro le sbarre per i più disparati motivi. Da non tralasciare anche una sottile caricatura del sistema giudiziario, insita soprattutto nella parodizzazione del superiore di Fabrizi, ma anche nella gag di Alberto Sordi che cerca di sminuire l’importanza e le capacità professionali del vicecommissario, e soprattutto negli errori che hanno portato ad arrestare almeno due dei detenuti protagonisti delle digressioni: uno è stato incastrato da una donna, l’altro si è ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Entrambi, comunque, sono assolutamente innocenti. Ma l’innocenza, nel senso metaforico del termine, e non solo in relazione al loro aver commesso o meno un crimine, sembra essere quasi il carattere predominante di quasi tutti i detenuti. Un’innocenza quasi infantile che si mescola con un’altra caratteristica particolare, una sorta di furberia fanciullesca che porta poi al compimento di vere e proprie “marachelle” a cui è impossibile resistere.

 

4 commenti su “Accadde al penitenziario

  1. bianchi è un buon mestierante,tra i suoi film con Sordi segnalerei Il Moralista e ovviamente il remake de Il conte max.
    Non è un grande regista e presto sarebbe arrivato anche l'oblio per lui,ma insieme a Mastrocinque,mattoli,bragaglia,e altri ha filmato commediole leggerine e guardabili
    Penso che questo sia il suo film migliore.Poi io amo la commedia italiana-tranne quella dei pierini e dei vanzina

  2. Non ho visto i film che citi, ma sicuramente li recupererò. Anche io amo la commedia italiana di questo genere, poi qui erano riuniti i più grandi esponenti del genere. Cioè il pezzo di Sordi ubriaco mi ha fatto ridere veramente di gusto.

  3. si,grandi professionisti.Perchè se ci fai caso :sordi,fabrizi,anche chiari-nei bellissimi e dimenticati ahime IL GIOVEDDI' e LA RIMPATRIATA-erano validissimi pure nei drammatici.
    Grandi attori
    Mi pare che ultimamente  si fatichi a trovar attori simili,anche se ci son buoni caratteristi:catania,mastrandrea ad esempio.
    Visto che di professione vuoi fare la critica-se ho capito bene- stai studiando questa materia?

  4. Si, indubbiamente erano degli attori a tutto tondo, ma veniva identificati quasi sempre come "comici". Del resto è un pò una maledizione di questo genere di "caratteristi", se cos' li vogliamo chiamare.

    Per rispondere alla tua domanda: studio editoria e giornalismo, e già "lavoricchio" in campo giornalistico. Mi piacerebbe, non lo nascondo, fare seriamente la critica cinematografica (anche se pure qui già "lavoricchio") e per questo leggo molto, guardo molto, scrivo molto, faccio di tutto molto ^^

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