Acque Profonde: l’imperscrutabilità di un sentimento oscuro e insondabile come l’amore

Melinda e Vic sono sposati e hanno una bambina. Nonostante dichiarino in privato e in pubblico di amarsi molto, qualcosa scricchiola nel loro matrimonio. Lei si concede molto facilmente una serie di scappatelle con uomini più giovani, anche alla luce del sole, lui sembra accettare passivamente il tutto, dichiarando di non voler tarpare le ali a sua moglie, ma nascondendo un’insoddisfazione sempre più repressa. L’incomunicabilità dei propri reali bisogni e dei loro sentimenti più autentici, porterà ad estreme conseguenze.

Dopo anni di assenza dagli schermi l’ultraottantenne Adrian Lyne torna con un’opera appartenente al genere nel quale si è specializzato e che l’ha reso anche celebre, il thriller erotico, con un film che stupisce non tanto per l’appartenenza al filone di riferimento, che ormai potrebbe sembrare anacronistico, sia cinematograficamente sia extradiegeticamente, quanto per la potenza comunicativa che possiede nel raccontare in maniera molto vivida e tangibile di un rapporto d’amore e delle sue immense sfumature, il più delle volte sconosciute ai più, ma in questo caso estranee addirittura ai due protagonisti dell’amore stesso, incapaci di gestire le proprie pulsioni, intrappolandosi da soli in un gioco perverso e pericoloso, dal quale sembra sempre più difficile uscire.

Al di là della componente thriller, abbastanza scontata (ma in maniera sicuramente voluta, dal momento che appare chiaro sin da subito dove la narrazione vada a parare in tal senso), e tralasciando la componente puramente erotica (non espressamente sottolineata, ma trasmessa alla perfezione dalla grande alchimia tra Ben Affleck e Ana de Armas), quello che rimane di questo Acque Profonde è la forte capacità di entrare nel vivo di un sentimento così sfaccettato e complesso, senza far ricorso a spiegazioni didascaliche, ma affidandosi agli sguardi, alle movenze e ai gesti dei due attori protagonisti, in grado di raccontare tutto un mondo di sentimenti inespressi.

Lei, infatti, sembra riversare la sua ricerca di attenzioni e il suo bisogno di essere considerata nella rincorsa alla relazione clandestina, con la speranza di risvegliare qualche reazione nel marito, ma anche con la consapevolezza di farlo eccitare ogniqualvolta si lascia andare ad atteggiamenti promiscui anche in pubblico. Lui, nonostante le dichiarazioni e gli atteggiamenti assunti, non riesce propriamente ad accettare la condotta della moglie, subendone le conseguenze e soffrendo silenziosamente, pur avendo dei moti di turbamento sessuale, oltre che dei momenti di gelosia accecante, quando si ritrova a “spiare” i tête-à-tête della consorte con altri uomini.

Nel mezzo una serie di figure maschili che man mano iniziano a sparire e poi anche a morire. Chi sarà il colpevole di queste morti? Sembrerebbe poggiare su questa domanda il fulcro narrativo di Acque Profonde che in realtà, come suddetto, vuole andare a sondare altri “abissi”, non quelli in cui letteralmente perdono la vita i giovani amanti della protagonista femminile. Abissi in cui il regista ci intrappola, ipnotizzando i nostri sguardi e le nostre menti, sempre più affascinati dalla labirintica e contorta relazione in cui sono coinvolti i due coniugi.

Solo superficialmente scontato e banale, quindi, Acque Profonde nasconde un mondo di significati, così come i due protagonisti solo apparentemente incasellati nelle figure che rappresentano, ma profondamente animati da un mare di sfumature. Le acque profonde, sono quelle in cui in realtà nuotano i due, cercando di non affogare, rimanendo uniti nonostante l’insondabile e oscura imperscrutabilità del loro rapporto.

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