Alive: sadismo e torture che nascondono ben altro sotto una patina da survival horror

Un ragazzo si sveglia completamente ferito all’interno di un ospedale fatiscente dal quale cerca disperatamente di scappare. Viene ritrovato da un uomo che lo riporta nella sua stanza, dove rimarrà imprigionato insieme ad una ragazza. Entrambi non ricordano nulla della loro vita, neanche i propri nomi, né sanno come siano finiti in quel posto e in quella situazione. Insieme dovranno fare di tutto per ricordare, ma soprattutto per scappare dal loro sadico salvatore/torturatore.

Rob Grant lo abbiamo conosciuto con Harpoon, commedia horror incentrata sul tema dell’amicizia, ma questo Alive gli è precedente ed è un vero e proprio horror, senza contaminazioni di generi, in cui gli appassionati del torture porn e degli effetti gore avranno pane per i loro denti.

Il mad doctor non è figura nuova, ovviamente, a questo genere di pellicole e non fa eccezione quello raccontato in Alive, uomo che non lascia mai intendere quali sono le sue intenzioni, né ai due ignari ospiti dell’ospedale, né allo spettatore, che può solo coglierne i lati deliranti nel rapportarsi ai due giovani feriti a cui racconta di essere il loro salvatore, di non sapere nulla del loro passato e di non poterli lasciare andare perché in realtà la loro casa ormai è con lui e non ci sono altre case a cui tornare.

I due, di contro, sempre più sottomessi fisicamente e psicologicamente ai voleri del loro carceriere, verranno colti da flashback in cui i ricordi si affastellano e si confondono, senza riuscire mai del tutto ad avere un quadro nitido della situazione attuale e di quella pregressa che li ha condotti fino lì.

Alive, quindi, è un semplice e anche abbastanza prevedibile e scontato survival horror, con i tentativi di fuga falliti che si susseguono fino a quello finale, così come è un film il cui maggiore interesse è sapere semplicemente da dove vengono i due protagonisti, chi sono e perché si trovano lì. Non che questi debbano essere necessariamente dei difetti, ma stanno a delineare la natura semplice e se vogliamo anche “classica” di un film di contro, però,  riesce ad intrattenere alla grande proprio grazie ad un’ottima caratterizzazione dei personaggi, i quali, nonostante la mancanza di un background (non conosciamo nemmeno i loro nomi), riescono a farci interessare oltremodo alle loro sorti, risultato non così scontato in questo genere di racconti.

Sommersi fino al collo nelle più abominevoli espressioni di una violenza indescrivibile, ravvisabile nelle varie stanze di questo ospedale mattatoio, i due protagonisti intrattengono alla grande durante questa lotta alla sopravvivenza, portandoci poi verso un finale che ha dei sapori talmente beffardi da risultare a tratti insostenibili, sfociando al tempo stesso in un colpo di scena non così prevedibile, che regala una sorta di alone ironico a tutto l’orrore mostrato precedentemente. Alone che poi il regista ha sviluppato totalmente con la sua opera successiva, l’Harpoon di cui sopra.

2 commenti su “Alive: sadismo e torture che nascondono ben altro sotto una patina da survival horror

  1. Non ho visto né questo né Harpoon, ma la tua descrizione del finale mi ha fatto venire in mente Catacombs, film del 2007 con Shannyn Sossamon come protagonista. Impossibile però parlare di finali senza fare e ricevere spoiler, perciò cercherò di recuperare i tuoi film 🙂

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