Alla scoperta di Charlie

REGIA: Mike Cahill
CAST
: Michael Douglas, Evan Rachel Wood

ANNO
: 2008

TRAMA:

Miranda, diciassettenne che vive sola da quando il padre è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, si ritrova a fare da madre al proprio genitore, in fissa con un antico tesoro nascosto che vuole ritrovare a tutti i costi.

 



ANALISI PERSONALE

Al giorno d’oggi, cosa desidera più di ogni cosa una diciassettenne? Un motorino, magari un fidanzatino, un paio di scarpe nuove, un biglietto per il concerto del suo cantante preferito, un viaggetto con gli amici o cose di questo genere. Ma la protagonista di questo delizioso e delicato film è diversa da tutte le altre sue coetanee, e suscitando un certo senso di tenerezza e di compassione nello spettatore, ci mostra che la cosa che più desidera al mondo è una lavastoviglie, in modo da non dover lavare anche i piatti dopo ore e ore di lavoro al McDonadld’s. Un passaggio narrativo molto importante, quello in cui si ferma a rimirare estasiata l’elettrodomestico, ma anche un momento di grande riflessione che ci fa comprendere in un attimo le difficoltà e la personalità di questa figura, forse già vista cinematograficamente parlando, ma sicuramente molto ben delineata e tra l’altro ben impersonata dalla bravissima Evan Rachel Wood che di strada ne sta facendo parecchia. Non è da meno il grande Michael Douglas che si cimenta in un ruolo un po’ distante dagli uomini di successo che ha quasi sempre interpretato, personificando la follia (ma è poi vera follia?) e l’alienazione di un uomo con disturbi bipolari della personalità, che dopo due anni di ospedale psichiatrico, ritorna a casa da sua figlia non ancora maggiorenne, che però sorprendentemente manda avanti la baracca da sola. Lei si rivolge a lui chiamandolo Charlie e lui, nonostante i suoi problemi psichici (che nel corso della pellicola però ci sembrano sempre più invisibili), continua a desiderare di essere chiamato papà, mostrandoci un barlume di normalità, in mezzo alle stramberie del suo modo di comportarsi (un po’ ruffiana, al riguardo, la scena in cui alla fine Miranda tra le lacrime lo chiama papà). Ma Charlie a fare il padre (ma poi cosa vuol dire “fare” il padre, non si dovrebbe “essere” semplicemente padre?), non ci riesce proprio perché ha deciso che la sua missione di vita, quella che lo porterà a sentirsi vivo, a sentirsi finalmente utile, è quella di ritrovare un antico tesoro spagnolo, seguendo le direttive di un vecchio diario del 1600, scritto da padre Torres, da lui letto e riletto in ospedale. A Miranda, la cui vita tranquilla e ordinaria è stata sconvolta dal ritorno del padre, non resterà altro che accondiscendere ai voleri di questo, nonostante l’iniziale riluttanza. Ma la ragazza, nonostante le apparenze che sembrano suggerire un certo astio nei confronti di questa figura paterna inesistente, ci tiene molto a quell’uomo che quando era piccola le ha insegnato le cose a modo suo e vuole che si senta realizzato, che finalmente ritrovi se stesso, per poi forse ritrovare anche lei. Ed è così che i due si cimenteranno nella ricerca quasi assurda di questo tesoro nascosto e giungeranno, grazie anche all’aiuto di un vecchio amico jazzista di Charlie (che durante la sua vita ha cercato in vari modi di trovare se stesso, passando per il jazz e per altri strambi progetti, compreso il suo fulmineo matrimonio), ad un grande magazzino sotto le cui fondamenta dovrebbe trovarsi il fantomatico tesoro. Ma la caccia al tesoro di questa pellicola (segnata dalle annotazioni del diario di padre Torres che a volte prendono vita grazie alle immagini del diario stesso che si animano e ci raccontano il cammino dei gesuiti del 1600), è solo un pretesto per raccontare questo intenso e particolare rapporto padre-figlia che crescerà proprio grazie alla collaborazione per la ricerca dell’oro nascosto e che porterà entrambi ad una piena consapevolezza dei sentimenti provati l’uno per l’altro. In sostanza potrebbe sembrare un assunto alquanto retorico, e in certi punti sicuramente lo è, ma quello che lo contraddistingue è proprio la maniera in cui viene raccontato (escludendo alcune sequenze che insistono quasi fastidiosamente a voler strappare la risata, come il barbecue col datore di lavoro di Miranda), in un giusto equilibrio, seppur non sempre perfetto, tra dramma e commedia. Non cerca di strappare la lacrima questo “Alla scoperta di Charlie” e nemmeno di far valere nessuna tesi, racconta solo semplicemente e genuinamente il percorso formativo di due personaggi molto lontani, ma inconsapevolmente anche molto vicini.

VOTO: 7,5

 



CITAZIONE DEL GIORNO

"Non giudicate un libro dalla copertina" (The Rocky horror picture show)

 


LOCANDINA

14 commenti su “Alla scoperta di Charlie

  1. (commento che non c’ entra nulla col post)

    come mai “ammazza” al mio post su Antichrist? ho fatto una recensione tanto brutta XDD?

    ..ma te l’ hai visto? è una pellicola controversa, sarei curiosa di sapere che ne pensi te 🙂

    *Asgaroth

  2. No, non era riferito alla tua recensione, ma proprio a quello che dicevi del film, nel senso che mi ha colpito e infatti non vedo l’ora di vederlo ^^

  3. a quanto pare va recuperato questo Michael Douglas…

    Quando leggerò la tua opinione su Antichrist. Mi interessa molto, io sono 5 giorni che giro e rigiro il post e non mi convinco a pubblicarlo

  4. è un film che  migliora andando verso la fine.Piccolo film,ma assai piacevole
    Non esiste per te la retorica dell'anti retorica?

  5. ad esempio:il cinema di genere ha delle sue regole ben stabilite,che si possono anche sovvertire.Mi pare proprio che l'intenzione programmatica di evitare certi passaggi sia una vera e propria lezione di retorica.
    Un melodramma deve commuovere,poi certamente si deve vedere quali armi usare,ma raffreddare la recitazione,sottrarre,mi pare un azione assai assai retorica.
    "Charlie" è un piccolo film fatto con affetto,difetto che è affetto "americano",quindi si cerca talora la semplificazione,(pure il personaggio di douglas è pregno di questo modo di scrivere:i picchiatelli al cinema sono tutti poetici,simpatici e così via),vi è da dire che talora necessita questa azione perchè la pellicola dovrebbe piacere a una vasta gamma di gente.

    E comunque:ma L'alba dei morti dementi l'hai visto?Un gran bel film

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