Alone: il survival movie che non si perde in chiacchiere e arriva subito al dunque

Jessica si sta trasferendo per ricominciare una nuova vita in un’altra città dopo aver perso il marito ed essere rimasta sola col suo dolore. Durante il viaggio in auto, però, si ritrova a dover fuggire dalle attenzioni di un automobilista che ben presto si rivelerà essere uno stalker molto pericoloso. Osteggiata dalla natura selvaggia e con il solo aiuto delle sue forze, dovrà fare di tutto per sopravvivere.

Non racconta niente di nuovo e non lo fa nemmeno in maniera particolarmente innovativa questo survival movie incentrato sulla classica rincorsa tra gatto e topo, con un uomo apparentemente normale che nasconde una cattiveria non indifferente da un lato e con una donna che deve tirare fuori gli artigli per riuscire a sfuggirgli e a contrastarlo dall’altro.

Ricorda molti altri film dello stesso genere Alone, ma fortunatamente non si perde in chiacchiere, anche letteralmente riducendo all’osso i dialoghi e tirando dritto con un ritmo non indifferente, coinvolgendo lo spettatore grazie ad una regia perfetta nel seguire le diverse fasi della fuga e della lotta tra i due protagonisti, perfettamente caratterizzati nonostante non parlino quasi mai, se non in sporadici momenti, ma solo grazie alle solide interpretazioni dei loro interpreti.

Suddividendo la narrazione con dei capitoli dai titoli che anticipano quali saranno gli elementi della natura che in qualche modo costituiranno delle difficoltà per entrambi (il fiume, la pioggia, la notte, ecc…), Alone ha nell’ambientazione il suo punto di forza principale, nonché il suo tratto distintivo: siamo nelle foreste del nord America, isolate dal resto del mondo, impervie e pericolose, quasi labirintiche e di certo non amiche se hai alle calcagna un pazzo che vuole a tutti i costi torturarti e ucciderti.

E ovviamente non si tarderà molto ad arrivare ad un confronto finale che vedrà i due combattere con le unghie e con i denti per ottenere ognuno quello che vuole più ardentemente: lui portare a termine il suo sadico e folle disegno, lei salvarsi la pelle e sopravvivere, nonostante il dolore che si porta dentro.

Inutile dire come andrà a finire, dal momento che l’originalità non è il piatto forte di quest’opera e nemmeno vuole esserlo, incentrata com’è sull’obiettivo di intrattenere con una storia basilare senza addentrarsi in sottotesti, metafore o significati più profondi. Un obiettivo totalmente raggiunto, visto che Alone ci regala dell’ottimo intrattenimento e trasmette anche un senso di angoscia non indifferente, considerando che il villain di turno è talmente “normale”, un uomo della porta accanto comunissimo che riesce proprio per questo a risultare oltremodo inquietante. Merito di Marc Menchaca che lo interpreta, dello sceneggiatore che lo scrive in maniera semplice ed efficacissima e del regista che ne segue le mosse con intelligenza ed equilibrio.

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