Anche gli uccelli uccidono




REGIA: Robert Altman

CAST: Bud Court, Shelley Duvall, Sally Kellerman, Michael Murphy, William Windon

ANNO: 1970

 

Brewster, un ragazzo che vive ai margini in un rifugio antiatomico, sogna di riuscire a volare costruendosi delle ali artificiali. Ad aiutarlo una bionda misteriosa. Insieme, si faranno protagonisti di una serie di omicidi ai danni di persone che si frappongono alla realizzazione del loro obiettivo. A sconquassare ulteriormente le cose arriveranno un detective molto scrupoloso e una ragazza che si innamorerà e farà innamorare Brewster.

 

Grande apologo sul tema della libertà dalle restrizioni sociali e dalla società americana, come sempre al centro delle critiche e dei dileggi del regista, “Anche gli uccelli uccidono” (orrendo titolo italiano di Brewster McCloud), è una particolarissima pellicola che attraverso la metafora del volo, inteso in senso letterario e traslato, ci restituisce uno spaccato storico-sociale davvero molto interessante. Come un moderno Icaro, infatti, il protagonista sogna di poter spiccare il volo e abbandonare il mondo nel quale vive, ma dal quale non si sente accettato, così come dimostra la sua stramba abitazione che lo tiene quasi perennemente nascosto dal resto del genere umano, fatta eccezione per una misteriosa ed inquietante femme-fatale che sembra guidarlo e aiutarlo nei suoi strambi intenti. La donna, sulla cui schiena vediamo delle cicatrici esplicative di una sorta di rimozione di un paio d’ali, sembra essere la vera mente del progetto, quella che esorta e spinge il ragazzo verso la realizzazione dello stesso. A motivare lui, invece, sembra che ci sia una sorta di incoscienza di ciò che lo circonda, oltre che di totale ignoranza su ciò che di buono si può trarre anche da una società in disfacimento (ecco che arriva il personaggio della splendida Shalley Duvall a fargli assaporare il lato buono della vita). Il volo allora assume non solo valore di metafora di uno spiccato desiderio di libertà, ma anche addirittura di morte, di allontanamento assoluto dalla vita (così come Icaro insegna), culminante nel bellissimo finale dal forte sapore felliniano in cui la stessa vita viene paragonata ad un enorme e surreale circo. Il surreale e il grottesco, infatti, accompagnano la narrazione di questo strano giallo dalle venature assurde, visto che comunque al centro della narrazione abbiamo anche un detective che indaga su delle strane morti avvenute sempre alla presenza di uccelli che lasciano qualche segno. L’ironia e il sarcasmo si fanno sentire ampiamente, soprattutto grazie all’espediente di descrivere gran parte delle azioni dei personaggi primari e secondari (di tutta l’umanità quindi), come commento del tipico comportamento degli uccelli, per voce di uno strano professore che sta tenendo una lezione universitaria. La voce fuori campo del docente, dunque, va a fondersi con le immagini dei protagonisti che si muovono sulla scena, creando un’atmosfera dalle forti sfumature caustiche e pungenti.

Inutile rimarcare il fatto che la sceneggiatura è uno dei punti forti della pellicola, come sempre avviene nelle pellicole di Altman, anche grazie ad una particolarissima caratterizzazione dei personaggi (tra cui un imperdibile vecchietto avido di denaro e di buoni sentimenti che alla fine avrà quel che si merita, segno questo della volontà di critica sociale del regista, e una ragazzina dagli esagerati impulsi sessuali) e ad una spassosa rivistazione e parodizzazione del genere giallistico (con il suggerimento che ad uccidere le vittime siano gli uccelli stessi, da cui la scontata e banale traduzione italiana del titolo). Insomma, “Anche gli uccelli uccidono”, dimostra di essere un film molto particolare ed originale, sicuramente non per tutti i palati, ma ricco di sequenze indimenticabili come quella  del simpatico inseguimento tra la polizia e Shelley Duvall o quella del vecchietto sulla sedia a rotelle a cui volano tutti i soldi o il finale in cui il protagonista (un Bud Court veramente fantastico, che in seguito ci avrebbe regalato un’altra perla di interpretazione con “Harold e Maude”), si arrende all’ineluttabilità delle restrizioni che la vita ci impone, scoprendo di non poter esprimere in pieno la sua libertà espressiva e scornandosi con il fallimento della sua impresa.

Nonostante non sia uno dei più noti di Altman, merita sicuramente un posto d’onore tra le sue migliori pellicole, proprio perché contiene in sé tutti i più grandi leitmotiv del cinema altmaniano, a partire dalla coralità dei personaggi, fino a giungere alla derisione e al ribaltamento di molto luoghi comuni che attanagliano la nostra società. Sarebbe scontato sottolineare per chi parteggia il regista, anche se il più delle volte preferisce rimanere super-partes come un narratore onniscente (da qui la figura del professore “matto”), ma non è difficile intuire il punto di vista di Altman, soprattutto quando arriva al vero e proprio smascheramento delle meschinerie di molti dei personaggi chiamati in causa.

Una piccola grande occasione per divertirsi ragionando, “Anche gli uccelli uccidono” ci lascia con un sorriso amaro sulle labbra e con la consapevolezza che, molto probabilmente, chiunque decidesse di tentare l’impresa del giovane Brewster McCloud, molto probabilmente fallirebbe.

 


6 commenti su “Anche gli uccelli uccidono

  1. Si, infatti, mi ha lasciato veramente qualcosa di interessante su cui riflettere. E poi, a parte questo, è proprio ben fatto ed è anche divertente e gradevole da guardare.

  2. ricordo che lo vidi qualche anno fa….un film di una bizzarria davvero indescrivibile, con quell’ inizio che "inizia" due volte con la banda che suona…concordo, una vera chicca di altman!

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