Antebellum: tra Get Out e 12 Anni Schiavo, una via di mezzo per la questione razziale

Eden è una schiava maltrattata e abusata all’interno di una piantagione di cotone durante la guerra di secessione americana. Veronica è una donna dei giorni nostri, con lo stesso identico aspetto di Eden, una scrittrice impegnata a combattere il razzismo in ogni sua forma. Cosa lega le due donne?

All’interno del movimento black lives matter si pone un’interessante riflessione su quelli che possono essere i modi di affrontare questa tematica, soprattutto in questo caso dal punto di vista cinematografico. E se con Get Out, Jordan Peele aveva utilizzato l’arma del sarcasmo, puntando il dito anche contro una sorta di accondiscendenza forse ancora più fastidiosa dell’aperto razzismo; con 12 Anni Schiavo, Steve McQueen, un bel po’ di anni prima, si era assestato su toni drammatici, mostrando semplicemente il vero orrore nascosto nelle pieghe di un passato che ha ancora i suoi strascichi nel nostro presente.

Passando ad Antebellum, invece, i due registi Gerard Bush e Christopher Renz, forse perché al loro esordio, e quindi desiderosi di dimostrare le loro qualità narrative e tecniche, si pongono quasi nel mezzo, andando a toccare un po’ il genere horror (seppur sfiorato davvero solo di striscio) e un po’ il dramma vero e proprio, parlando dello schiavismo nel passato e dello strisciante razzismo che ancora persiste nel nostro presente. Solo che per farlo sembrano evidenziare fin troppo didascalicamente la tesi di fondo, sottolineando ogni passaggio in maniera fin troppo caricata e, soprattutto, ammantando il film di un’estetica e di una rincorsa all’inquadratura perfetta che molto probabilmente stonano col contesto e sembrano piuttosto un eccesso di stile fine a se stesso.

Ma se dimentichiamo che stiamo parlando comunque di un film a tesi, qualcosa per cui godere durante la visione di Antebellum ovviamente c’è, a partire dal primo intensissimo pianosequenza, posto all’inizio del film, dove veniamo immersi a viva forza nell’orrore dello schiavismo durante la guerra di secessione americana, passando al colpo di scena che in qualche modo “riunisce” le due linee temporali mostrate nel film che, anche se palesemente “ispirato” (per non dire letteralmente scippato) ad una serie televisiva seguitissima degli ultimi anni, comunque ci restituisce un certo shock emotivo e dona al film quella marcia in più che ci fa dimenticare, a tratti, i fin troppi ralenti e i manierismi in eccesso.

Al centro del racconto abbiamo l’intensa e splendida Janelle Monáe nei doppi panni di Veronica e di Eden, due donne estremamente forti e combattive, impegnate a lottare contro due tipi di razzismo molto differenti, ma comunque molto potenti. La prima deve vedersela con una modernità in cui se non si possono ricevere frustate vere e proprie, si ricevono comunque, quasi in sordina, dei trattamenti altrettanto ignobili; la seconda deve cercare con tutte le sue forze di scappare da un luogo in cui riceve ogni tipo di sopruso fisico e psicologico. Ma siamo poi così sicuri che qualcosa da allora ad ora sia veramente cambiato?

Questa è la domanda che ci balza in mente alla fine di Antebellum, quando tutti i nodi vengono al pettine e capiamo la vera natura di ciò che abbiamo visto raccontato sia nel passato che nel presente. Esiste davvero un passato o come diceva William Faulkneril passato non muore mai. Non è nemmeno passato”?

6 commenti su “Antebellum: tra Get Out e 12 Anni Schiavo, una via di mezzo per la questione razziale

  1. Ad un certo punto ho creduto che lo streaming di Prime Video fosse saltato, passando ad un film tutto diverso ma con gli stessi attori 😉 Il colpo di scena non è originalissimo, ma funziona molto bene e regala slancio per il finale della pellicola, un buonissimo esordio al passo con i nostri (brutti) tempi moderni. Cheers!

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