Approfondimento: Non si sevizia un paperino – 1° parte




Regia: Lucio Fulci

Soggetto: Lucio Fulci, Roberto Gianviti

Sceneggiatura: Lucio Fulci, Roberto Gianviti, Gianfranco Clerici

Interpreti: Florinda Bolkan, Barbara Bouchet, Tomas Milian, Irene Papas, Marc Porel, George Wilson, Antonello Campodifiori, Ugo D’Alessio, Virginio Gazzolo, Rosalia Maggio, John Bartha

Fotografia: Sergio D’Offizi

Montaggio: Ornella Micheli

Colonna sonora: Riz Ortolani

Effetti speciali: Carlo Rimbaldi

Scenografia: Pier Luigi Basile

Anno: 1972

Produzione: Italia

Durata: 102 min.

 

 

Degli efferati delitti ai danni di alcuni bambini hanno luogo ad Accendura, nel sud Italia. Dapprima viene sospettato “lo scemo” del paese, poi si pensa che possa essere stata la maciara, una donna dedita alle pratiche della magia nera, alla fine si scopre che il pericolo arriva da dove meno ce lo aspettiamo. Ad indagare, oltre ai poliziotti, arriva anche uno scaltro e curioso giornalista.

 

Grande merito del maestro Lucio Fulci, fu quello di riuscire a fare del cinema di genere in maniera del tutto soddisfacente e qualitativa, tanto da costituire poi fonte di ispirazione e di esempio per numerosi registi a venire che giustamente ne hanno intuito la grandezza e l’inventiva e ne hanno fatto un “mito” da seguire e in alcuni casi imitare. A partire da Tarantino, da sempre appassionato di cinema italiano degli anni ’70, ma non solo, Fulci è stato riconosciuto come genio indiscusso della settima arte, e in particolare del giallo e del thriller, grazie a numerosi capolavori che costituiscono dei veri e propri cult imperdibili per gli amanti del genere. Ne è un esempio eloquente questo straordinario “Non si sevizia un paperino”, che al di là del fatto di essere un film di genere con venature anche horror (per i riferimenti alla magia nera con la pratica voodoo degli spilli sulle bambole praticata dalla “maciara” del paese), si fa ancora più interessante e importante proprio perché facentesi carico di un bagaglio etico-sociale non indifferente.

Non è un caso allora che il regista abbia scelto di ambientare questa storia di omicidi e di sospetti in un paesino immaginario del sud Italia in pieno periodo del boom economico. Non è un caso che ad Accendura, il paese in questione, l’unica persona che susciti totalmente fiducia e rispetto negli altri sia il parroco, ,interpretato da Marc Porel, e di rimando la sorellina sordomuta e ritardata e la madre interpretata da Irene Papas, mentre la modernità, incarnata da una bellissima, sensuale e fin troppo lasciva Barbara Bouchet, (nel ruolo della figlia di un riccone del posto che ostenta le sue fortune di contro alla “povertà” generale del resto della cittadina), susciti sdegno, disprezzo e sospetto. Ma il personaggio più forte della pellicola, sia dal punto di vista narrativo che da quello metaforico è proprio la “maciara” interpretata da una bravissima Florinda Bolkan, colei che con il destino a cui andrà incontro (e con quello a cui era già andata precedentemente incontro), svelerà tutte le meschinerie insite nell’ignoranza e nella superstizione di queste piccole comunità chiuse in sé stesse e inconsapevoli, volontariamente e fieramente, del progresso, non solo economico, ma soprattutto sociale. Ecco che allora il volersi vendicare della donna che ritiene di aver ammazzato i ragazzini attraverso la pratica della magia nera, cosa che sarebbe dovuta apparire impossibile a tutti, risulta essere più che altro un’esplicazione assurda, violenta ed estrema del desiderio di questa gente di vendetta, oltre che appunto della loro assoluta ignoranza, così come fa notare il maresciallo dei carabinieri, interpretato da uno straordinario Ugo D’Alessio, quando ormai non ci sarà più niente da fare visto che l’arretratezza e l’inciviltà degli abitanti di Accendura avrà avuto modo di esplicarsi nella sua interezza.

Nel mezzo si pone la figura del giornalista, interpretato da un bravissimo Tomas Milian, che con fare preciso, attento e indagatore riuscirà a venire a capo del fitto mistero che si cela dietro la morte di questi bambini (che reagiscono alle censure e al clima asfissiante della loro comunità, fumando sigarette, uccidendo lucertole con le fionde, spiando le prostitute e indugiando in comportamenti di questo genere), anche grazie all’aiuto di Barbara Bouchet, dapprima sospettata, tra i tanti, proprio a causa dei suoi comportamenti poco consoni allo spirito casto e dimesso degli abitanti di Accendura (oltre che per il suo passato da “drogata”), poi, invece, provetta aiutante del giornalista nella risoluzione del giallo, dimostrazione questa del fatto che in realtà tra l’arretratezza e il progresso (soprattutto dal punto di vista sociale che è quello che più interessa Fulci in questa sorta di critica al bigottismo, oltre che all’estremismo cattolico, come si intuirà poi nel finale), a vincere ovviamente è il progresso.

 

Continua…

2 commenti su “Approfondimento: Non si sevizia un paperino – 1° parte

  1. io non sono mai stato un fan di lucio fulci onestamente…so che adesso ti arrabbierai, ma spesso i suoi film mi hanno dleuso…questo non l'ho visto, che sia la volta buona che cominci ad apprezzare questo regista?

  2. No sicuramente non mi arrabbio, anche perchè io sono all'inizio della riscoperta di questo per me è davvero un grande regista. Ho visto solo 4 delle sue moltissime pellicole e devo dire che fin'ora mi hanno entusiasmata tutte notevolmente, soprattutto questa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.