Away from her

REGIA: Sarah Polley

CAST: Julie Christie, Michael Murphy, Gordon Pinsent
ANNO: 2007

TRAMA:

Fiona e Grant sono sposati da 45 anni e sembrano ogni giorno più innamorati che mai. Un triste ricordo torna a minare la loro felicità, ma i coniugi riescono a tenerlo lontano. Fiona però comincia a subire gravi perdite di memoria per rendersi presto conto di essere affetta dal morbo di Alzhimer.

 



ANALISI PERSONALE

Il calore di un fiore e la rigidità della neve. La forza della passione e la vacuità dei ricordi. La potenza dell’amore e la debolezza degli sguardi. L’enormità degli sforzi e l’inutilità dei risultati. Questo e molto altro è Away from her, delicato ed elegante ritratto di una coppia che ha quasi raggiunto il mezzo secolo di vita insieme, superando ostacoli insormontabili e giungendo ad una certa serenità interiore ed esteriore. Ma si sa, la vita non è mai così generosa e qualcosa giunge sempre a turbare gli animi e a smuovere i cuori. In questo caso è il sopraggiungere di una malattia, forse la più terribile: l’alzhimer che cancella giorno dopo giorno le memorie, le immagini, le esperienze, lasciando libero il cuore e tenendo in gabbia la mente. Una malattia che distrugge non solo, e anzi principalmente, i congiunti di coloro che ne vengono colpiti e in questo caso Grant, il marito di Fiona, che si sente in colpa per un suo tragico errore passato e che quasi crede, e sicuramente spera, che sua moglie stia fingendo per punirlo della sua colpa.

Fiona (una raffinatissima Julie Christie) e Grant (il toccante Gordon Pinsent) sono sposati da 45 anni e vivono in un cottage sulla neve. Lei è di origini islandesi e adora leggere libri che narrano della sua terra, anzi adora farseli leggere da suo marito. La loro vita procede sui binari della sicurezza e della stabilità, risultato ottenuto dopo aver sostenuto delle dure prove in passato.
Ma qualcosa sopraggiunge a sconvolgere la calma e la serenità: Fiona ha dei vuoti di memoria, mette le padelle nel freezer, non ricorda cosa ci sia nei cassetti della sua cucina, si perde durante le sue passeggiate con gli sci e via dicendo. La donna non tarda a rendersi conto di avere il morbo di alzhimer e decide di ricoverarsi in una casa di cura. Suo marito è restio, non vuole separarsi da lei, non si sono mai separati per 45 anni. La sua riluttanza aumenta quando va a visitare il posto in questione: personale gentilissimo, bellissime sale ed elegantissime stanze, ma qualcosa non gli torna e soprattutto non vuole che sua moglie vada a finire al secondo piano, il punto di non ritorno.
Ma Fiona è del tutto decisa a ricoverarsi, forse per liberare il marito dal suo pesante fardello e così riesce a far capitolare Grant che però apprende sconvolto di non poter andare a trovarla per il primo mese di degenza.

La separazione sarà dolorosa, ma inevitabile. Grant telefona ogni giorno alla capo-infermiera e quando giunge il giorno della sua prima visita verrà posto davanti ad una triste ed amara verità: Fiona sembra non riconoscerlo e soprattutto si è affezionata morbosamente ad un altro “ospite” della casa di cura: Aubrey (Michael Murphy). Grant inizialmente combatterà per far sì che Fiona ricordi di lui e del loro grande amore, ma molto presto si rassegnerà all’ineluttabilità della malattia e continuerà ad andare a trovarla, rimanendo in disparte fino a quando non assisterà ad uno di quei momenti di lucidità mentale che possono capitare ai malati di alzhimer, ma che passano in fretta, troppo in fretta.

Una regia molto contenuta, una colonna sonora gradevole e per nulla invasiva (anzi sapientemente centellinata) e una fotografia che lascia poco spazio ai colori (per sottolineare la cupezza, il grigiore, la mestizia della storia narrata), salvo poi esplodere in alcuni momenti di un’intensità che riesce a turbare l’anima (i primi piani con i profondissimi occhi blu di Fiona o la scena nella quale la donna accarezza il fiore giallo).
Struggente ed emozionante, senza mai sfociare nel pietismo o nel patetismo, grazie alla delicatezza delle immagini e alla sottile ironia di cui sono permeati i dialoghi, Away from her riesce a colpire lo spettatore senza sfinirlo con terribili e insostenibili piagnistei. Il tutto è condotto con una leggiadria e un’eleganza davvero apprezzabili, soprattutto se si tiene conto della giovanissima età della regista Sarah Polley (già attrice di numerosi film di successo) che è riuscita a raccontare con garbo e con finezza una grandissima storia d’amore, il sacrificio di un uomo devoto e forse colpito dal senso di colpa e il decorso di una terribile malattia annullante, degradante e devastante per chi se ne rende tristemente conto e per chi la subisce. La Chistie dà vita ad un personaggio intenso recitando con dolcezza e purezza e riuscendo a comunicare tutto un mondo interno e inespresso di emozioni e sensazioni attraverso i suoi fantastici occhi blu. Non è da meno Pinsent che ha saputo interpretare la parte di un marito combattivo e devoto che si rassegna ad essere sconfitto da un nemico più potente
di lui. Non ci sono moralismi (se si esclude la discutibile scena nella quale Fiona guarda in tv della guerra in Iraq e si domanda come abbia fatto l’America a dimenticarsi del Vietnam o la figura cinica della donna che gestisce la casa di cura, apparentemente incurante dei sentimenti dei suoi pazienti e dei parenti di questi) né tantomeno esagerazioni e straripamenti emotivi, pericolo in cui è molto probabile incorrere quando si ha a che fare con pellicole incentrate su una malattia, che divide, distrugge e deteriora.

VOTO: 8

 



CITAZIONE DEL GIORNNO

Marty: "Hey Doc dove siamo?" Doc: "Ragazzo la domanda esatta è: quando siamo!". (da "Ritorno al Futuro")


LOCANDINA


27 commenti su “Away from her

  1. Evvai Ale!!!!!Contento sia piaciuto!!!!!!!!

    Bellissime parole!

    Verissimo, la fotografia con questo momenti saturi di bianco e colori freddi rende il tutto ancora più sospeso e toccante. Tutte le sequenze nella sala ricreazione con Gordon solo sulla panchina mi hanno ucciso….

  2. W O W!

    Penso proprio che mi piacerà molto, domani vado a vederlo.

    Ieri sono andato a vedere “Lo scafandro e la farfalla”, spero di riprendermi in tempo per questo ^^

  3. bellissima analisi che rende perfettamente l’idea del film. le nostre opinioni convergono. mi hai dato qualche spunto di riflessione sugli accorgimenti tecnici, la colonna sonora, ad esemio: effettivamente è proprio l’uso parco delle musiche che mi dà la risposta all’interrogativo che mi ero posto: perchè away from her mi ricorda una pellicola d’altri tempi? è anche per questo. ripenso ai film anni 70, in cui le musiche erano DAVVERO un contorno della storia (e non un ronzio continuo, come in molte pellicole contemporanee).

    son contento che tu sia riuscita a vederlo, avevo letto della tua attesa smaniosa in commenti a vari post.

    mario

  4. t3nshi attendo la tua analisi allora!

    mario, hai proprio ragione, a volte le colonne sonore sono talmente fastidiose!!!

    Fede, non dire così che mi fai arrossire eh? ^^

  5. Anche io spero di vederlo senza aspettare il dvd. Bella citazione… mi hai fatta tornare indietro di qualche anno: sempre un modo per viaggiare nel tempo!

  6. Eheheh, quel film è proprio un cult, non potevo non inserirlo in una delle mie citazioni ^^

    Non vedo l’ora di leggere la tua su Away from her ^_-

  7. Solo per complimentarmi per la scelta della foto di C’era una volta in America (tra l’altro la scena più bella, a mio parere) e per la citazione di Ritorno al futuro.

    Due film da leggenda! (sebbene in modo diverso)

    Ciao!

    Alberto

  8. Mi alzo alle sette, studio fino alle 10-11 e poi guardo un film. Oppure lo guardo il pomeriggio alle 6-7 quando ho finito di nuovo di studiare, oppure lo guardo la sera ^^

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