Basta che funzioni




REGIA: Woody Allen

CAST: Larry David, Evan Rachel Wood, Patricia Clarkson, Henry Cavill

ANNO: 2009

 

Boris Yellnikoff, genio che ha quasi sfiorato il premio Nobel, esperto in fisica quantistica, vive la sua vita in un pessimismo e un cinismo cronico, sfociato in un tentativo fallito di suicidio e nella separazione con la moglie Jessica, sofisticata e intellettualoide. L’incontro con Melody, una ragazzina del sud incolta e ignorante che gli chiederà ospitalità per un paio di notti, dopo essere scappata di casa per vivere la sua vita a New York, gli cambierà completamente la vita.

 

Dopo quattro pellicole europee, il ritorno di Woody Allen a New York è come una boccata di ossigeno per tutti i suoi più grandi estimatori, pur essendo le pellicole succitate tutte più che valenti come il meraviglioso “Match point” ma non solo. Eppure assistere alla riproposizione delle tematiche più importanti e più tipiche dell’autore, inscritte nel contesto a lui e a noi più caro, è come tornare a casa dopo una lunga vacanza, che seppur piacevole, se eccessivamente prolungata ci fa sentire la mancanza dei nostri spazi, delle nostre abitudini, della nostra quotidianità.

“Basta che funzioni” è proprio questo, un ritorno alla “quotidianità” di un Allen più in forma che mai che, rispolverando una sceneggiatura rimasta nel cassetto per una trentina d’anni (non è difficile ravvisare una sorta di cordone ombelicale con le sue pellicole degli anni ’70), e rivolgendosi direttamente a noi tramite il suo protagonista che ironicamente si volge alla telecamera e al pubblico, ci regala un compendio straordinario di tutte le caratteristiche migliori del suo cinema. Non mancano i riferimenti a temi come la religione e l’ateismo, i rapporti interpersonali e le loro dinamiche, il pessimismo e il cinismo, la funzione del caso e del fato nelle vicende che guidano le nostre scelte e le nostre esistenze.

Il tutto narrato splendidamente attraverso due protagonisti straordinari (lui è Larry David che impersona alla perfezione tutte le caratteristiche che di solito è stato lo stesso Allen a portare sullo schermo e lei è una deliziosa Evan Rachel Wood) e una serie di personaggi di contorno che ben descrivono ed esprimono le considerazioni culturali e sociali che sono da sempre alla base del pensiero alleniano. E’ così che il regista, facendoci divertire con un sorriso amaro e caustico versato sulle vicende narrate, prende sonoramente alla berlina il bigottismo, l’inadeguatezza, la cieca e malriposta fede in Dio (descritto in maniera quasi esilarante come un arredatore omosessuale) e l’ignoranza di chi non va al di là del proprio naso come tutti i “vermetti” che compongono la società nella quale Boris è costretto a vivere con insofferenza e misantropia. Ma non si risparmia nemmeno il sarcasmo sullo svelamento di tutti i difetti dello stesso protagonista affetto da una serie di manie, fobie, ossessioni e fissazioni (come quella di cantare due volte Happy birthday to you mentre si lava le mani per far andare via tutti i microbi e molte altre che vanno dall’assurdo al divertente).

Non risparmia nessuno dunque, il nostro Allen tutto teso alla riproposizione di una sorta di pessimismo cosmico che contrassegna l’intero creato, nell’impossibilità di trovare la vera felicità in un mondo privo di elementi o persone per le quali vale la pena vivere (ecco spiegati i tentativi di suicidio del protagonista falliti in maniera ridicola), salvo poi contaminare la sua pellicola con una sorta di romanticismo (tipico del suo cinema) che scaturisce dall’incontro fatale e casuale con persone che possono cambiare completamente lo stato precedentemente descritto, così come succede a Boris con Melody, ma anche ai genitori di lei che si scoprono completamente diversi a quello che hanno sempre creduto di essere (lei da donna casa e chiesa si trasforma in artista convivente con due uomini, lui da finalmente vita alla sua recondita natura omosessuale) e ad un ragazzo che si innamora perdutamente dell’ingenua contadinotta (quell’Henry Cavill direttamente uscito dal serial televisivo “The Tudors”).

Contaminando sofisticatamente e piacevolmente la sua pellicola con note jazz e classiche così come ci ha sempre abituato, Allen non ci risparmia i clichè (il vecchio e la giovane che si incontrano e si innamorano non è il massimo dell’originalità), anche se non fa altro che ribaltarli all’interno della narrazione giustificandone addirittura la presenza tramite il suo stesso protagonista che non fa altro che scongiurarli per poi rendersi conto della loro inevitabile utilità. Del resto “a volte un clichè è l’unico modo che abbiamo per esprimere un concetto”.

 

VOTO:

 

33 commenti su “Basta che funzioni

  1. mah, la prima ora eccezionale, poi la mezz’ora finale troppo “ecumenico” e ottimista e e buoni sentimenti, comunque un bel film.

  2. un filmone, penso andrò a rivederlo in versione originale, è davvero bellissimo.

    PS: caro woody, rivendico la paternità della teoria sull’inutilità del capodanno…

  3. Lo voglio assolutamente vedere e se riesco andrò prima della mie vacanze. Me ne hanno parlato tutti bene e la tua recensione non fa che confermare tutto quanto di bello sentito. Ti dirò!
    Ciao, Ale

  4. Personalmente l’ho adorato… Certo, niente di nuovo nel panorama alleniano…ma così cattivo, nichilista, divertente e dissacrante non lo era da un pezzo. Forse un ritorno all’Allen classico…ne avevo proprio bisogno!! ^^

  5. “A capodanno si festeggia un altro passo verso la morte”, come dargli torto. Bel film, mi ha ricordato come struttura e come comicità Anything else anche se credo che questo sia molto più divertente. Certo sarebbe straordinario se W.A. tornasse almeno per una volta ad una comicità sullo stile di Amore e Guerra, Il dittatore dello stato libero di Bananas o anche Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso…, tutti film che risultano ancora (nonostante la data) senza rivali in fatto di comicità intelligente ed efficace. cmq pienamente soddisfatto anche di questo e della bella e brava Evan Rachel Wood, un’attrice che farà molta strada e lo si capiva sin da Thirteen. Ciao, un saluto

    Marco

  6. sì sì, è vero, è proprio come tornare a casa. sono molto d’accordo sulla recensione, ma non sulla protagonista, che io ho trovato un po’ insulsa.

    alberto

  7. fmmasala, io penso che più che ottimismo quello che prende il sopravvento nella seconda parte è una sorta di romanticismo misto ad ottimismo nel seno che c’è una sorta di idea che per ognuno prima o poi arriva qualcuno…casualmente o meno.

    Alè, un’idea che abbiamo in comune in parecchi!!

    Ale, leggerò poi da te.

    Giacomo, si un ritorno graditissimo per me, pur avendo apprezzato il suo cinema europeo.

    Verdoux, ho letto che si è reputato troppo vecchio per la parte, però in effetti guardando l’attore protagonista più volte viene la sensazione di guardare lui.

    Marco, per me lei è una brava attrice che sta dando prova di ottime intepretazioni in parecchi film. Vedremo come proseguirà la sua carriera.

    Alberto, secondo me lei è molto brava invece. L’insulsaggine che forse hai visto nella sua recitazione era dovuta al tipo di personaggio “slavato” che è stata chiamata ad interpretare. Comunque per esempio io l’ho vista nel telefilm True Blood (nel ruolo della regina dei vampiri, totalmente opposto a questo) e secondo me è davvero molto brava.

  8. Perfettamente d’accordo con la recensione, un film intelligente ed emotivamente commovente (e vai con la rima! :-D), ne abbiamo scritto praticamente in contemporanea!

    Davide DG

  9. Mi spiace essere forse l’unico commento non entusiasta fra i tanti. Non so se pensare che Woody Allen non lo capisco oppure che l’ultima parte della sua filmografia (post-Match Point) la trovo abbastanza inutile e irrisolta. Sembra che quello che si è sempre detto dei suoi precedenti film, cioè che Allen fa sempre lo stesso film, sia la pura verità. E sono dispiaciuto nel dirlo, anche perchè di questo regista ho apprezzato tantissimo altri film, come il citato “Match Point”, “La rosa purpurea del cairo” e “Criminali da strapazzo”. Non è un film da buttare questo “Basta che funziona”, ma non è nemmeno una pellicola brillante. Escluso il bravissimo protagonista, il film sembra girare a vuoto. Se vogliamo, come hai scritto nella recensione, possiamo apprezzare anche l’inequivocabile tocco Alleniano nel spargere musica ed atmosfere Jazz per il film. Oltre questo però, il film merita non più di una sufficienza.

  10. Sì. Rivivere il vecchio Allen è sempre molto piacevole. Certe gag, davvero eccezionali, mi e ci mancazano un po’.

    Due, però, sono le mie annotazioni. Una è che non considero per niente piacevole la breve parentesi europea, in cui Allen mi ha spesso deluso, collezionado successi che spesso non meritava. Due, il voto , secondo me è troppo alto. Non dimentichiamoci che questo film è tutto forchè originale. E’ qualcosa di già visto, già sentito. E’ più un autotributo al narcisista Allen, quasi un film testamento, poichè mai come quando si è vicini alla morte, si è così spudoratamente autoassolutori. E’ un piacevole riavvicinamento al vero Allen, ma la scarsa originalità non è un particolare che si può sottovalutare.

  11. La parentesi europea di Allen è costituita da due grandissimi film che sono Match point e Cassandra’s dream e da due discrete pellicole come Scoop e Vicky Cristina Barcelona, almeno secondo i miei gusti.

    Per quanto riguarda l’originalità, io non credo che questa sia sempre l’elemento fondamentale di una pellicola, soprattutto la mancanza della stessa è sopperita con tutta una serie di elementi che non ne fanno sentire la mancanza, come in questo caso. E poi, sostanzialmente, a me non è sembrato poi così poco originale (a questo punto tutto il cinema di Tarantino non è originale) nell’unire in una sorta di “testamento” come dici tu, tutte le tematiche e le considerazioni care al regista.

  12. Non è fondamentale. E’ un elemento da non sottovalutare, soprattutto per uno come Allen che spesso ha ceduto a logiche di mercato. Non dimentichiamoci che il regista ha realizzato quasi un film all’ anno dal ‘ 66 col suo primo “Che fai rubi” a oggi.

    In ogni caso , scusa ma non posso sottoscrivere ciò che dici su “Cassandra’s dream” e “Match point” che sono due discreti film, niente di più.

    Non so. Forse perchè amo Allen e lo considero un vero e proprio genio moderno, nel senso letterale del termine.. Ho visto tutta la sua filmografia e quando sento il suo nome , all’ uscita di una nuova pellicola, mi aspetto sempre qualcosa di eccezionale. Ho errato varie volte, purtroppo.

  13. Io ho visto “solo” 30 dei suoi 40 film e sicuramente molte volte non ha eccelso come il suo solito. Però secondo me, ma non solo, Match point e Cassandra’s dream sono due grandissimi film, soprattutto il primo. Certo poi sta alla soggettività di ognuno di noi…

  14. Io personalmente l’ho non adorato ma quasi. Un ritorno ai fasti, con una commedia finalmente intelligente, interessante e soprattutto divertente, come non mi capitava di vedere da un bel po’ nella sua filmografia…

    Larry David è sempre fantastico, più o meno come Allen recita sempre nella stessa parte [in curb your enthusiasm ha un personaggio totalmente cinico e molto spesso fastidioso ma in modo divertente, tanto da affezionarcisi, come qua] ed è scelto molto bene visto che riesce a sostituirlo perfettamente [non oso immaginare per noi italiani che dramma sarà se mai il caro Woody reciterà di nuovo in uno dei suoi film dopo la morte di Lionello.

    Per quanto riguarda il resto è normale in una filmografia così ampia non eccellere in tutto, è anche un fatto di statistica, solo i migliori ce la fanno quasi sempre e non comunque sempre. Di certo la discesa c’è stata negli ultimi 10 anni o forse meno, direi da Harry a Pezzi in poi, visto che di grandi film dopo questo posso ricordare solo Matchpoint [non essendo un grande amante di Cassandra’s Dream]. Finalmente però ho trovato una commedia fantastica, che per me non ha nulla da invidiare a molte del passato…

  15. Pillole, ho visto di peggio…

    Glore, contentissima ti sia piaciuto. E anche secondo me è comparabile a molte commedie riuscitissime del suo passato.

  16. Non so, a questo giro il “rispolvero” non l’ho visto, anzi ho avuto la sensazione che sia rimasta sullo script molta della “polvere” dell’epoca. Non dico che sia un brutto film (Woody è incapace di farne) ma da lui mi aspetto ben altro e il guazzabuglio della seconda parte, con personaggi che emigrano dalla scena e poi tornano… m’han convinto poco, come il tanto “osannato” scavalcamento della quarta parete.

  17. Io sinceramente questo guazzabuglio di personaggi non l’ho notato. Mi è sembrato tutto molto ben calibrato con ciascun personaggio che aveva una funzione narrativa, ma non solo, ben precisa.

  18. devo dire che sei veramente bravo a scrivere le recensioni; mi sono andato a leggere diverse cose che hai scritto e devo dire che mi sono state d'aiuto. 

    Saluti 

    F.M.

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