Bliss: il trip delirante di un’artista in crisi di ispirazione

Dezzy fa la pittrice e deve consegnare un quadro ad un committente molto esigente. Il problema è che sta vivendo una crisi di ispirazione ed è bloccata col lavoro da un po’. Per cercare di allontanarsi dallo stress, visto che ha anche il proprietario di casa alle calcagna per il pagamento dell’affitto, decide di ricontattare un vecchio amico spacciatore, per comprare della droga. Quest’ultimo gli fa provare un tipo di cocaina molto particolare e potente, cosa che porta la ragazza ad avere una nottata molto proficua dal punto di vista artistico, facendo progressi con il quadro. Il giorno dopo, quindi, decide di ripetere l’esperienza, passando una serata tra droga, alcol e sesso sfrenato con una sua amica e il suo fidanzato. Al risveglio, però, niente più sarà come prima.

Un’esperienza visiva e sensoriale, Bliss (il titolo fa riferimento al trip lisergico e obnubilante che si ritrova a vivere la protagonista), è un horror impressionante e allucinante, che vive di momenti surreali e grotteschi, inframmezzati ad altri visionari e folli. Il tutto condito da un sapore altamente splatter e gore con il corpo di Dezzy che letteralmente viene sempre più inondato di sangue, facendosi protagonista non solo di ipnotici momenti di ispirazione artistica, ma anche di atti di violenza inaudita. Apprezzabilissima, in tal senso, l’interpretazione di Dora Madison che si presta corpo e anima per impersonale il totale delirio che assale il personaggio che interpreta.

Il tutto viene raccontato facendo ricorso ad una massiccia distorsione di luci e di suoni, con un utilizzo della colonna sonora decisamente adatto alla descrizione dello stato di confusione e follia vissuto dalla ragazza. Colonna sonora che, insieme al gusto vintage da cui il film è contrassegnato grazie anche all’utilizzo di una pellicola molto “seventies”, dona all’opera un irresistibile carattere punk e hard-rock.

Quanto avviene nel film dopo che la protagonista assume la fatidica sostanza, ovviamente, non ha molta importanza a livello narrativo, quanto estetico con la riproposizione visiva del “trip” che parte proprio da quel momento: da qui la presenza di voci ed eco che rimbombano nella testa di Dezzy, di ricordi confusi e visioni quasi demoniache, di momenti di estasi frammisti ad altri di puro terrore.

La “sottotrama” vampiresca, inoltre, con l’infezione trasmessagli dalla coppia con cui si è intrattenuta in un vero e proprio rito orgiastico, non risulta solo un espediente orrorifico atto a mostrare smembramenti, uccisioni violente e fiotti di sangue che straripano sullo schermo, ma sta anche a rappresentare una riflessione sul rapporto tra l’arte e il sacrificio (proprio e altrui come in questo caso), sul prezzo da pagare per il “successo” e sull’ossessione dell’artista verso la propria opera, tanto da arrivare ad immedesimarsi pericolosamente con la stessa perdendo il contatto con la realtà. Realtà che per Dezzy risulta essere ormai composta da sangue, caos, morte e delirio, tutti elementi che andranno a comporre in maniera shockante la sua tela.

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