Bloody Hell: un antieroe coi controfiocchi alle prese con un mostro famelico e un se stesso un po’ sui generis

Rex sta facendo la fila in banca, ma fa di tutto per andare allo sportello dove lavora la ragazza per cui ha una cotta. Quando arriva il suo turno, però, ha inizio un’efferata rapina. A Rex non resterà altro che prendere in mano la situazione per cercare di salvare più persone possibili, ma nel farlo purtroppo una donna innocente perderà la vita. Questo lo porterà a subire un processo e a finire in carcere per otto anni, al termine dei quali, una volta uscito di prigione, deciderà di allontanarsi dall’inaspettata fama che lo travolge, facendo un viaggio in Finalandia, dove ad attenderlo ci sarà una sorpresa terrificante…

Una commedia horror che spinge il pedale sull’assurdo e sul kitsch, come non se ne vedevano da molto tempo. Un film che palesemente si pone sotto l’ala protettrice del Sam Raimi che ci ha regalato un antieroe indimenticabile e inimitabile come Ash. Un tentativo di inserirsi nel discorso cinematografico che fa della commistione di due generi apparentemente agli antipodi il suo tratto distintivo.

Tutto questo è Bloddy Hell, irresistibile sarabanda di momenti che vanno dal trash al cult senza soluzione di continuità, con un protagonista irresistibilmente affascinante che vive una sorta di sdoppiamento della personalità, che lo porta a conversare con un suo alter ego un po’ folle che gli fa da grillo parlante, una volta salvandolo dai guai, una volta mettendocelo, dandogli comunque il coraggio di essere quell'”eroe” che deve prima sventare una rapina in banca e poi riuscire a liberarsi da una famiglia alquanto inusuale che, una volta arrivato in Finlandia, lo rapisce per degli scopi abbastanza raccapriccianti.

Un po’ Cavaliere Oscuro, un po’ Joker, un po’ John Wick, un po’ Captain America, così viene apostrofato da vari personaggi che si imbattono in lui, il nostro Rex, si ritrova alle prese con una Manson Family ancora più fuori di testa dell’originale e si rifà un po’ alla Misery di Stephen King per trovare una via di fuga. E nel mezzo, con una gamba in meno e il fidato alter ego a dargli forza, ha anche il tempo di fare la conoscenza con una delle componenti della famiglia di rapitori, che sin da bambina (come viene mostrato nell’incipit in cui fugge inutilmente per poi essere ricatturata), cerca in tutti i modi di affrancarsi dall’orrore che la circonda.

Ma nonostante quello che le dicono una volta ricatturatala (“she can’t escape family“), grazie al coraggio un po’ rocambolesco del nostro Rex, la giovane riuscirà ad affrancarsi dai genitori e dai fratelli, soprattutto da quello che in particolare ha dato vita alla follia omicida della sua famiglia: un mostro affamato di carne umana, per il quale tutti loro sono disposti a qualsiasi cosa.

Tutti tranne la giovane Alia che seguirà il nostro Rex nella sua fuga verso la libertà, dovendo imparare i principi basici del vivere comune, tra i quali prima di tutto che i vegani forse sono dei mostri più terribili del sul fratello cannibale, così come le insegna il suo salvatore in una delle battute più esilaranti del film.

Con un finale irresistibilmente ammiccante, Bloody Hell ci trascina nella sua follia, pur non facendo nulla di nuovo o di particolarmente memorabile, ma regalandoci momenti decisamente degni di nota sia dal punto di vista dell’horror sia da quello della commedia.

 

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