Bronson

REGIA: Nicolas Winding Refn
CAST: Tom Hardy, Matt King, James Lance, Amanda Burton
ANNO: 2011
 
Il giovane Michael Peterson viene arrestato per una rapina agli uffici postali. Condannato a sette anni, ne sconterà molti di più a causa del suo desiderio di diventare famoso a tutti i costi. Per raggiungere questo risultato, infatti, l’uomo, che si fa chiamare Charles Bronson, si esibisce in atti di violenza estrema nei confronti dei secondini e dei suoi compagni, prolungando la sua permanenza in carcere e soprattutto vivendo per anni e anni in isolamento.
 
Ispirato ad un personaggio realmente esistente, il criminale più pericoloso d’Inghilterra, questo “Bronson” non cede ai cliché e alla staticità dei biopic e anzi si distingue per la sua dinamicità e originalità registica e narrativa e si fa apprezzare per i rimandi rispettosi e doverosi al capolavoro di Kubrick, “Arancia meccanica”, di cui sono riprese le riflessioni inevitabili sul tema della violenza, l’utilizzo degli spazi e la caratterizzazione del protagonista soprattutto in riferimento al particolare rapporto con i genitori. Valore aggiunto della pellicola, vera e propria punta di diamante della stessa, è l’impressionante e straordinaria interpretazione del protagonista Tom Hardy, che si è dato anima e corpo a questo ruolo, restituendoci una gamma di espressioni corporee e facciali di non poco conto e colpendo particolarmente lo spettatore grazie alla sua capacità interpretativa in grado di restituire tutta la follia e l’alienazione di questo particolarissimo personaggio. Inframmezzata da una perfetta colonna sonora, anch’essa idealmente ispirata ad “Arancia meccanica” con l’utilizzo della musica classica ad accompagnamento dei momenti di più efferata violenza, la pellicola è caratterizzata da un perfetto mix di primi piani dell’uomo violento e fuori di testa, di carrellate orizzontali e piani sequenza che mostrano la desolazione dei posti da lui abitati nel corso degli anni, di giri vertiginosi che accompagnano le passeggiate furenti e inarrestabili dell’uomo all’interno delle celle in cui sconta le sue pene di detenzione e di particolari inquadrature che ne riprendono la profondità “osservandole” da inusuali angolazioni.
Soffre, questo bisogna dirlo, di una battuta d’arresto nella parte centrale, ma tutto sommato “Bronson” risulta un’ottima pellicola di intrattenimento e anche di profonda riflessione su una società in cui la rincorsa al successo supera ogni altro valore, e mai come nel periodo in cui viviamo questo genere di considerazioni potrebbe risultare più pregnante e interessante. Raccontato dallo stesso protagonista che si rivolge ad un pubblico ideale, indossando maschere e trucchi di scena e riuscendo, nella sua testa, ad esibirsi in modo da ottenere fama e successo, “Bronson” lascia a bocca aperta per l’assurdità della storia narrata, soprattutto considerando che è ispirata ad eventi reali, e intrattiene con un impianto stilistico e formale molto accattivante ed originale che, unito, alla narrazione per niente lineare o scontata, ci restituisce tutto il senso di quest’incredibile “avventura”, evitando accuratamente qualsiasi tipo di banalità o di elementi di spiccata retorica.
Di poche parole, tranne quando si trova sul palco da lui ideato nella sua testa, questo criminale incallito, impressiona e lascia di stucco, ma in qualche modo, paradossalmente, riesce a farci sorridere considerando la motivazione alla base della sua violenza, sicuramente da ricercare più in profondità. Di prigione in prigione, passando anche per un ospedale psichiatrico, Bronson riuscirà in qualche modo a raggiungere la fama desiderata, rendendo decisamente tangibile e concreta la famosa massima wildiana: “Bene o male, purché se ne parli”.


 
Pubblicato su www.livecity.it e www.supergacinema.it

10 commenti su “Bronson

  1. Nicolas Winding Refn è un grande regista! Detto questo "Bronson" è un film che si affida un po' troppo al gigionismo del protagonista (concordo con il fatto che proceda un po' a fatica) e in effetti spiace che fra capolavori come "Pusher 3" o "Valhalla Rising" abbiano scelto di distribuire in sala proprio questo (forse speravano nella popolarità di ritorno di Tom Hardy che sarà il cattivo del prossimo Batman nolaniano?).

    In ogni caso un film da vedere. Ora aspetto "Drive", che arriverà a settembre 🙂

    Davide DG

  2. Non so, io credo che in questo caso Refn abbia esagerato. Troppo artificiale, autoreferenziale e autocompiaciuto. Di Refn ho decisamente preferito la saga di Pusher e il bellissimo Bleeder. Invece "Valhalla" ancora mi manca.

  3. Davide, credo che Tom Hardy abbia avuto popolarità anche per la sua partecipazione ad Inception. Gli altri film di Nicolas Winding Refn non li ho ancora visti, però questo a me è piaciuto parecchio.

    Alessio, questa volta non siamo d'accordo. Secondo me invece è stato originale e accattivante.

  4. Cavoli, sono sconvolto: non me lo ricordavo proprio in "Inception", sono andato a vedere le foto su IMDB e… ci credo che non me lo ricordavo, è diversissimo da come appare in Bronson!!! Pazzesco, una mutazione genetica!! :-))))

    Davide DG

  5. Ma sul versante "mazzate" come sta messo? Vorrei un film con un sacco di scazzottate e possibilmente allenamenti dietro le sbarre (trazioni, piegamenti sulle bracia, alla Van Damme insomma)… me lo consigli o potrei rimanerne deluso?

  6. death, non è quel genere di film "tamarro" che tanto ami e che spesso amo anche io. Però secondo me potrebbe comunque piacerti.

    iosif, siamo in due.

  7. A me è piaciuto, soffre di alcune battute d'arresto come hai detto e in alcuni punti è un po' troppo "costruito", però lo ritengo migliore della trilogia di Pusher [gli ultimi 2 secondo me sono nettamente inferiore al primo e non ne ho visto il bisogno]….

    Glore

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