Cado dalle nubi




REGIA: Gennaro Nunziante

CAST: Checco Zalone, Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona, Ivano Maresciotti, Rocco Papaleo

ANNO: 2009

 

Checco, un aspirante cantante del sud, parte per Milano in cerca di fortuna dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata storica. Al nord, ospitato dal cugino omosessuale convivente col fidanzato da 10 anni, si innamorerà di Marika, una laureanda in psicologia e riuscirà persino a vedere avverato il suo sogno.

 

Ci si può accostare al giudizio critico di questa pellicola (anche se forse è esagerato parlare di giudizio critico per un film che tra l’altro si basa proprio sul suo essere immeritevole dello stesso) in due differenti maniere. Prenderla come un semplice film comico che non fa ridere o se ci riesce lo fa in maniera grossolana e banale, oppure prenderla come un film estremamente parodistico che con tono canzonatorio (l’aggettivo non è casuale dato che spesso Zalone si esprime per ritornelli e canzoncine) prende sonoramente in giro e ridicolizza molti dei vizi e delle apparenti virtù del nostro panorama sociale, musicale e anche cinematografico. Con le dovute misure, se prendiamo in considerazione questa seconda strada, allora possiamo asserire di aver visto un film sufficientemente godibile e ficcante nei confronti dei soggetti e dei concetti presi di mira. Molte delle battute che costituiscono la sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista e da Zalone stesso, ovviamente non sono all’altezza della situazione. In alcuni momenti però si ride davvero di gusto, pensando al tempo stesso che si sta ridendo non solo della battuta in sé per sé ma anche del fatto che questa sottolinea molti dei nostri cattivi costumi difficili da sradicare (la canzone che Checco canta nel locale “per omosessuali” ne è una dimostrazione o anche la battuta esilarante sulla statuetta di Alberto Giussano scambiata per un Power Ranger). Sono piccole sottilezze che pur non facendo di “Cado dalle nubi” un film memorabile, lo discostano ampiamente da tutti gli esponenti di genere comico-leggero presenti nel nostro panorama. In questo caso perlomeno abbiamo attori di mestiere (valenti e meno valenti), laddove di solito ci propinano soubrette televisive o volti noti del momento, oltre alla decenza di proporre un film non costruito su una stanca e inutile riproposizione di tutti i più famosi e riusciti sketch televisivi del comico, come spesso accade quando c’è il passaggio dalla tv al grande schermo.

Così come da anni fanno Elio e le storie tese, in maniera sicuramente più alta e apprezzabile, con i loro fantastici ed irresistibili pezzi che costituiscono un immancabile occasione per riflettere bonariamente e in maniera divertente sul nostro paese; e così come, in maniera indubbiamente più riuscita, irriverente ed esilarante, fa Ben Stiller coi suoi film da regista in cui prende di mira un “micromondo” determinato per smontarlo con le armi e i difetti dello stesso; Checco Zalone e Gennaro Nunziante nel loro piccolo, se vogliamo molto piccolo, tentano una strada diversa andando a ricoprire un vuoto cinematografico di genere, che è quello della parodia, e deridendo molti aspetti già sostanzialmente risibili per conto loro come la dilagante omofobia che attraversa la nostra società nonostante ci troviamo “negli anni 3000”, il razzismo, l’ignoranza inconsapevole ma innocua, di contro a quella nascosta da una patina di cultura ma ben più pericolosa, e soprattutto l’imperante moda musicale in base alla quale il successo in Italia è dei mediocri. Non è un caso allora che il film, di per sé volutamente e sfacciatamente mediocre, si concentra sul desiderio di questo cantante mediocre, che fa musica mediocre (addirittura all’inizio fa riferimento a “La cura” di Battiato, tacciandola come una canzone di poco conto, proprio a dimostrare che la musica “alta” non viene compresa dalla maggioranza), di sfondare nel panorama musicale, e il fatto che alla fine ci riesca clamorosamente proprio grazie alla sua straordinaria e disarmante mediocrità non fa che rafforzare il concetto. Non sempre però la parodia e il sarcasmo vanno a buon fine visto che la pellicola funziona meno nella riproposizione fin troppo stereotipata e scontata delle differenze tra Nord e Sud con una serie di gag certamente evitabili, visto il maggior interesse che le altre tematiche avevano a confronto.

Dotandoci di un’ampia mole di buona fede nei confronti degli intenti del film, è possibile anche non storcere completamente il naso di fronte a scelte registiche che, seguendo la linea interpretativa fin qui adottata, non fanno altro che parodiare certo cinema mediocre (il concetto di mediocre ricorre continuamente ed è tramite l’utilizzo della mediocrità esposta e dichiarata che si critica la stessa) che si poggia sui clichè estetici, formali e narrativi delle solite scialbe commedie sentimentali, dei faciloni e irritanti film comici, degli scontati e smielati film sul talento e sulla realizzazione dei sogni (ecco allora giustificati i terribili campi/controcampi, i ralenti, i tic e le macchiette e via di seguito).

Purtroppo però questa visione della pellicola non è così immediata o condivisibile in maniera unanime, solo con un grande sforzo alla buona fede, come suddetto, si può giungere al soddisfacimento, seppur minimo, dello spettatore più esigente. Alla fine si tratta di una vera e propria scelta di campo: spetta a noi decidere.

 

VOTO:

 


17 commenti su “Cado dalle nubi

  1. il confine fra la parodia e diventare del tutto organici a quel che si vuole prendere per il culo, è un filo su cui non è facile stare in equilibrio. non so se zalone possa essere capace di tanto. non ho visto il film, ma non escludo di farlo.

  2. iosif, è proprio lì il dilemma. Però almeno questo film ci prova…laddove di solito invece abbiamo veramente delle cose molti tristi, paradossalmente…

  3. A leggere diversi articoli sul film in giro ho capito che è giudicato una spanna sopra le "inevitabili" fatiche di comici venuti fuori da Zelig o da roba del genere.

  4. secondo me certi comici dovrebbero limitarsi a fare spettacoli tipo Zelig, quello è l’ ambiente in cui possono e riescono a dare il massimo. Zalone è uno di questi; un film così non riuscirei a reggerlo per più di 5 minuti..

    *Asgaroth

  5. ciao alessandra,
    mi chiamo manlio castagna (vicedirettore artistico del Giffoni Film festival). Trovo il tuo blog molto interessante e ben curato e infatti lo seguo con una certa regolarità. da pochi giorni ne ho aperto anche uno io. mi chiedevo se tu fossi interessata ad uno scambio di link per allargare la rete dei nostri contatti e lettori.

    il mio blog è http://www.cinesoccorso.com

    la mia mail m.castagna@giffoniff.it

    se sei interessata fammelo sapere, altrimenti scusa per l’invadenza e complimenti ancora per l’accuratezza e la bellezza del tuo blog.

    ciao e buon lavoro

  6. La mia impressione è che ti sia sforzata davvero tanto per cercare di salvare il salvabile.
    Essere poco meglio di una schifezza quasi sempre equivale comunque a una schifezza.

  7. Gegio, si infatti, almeno secondo me.

    Asgaroth, pensavo lo stesso anche io, eppure, nonostante il film sia comunque mediocre, è pur sempre guardabile e per certi versi anche divertente.

    Ciao Manilo, ti ringrazio vivamente per la tua visita e il tuo commento, altrochè. Provvederò al più presto all’inserimento del tuo blog tra i miei link.

    Martin, in effetti la cosa che mi ha sorpreso è che non ho dovuto sforzarmi più di tanto invece. Cioè la cosa che mi ha sorpresa, seppur minimamente, in maniera positiva è proprio il fatto che tutto sommato mentre lo guardavo non avevo voglia di vomitare per esempio, ahah. Può non essere niente, e in effetti molto probabilmente lo è, però perlomeno ho apprezzato lo sforzo di "sopraelevarsi" un attimo dal resto della "melma"…

  8. A me non è dispiaciuto, già il fatto che ci fosse una storia, al contrario dell’usuale approdo al cinema di comici televisivi, mi ha piacevolmente sorpreso.

  9. Si, è un punto a favore del film, del resto l’ho anche scritto nella recensione. Certo sicuramente non me lo ricorderò di qui a qualche mese con un film che mi ha dato piena soddisfazione, però è risultato comunque una sorpresa perchè sono andata aspettandomi letteralmente 0, se non di meno, e ho ricevuto 5. Non è mica poco.

  10. insomma elogio del meno peggio?Uscito anche in edicola-l'avevo nel mio negozio- non l'ha preso nessuno,però tutti dicevano:ah,il film di checco zelone che ridere!"Peccato che l'ho rispedito come resa grande!^_^

  11. Bè, se consideri il livello della commedia italiana, bisogna anche dare atto a questo film che per certi versi se ne discosta ampiamente, pur essendo comunque un filmetto senza nessuna pretesa.

  12. a livello di commedia italiana ci sono anche opere di un certo spessore-ti piace questo modo di esprimersi tipico del pubblico democretino?- come Non pensarci con Mastrandrea-il film dove lui è un musicista che torna a casa dopo anni-
    Vabbè,detesto Zelone e i comici di Zelig!^_^

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