Carlito's way

REGIA: Brian de Palma

CAST: Sean Penn, Al Pacino, Viggo Mortensen, Penelope Ann Miller
ANNO: 1993

TRAMA:

Harlem, 1975. Carlitos Brigante, malavitoso portoricano esce di prigione dopo tanti anni deciso a cambiare vita una volta per tutte. Sistemati i suoi ultimi affari, desidera andare via con la sua donna Gail, ma una serie di circostanze avverse tra cui l’amicizia del suo avvocato David Kleinfeld che lo tiene legato a sé in quanto gli ha risparmiato 30 anni di carcere, gli impediranno di vedere realizzati i suoi desideri…



ANALISI PERSONALE

Questo è uno di quei film che da bambina e poi da ragazzina guardavo quasi ogni giorno insieme a quei grandi capolavori che sono C’era una volta in America, Nuovo Cinema Paradiso o Scarface. Ci ero talmente affezionata che conoscevo quasi tutte le battute a memoria, ma non mi stancavo mai di rivederlo. All’epoca lo idealizzai come mio film preferito in assoluto, dato che ancora non conoscevo in maniera approfondita questo magico mondo che è il cinema. Con gli occhi da adulta e col senno del poi, non posso certamente asserire che questo sia ancora il mio film preferito, ma posso di sicuro ammettere che è uno dei film a cui sono più affezionata e che ha moltissimi aspetti che fanno dal godibile al meraviglioso. Primo aspetto meraviglioso ad esempio è la fantastica regia di quell’artigiano delle immagini che è Brian de Palma che riesce con ogni sua pellicola a donare agli spettatori degli esempi di abile maestria con delle scene, dei piani sequenza, delle inquadrature davvero memorabili. Altro aspetto meraviglioso, forse il primo su tutti: Al Pacino, che riesce a sorprendere con l’altissimo livello recitativo e l’estremo grado di espressività e comunicatività che riesce a donare ad ogni suo singolo personaggio. In questo caso ci troviamo di fronte ad un uomo estremamente combattuto tra la sua vera natura di delinquente e il desiderio, dettato principalmente dall’amore verso la sua Gail, di cambiare, di diventare un uomo onesto, di uscire da quella “merda”. Le intenzioni ci sono tutte, ma stavolta il destino, il caso e anche lo zampino di qualche personaggio poco raccomandabile, gli impediscono di diventare l’uomo che Gail vorrebbe accanto, un uomo affidabile che si guadagna da vivere senza infrangere la legge e che non rischia ogni giorno di finire in prigione o, peggio ancora, di morire assassinato a causa di qualche resa dei conti.

Il tutto ci viene narrato dalla voce fuori campo dello stesso Carlito, che sin dall’inizio ci fa capire che non assisteremo ad un happy ending. Cinque anni prima era andato in prigione, salutando per sempre la sua fidanzata Gail credendo di dover scontare un ergastolo, ma grazie all’amico e avvocato David, riesce a cavarsela scontando appunto solo cinque anni. All’uscita di prigione, Carlito è un uomo diverso, segnato forse dall’esperienza carceraria. Ritorna nel suo vecchio quartiere, dove nulla sembra essere cambiato: ci sono sempre i suoi vecchi compari e malavitosi del suo giro. Ma Carlito va avanti per la sua strada, senza negare l’amicizia a nessuno dei suoi vecchi compagni, preferisce tenersi alla larga dai loro loschi affari e prende in gestione un locale notturno, col progetto di mettere da parte abbastanza soldi per poi andare ai Caraibi e aprire un autonoleggio per vivere nell’onestà insieme alla sua amata Gail.

Ma come suddetto, ci penserà il destino e l’ineluttabilità del fato a mettergli i bastoni tra le ruote, perché il suo amico David (un fantasmagorico Sean Penn quasi irriconoscibile) si metterà nei guai con un boss della mafia. Carlito è mosso da un sentimento non solo di amicizia, ma soprattutto di riconoscenza verso David che l’ha salvato dalla prigione a vita, e quindi si prodiga (pur senza volerlo) per aiutare e tirare fuori dai guai il suo avvocato cocainomane e corrotto. Per risolvere i suoi problemi non tarderà a ricorrere alle armi, cosa che aveva deciso di non fare mai più nella vita, e quindi a mettersi contro persone “pericolose”, mettendo a rischio i suoi progetti futuri ma soprattutto la propria vita.

Carlito tenterà in tutti i modi di non invischiarsi e di non farsi “seccare” da quei mafiosi contro cui si è messo, ma molto spesso il pericolo viene da chi meno ci si aspetta, magari da quelli che si considerano i propri confidenti, e infatti il nostro “eroe”, in procinto di scappare con la sua Gail sul  treno che li porterà verso un nuovo futuro, viene tradito proprio da Pachanga (il prezzemolino di turno Luiz Guzman che troviamo in quasi la metà di tutte le pellicole Hollywoodiane, ma che ci sta sempre bene), suo collaboratore al locale nonché amico fraterno. E in una delle sequenze finali più belle che io ricordi (che richiama moltissimo anche quella de Gli intoccabili dello stesso de Palma), per il nostro Carlito, dopo la consapevolezza di essere stato tradito per un “pugno di dollari” dal piccolo Pachanga, arriverà anche la certezza di non poter vedere esauditi i suoi sogni e quelli di Gail.

Questa pellicola è stata tratta dal romanzo di Edwin Torres After Hours, ma il titolo è ispirato al primo romanzo dello scrittore, per non confondere questo film con il Fuori orario di Scorsese.
Quello che più colpisce, a parte la storia in sé per sé che a tratti può risultare addirittura banale, scontata o comunque già vista e rivista, è proprio lo stile con cui viene narrata. E non parlo solo dello stile registico. Infatti, al di là di questo e del livello recitativo “mostruoso” (tra Sean Penn e Al Pacino è un’ardua lotta tra titani), siamo messi di fronte ad una strabiliante sceneggiatura molto intensa e introspettiva che delinea perfettamente la profondità del personaggio di Carlito a tratti carismatico a tratti quasi insicuro, soprattutto in relazione a Gail. Per non parlare poi dell’ambientazione apprezzabilissima che mostra un “mondo”, anzi un “micromondo” come quello della malavita portoricana e non in maniera egregia.

Carlitos’ way è uno di quei film che rimangono di certo impressi e che non si dimenticano facilmente per l’alto grado di intensità e passionalità di cui è intriso.

 

Regia: 8,5
Sceneggiatura: 8
Recitazione: 9
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 8,5
Voto finale: 8,5


“Tutti sporchi. Non è rimasto nessuno… Non me la vado a cercare io, questa merda: è lei che mi insegue…”.

 


CITAZIONE DEL GIORNO

Ora non combatto più per niente, meno che per me. M’interessa una sola causa: me stesso. (Humphrey Bogart da "Casablanca")

 


LOCANDINA


 

8 commenti su “Carlito's way

  1. Grande, grandissimo…uno dei finali che più mi ha fatto incazzare per quanto ingiusto (Ti ricordi di me? Benny Blanco del Bronx!)…pensare che da alcuni è considerato uno dei passi falsi di De Palma…

    PS: una nota particolare per i capelli di Sean Penn…^^

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