Chameleon: il neo noir con un “homme fatale” dal destino segnato

Patrick è da poco uscito di prigione grazie alla sua buona condotta e cerca di condurre un’esistenza dettata dalla legalità, nonostante i sacrifici. Quando Dolph, suo vecchio compagno in carcere, va a trovarlo proponendogli di escogitare un piano per fare soldi senza sottomettersi al sistema, il ragazzo, dapprima riluttante, accetta. Si ritroverà, così, a sedurre mogli-trofeo di ricchi mariti ai quali verrà chiesto un riscatto dopo che le signore saranno rapite proprio da Dolph, in seguito alle loro fughe clandestine col giovane e aitante playboy. Dopo una serie di colpi andati a buon fine, però, qualcosa andrà storto, sia perché Patrick comincerà a sentire qualcosa per una delle sue vittime, sia perché la stessa nasconderà una grossa sorpresa.

Diretto, scritto e montato da Marcus Mizelle, questo neo noir dimesso e non eccessivamente incisivo, risulta comunque vincente non tanto per i contenuti, quanto per la forma e lo stile adottati per raccontarli. Lo score musicale e, soprattutto, il montaggio danno una cadenza molto particolare a questa storia a tratti anche banale, rendendo Chameleon un film tutto sommato apprezzabile, proprio perché ampiamente caratterizzato da questi due elementi che ne fanno un’opera meno scontata di quello che sarebbe stata se raccontata in un altro modo.

L’”homme fatale” al centro del racconto, non è poi così fatale, se pensiamo che sin dall’inizio è percorso da dubbi etici sulla sua condotta e da una serie di preoccupazioni circa il modo in cui le donne che seduce vengono poi trattate dal suo “compare” una volta rapite per richiedere il riscatto ai loro mariti. Così come risulta molto poco fatale quando si invaghisce palesemente di una di queste mogli, venendo gabbato letteralmente dai suoi sentimenti, ma soprattutto da quello che la donna in realtà nasconde.

Mescolando personaggi, momenti, periodi e situazioni, grazie al già citato montaggio che confonde un po’ le acque e ci costringe a rimanere attenti circa le tempistiche di alcune situazioni e l’effettivo avvenimento di altre, Chameleon non regala sorprese e non stupisce particolarmente (se non per l’essere stato ideato e prodotto con pochissimi mezzi riuscendo comunque a farsi apprezzare), procedendo lentamente verso un finale abbastanza annunciato, ma comunque meritevole per l’atmosfera che lo ammanta e per la sensazione di indeterminatezza che lascia allo spettatore circa il vero e proprio assunto di fondo della pellicola. È davvero possibile cambiare e ravvedersi o chi è stato caratterizzato da una natura criminale è costretto a conviverci per sempre, nonostante la volontà di rivalsa? Il voice over che ci accompagna in questo finale dai toni quasi nostalgici, sembra parlare chiaro: “Do you really believe that we can just switch out our lives? The decisions we have already made this late in the game? I mean you really think we can change? We certainly can’t have it both ways”.

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