Conferenza stampa – Il passato è una terra straniera


Alla presenza di un foltissimo parterre di attori, produttori e sceneggiatori, oltre ovviamente al regista, pronti a discutere su una delle pellicole italiane in concorso, “Il passato è una terra straniera”, è possibile respirare un clima di serenità e profondità al tempo stesso, con quesiti molto interessanti e risposte molto intelligenti. Un’ottima occasione per confrontarsi con chi di cinema ci vive e con chi ci si accosta anche solo per un attimo, come lo scrittore Carofiglio dal cui romanzo è tratta la pellicola.


Perchè il regista ha scelto proprio il romanzo di Carofiglio per questa sua nuova pellicola?
Daniele Vicari: “Il romanzo di Gianrico mi ha colpito profondamente proprio per questa sua aria di modernità che racconta i chiaroscuri della nostra società. Al tempo stesso però, paradossalmente, mi ha anche trasmesso un senso di antico, nel senso positivo del termine. La questione principale affrontata nel romanzo, e poi anche nel film, è il tema dell’identità che è poi il motivo fondamentale per il quale ho deciso di fare questo film. Questo è un tema assolutamente universale perchè è il racconto di una vicenda a cavallo di due momenti fondamentali della vita. Insomma, quella del romanzo era una storia con ampie possibilità di potersi esprimere anche cinematograficamente parlando.”

Le interpretazioni di questa pellicola sono davvero molto intense anche perchè si discostano dal tipo di recitazione che solitamente vediamo in Italia, con attori che raramente scavano così a fondo nei loro personaggi. Come vi siete confrontati con questa difficoltà?
Michele Riondino: “In un certo qual senso sono quasi tornato alla preparazione teatrale dei personaggi, visto che io ho cominciato proprio con il teatro. Poi ho cercato di andare a fondo degli argomenti trattati cercando di immedesimarmi nel disagio che questi due individui completamente differenti provano provenendo da due realtà molto diverse. Poi c’è stato l’incontro con Elio e abbiamo lavorato anche insieme proprio su questo rapporto morboso che c’è tra i due personaggi. E’ stato un vero e proprio lavoro di simbiosi e in questo è stato molto d’aiuto anche il gioco delle carte.”

Elio Germano: “Sono stato aiutato anche perchè il romanzo è molto ben congegnato, il nostro compito è stato quello di cercare di umanizzare gli aspetti dei due protagonisti e di renderli più comprensibili e condivisibili agli spettatori. Poi l’aspetto che mi è piaciuto di più di queste interpretazioni è il fatto che si tratti di un film nel quale si esprimono molte più emozioni e sensazioni da quello che non si dice, piuttosto che da quello che viene detto.”

Come alcune sue pellicole precedenti si può asserire che questo sia un film di genere. Cosa ne pensa del fatto che molto più spesso siano questo tipo di film a fare presa sul pubblico?
Daniele Vicari: “A mio avviso la questione dei generi è ormai superata. Quelle tra generi
cinematografici sono distinzioni di comodo che servono solo per discutere. Il vero problema di un racconto, il suo scopo principale dovrebbe essere quello di produrre un senso.”

Massimo Gaudioso (co-sceneggiatore): “Il romanzo era complesso perchè c’erano due piani di narrazione e per forza di cose abbiano dovuto sacrificarne uno: quello riguardante l’indagine poliziesca. Abbiamo ritenuto più interessante focalizzare l’attenzione sul rapporto morboso che intercorre tra i due personaggi principali.”

Francesco Carofiglio (co-sceneggiatore): “La sfida consisteva nel fare un buon film rispettando il clima del romanzo e soprattutto le identità dei confini della storia e dei personaggi. Devo dire che la sfida è stata vinta.”

Gianrico Carofiglio: “Se si decide di mettere la mani in una sceneggiatura bisogna accettare anche alcuni “sacrifici”. E’ un atteggiamento mentale che ho mantenuto anche durante la visione del film. Ho cercato di dimenticare la paternità del romanzo e in questo modo il film mi è piaciuto molto anche se per certi versi è molto diverso dal romanzo. La scrittura, la narrazione valgono la pena solo se si riesce a dare senso al caos. Di Sciascia si diceva che fosse uno scrittore di gialli e a lui questa definizione stava bene, perchè il suo unico obiettivo era quello di riuscire a tenere i lettori letteralmente incollati ai suoi romanzi fino all’ultima pagina. In questo atteggiamento mi ci ritrovo molto.”

Il tuo è un personaggio davvero molto duro, come ti ci sei confrontato?
Elio Germano: “Ho fatto un lavoro di decostruzione piuttosto che di costruzione. Ho preferito non indugiare in analisi psicologiche. La direzione che ho seguito per la narrazione del personaggio è stata quella di riuscire a rendere le sue azioni non come qualcosa da poter giudicare, ma mostrandole come gli unici momenti di liberazione personale di Giorgio, nonostante al pubblico possano apparire deprecabili.”

Il film è ricco di scene davvero molto violente, come si sono preparati gli attori in questo senso?
Valentina Lodovini: “Abbiamo lavorato in un clima molto tranquillo, anche se ad un certo momento è arrivata la tensione che io ho sentito molto forte. A mio avviso le scene di violenza sono pericolose per la mdp, sia dal punto di vista dello spettatore che da quello del regista. Ma noi abbiamo lavorato molto bene anche perchè siamo stati a lezione da un maestro d’armi e ci siamo anche divertiti molto, è stato come un gioco.”

Maria Jurado: “Io, invece, avevo molta paura. Abbiamo lavorato con un trainer e le scene con Elio erano davvero molto difficili, ma poi mi sono tranquillizzata subito. Alla fine del film ho sentito quasi un senso di perdita per il mio personaggio.”

Daniele Vicari: “Le scene d’azione di un film o sono studiate come si studiano i passi di una danza o non funzionano. Gli attori del mio film, guidati da uno stuntman, sono stati capaci di imparare i passi di una danza nel migliore dei modi. Elio addirittura si è preso un cazzotto in bocca che però per fortuna è guarito nel migliore dei modi.”

Quali sono le vicende più interessanti da conoscere per quanto riguarda l’aspetto produttivo della pellicola?
Domenico Procacci: “Le riprese si sono svolte a Bari e sono coincise con la nascita della Puglia Film Commission che ha anche in parte finanziato il film. A Bari abbiamo lavorato
bene, il film produttivamente ha avuto un percorso un po’ strano. Ci sono stati due produttori, Terzini e Perugia che poi però sono usciti dal progetto. A quel punto siamo intervenuti noi. Rai Cinema è stata un pilastro fondamentale e c’è stato anche un intervento del ministero.”

Cosa ne pensa del fatto che molti film vengano spesso sottoposti a censura?
Daniele Vicari: “La censura è una sopravvivenza del medioevo nel nostro presente. I film più belli della storia del cinema in Italia sono sempre stati vietati ai minori di 16 anni. Io ho costruito la mia cultura cinematografica proprio grazie a questi film. Questa è una cosa sulla quale bisogna discutere per evitare che si facciano scelte stupide. Basterebbe indicare nelle pubblicità che la visione del film non è consigliata ai minori, poi spetta all’intelligenza dei genitori se portare i propri figli al cinema o meno.”

Pubblicato su www.livecity.it


8 commenti su “Conferenza stampa – Il passato è una terra straniera

  1. L’ho visto ieri. Btavissimi gli attori. Notevole la fotografia. La sceneggiatura era piegata su se stessa e il montaggio deficitario. Una piccola , grande delusione.

  2. Sono un pò titubante riguardo al film, amo molto i fratelli Carofiglio, così metodici e garanzia di bella pagina…ma il film?

    Ale tu che dici?

  3. Il film non ha nulla a che vedere col romanzo, nel senso che non raggiunge determinate vette, proprio perchè ha una sceneggiatura molto claudicante, ma dal punto di vista visivo (ambientazione, regia, recitazione), non è affatto male, anzi.

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