Detour – deviazione per l'inferno




REGIA: Edgard George Ulmer

CAST: Tom Neal, Ann Savage

ANNO: 1945

 

Al Roberts, pianista di night club, decide di raggiunere la sua fidanzata che sta tentando la fortuna a Hollywood. A corto di soldi si trova costretto ad affrontare il viaggio in autostop, facendo la conoscenza di un uomo che poi troverà inspiegabilmente morto sul sedile accanto al suo. Di lì in poi si farà trascinare senza sosta in una spirale infernale ordita da una donna misteriosa.

 

Grandissimo noir allucinante che ci trascina negli stessi meandri assurdi e fatali in cui precipita il protagonista, “Detour – deviazione per l’inferno” è sicuramente un degno esemplare del cinema di genere, costruito tutto a ritroso attraverso i pensieri e i ricordi di quest’uomo ormai arresosi alla forza devastante della casualità e della sfortuna. Girato in un bianco e nero di chiara ascendenza espressionista (il regista è stato l’assistente di Marnau) e interpretato da attori sconosciuti che hanno evitato dunque di mangiarsi la scena e la storia stessa, il film risulta essere oltremodo coinvolgente.

Riprendendo una delle tematiche care al genere, l’uomo ordinario coinvolto suo malgrado in una situazione straordinaria, Ulmer ci racconta una figura che offre  non pochi spunti di riflessione etici e morali, visto che nonostante l’innocenza che lo contraddistingue, il protagonista compie delle scelte che ci pongono dei quesiti sul senso di giustizia e sul come e quando sia lecito disattenderla.

Non è da meno l’inquietante femme-fatale, contrassegnata da sguardi agghiaccianti e da atteggiamenti ancora più sgradevoli, che nasconde però una fragilità di fondo rintracciabile nella solitudine che sembra contraddistinguerla e nella malattia che apparentemente la indebolisce. Entrambi si ritroveranno a speculare, volutamente o meno, sulla morte di questo riccone che ha avuto la sfortuna (anche lui, a rimarcare il concetto principale) di caricare come autostoppisti prima una e poi l’altro. Non è dato sapere molto di quest’uomo, solo che dalla donna è stato graffiato e maltrattato e dall’uomo è stato abbandonato morto sul ciglio della strada, oltre che derubato di soldi e vestiti. Insieme dovranno decidere se continuare ad approfittare della morte e delle ricchezze dell’uomo o proseguire ognuno per la sua strada. Per Al, costretto sotto minaccia, non sarà facile attenersi al piano della spietata Vera e alla fine sarà nuovamente il fato a tirarlo fuori da un guaio e a spingerlo violentemente dentro un altro.

L’ineluttabilità e l’inevitabilità del destino hanno insegnato ad Al che non sempre la vita si mantiene sui binari della medietà, così come la sua vita o la sua stessa storia d’amore che non sembra brillare per passionalità, ma che a volte ci si ritrova in situazioni che richiedono la presenza di spirito necessaria per uscire fuori dalla medietà e per adeguarsi alla straordinarietà.

Tutto questo reso ottimamente da atmosfere cupe e quasi sempre notturne e da ambienti claustrofobici e imprigionanti come la tavola calda dalla quale comincia il film e nella quale Al si ferma alla fine della sua avventura per poi raccontarcela tramite i suoi pensieri, come l’automobile in cui viene prima caricato come autostoppista e in cui dopo carica lui la donna autostoppista, o come la stanza d’albergo in cui i due si rifugiano in qualità di prigioniero e carceriere, salvo il casuale invertimento di prospettiva che rimarca ancora una volta il leitmotiv della pellicola.

Nonostante si tratti di un b-movie, girato con pochi mezzi, in soli sei giorni e in due ambienti, il film di Ulmer  si è guadagnato di diritto un posto privilegiato nella storia del cinema noir. Non è un caso che “Detour – deviazione per l’inferno”, sia divenuto poi un oggetto di culto non solo per i cinefili, ma anche per i cineasti come per esempio il grande Scorsese che ne ha colto l’essenza e l’ha riproposta in un altro gioiellino del genere come “Fuori orario”, il cui protagonista ha molto in comune con quello di questo film.

Imperdibile per gli amanti del genere,  ma anche per chi ama lasciarsi trascinare dal e nel cinema.

 


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