Dolls

REGIA: Takeshi Kitano
CAST: Miho Kanno, Hidetoshi Nishijima, Tastuya Mhiashi, Chieko Matsubara, Kyoko Fukada, Tstutomu Takeshikge
ANNO: 2002

TRAMA:

Tre storie d’amore sofferto e nostalgico si intrecciano fino ad arrivare alla loro fine tragica e senza speranza.

 



ANALISI PERSONALE

L’amore può uccidere? E’ una domanda che ci si pone molto spesso e alla quale diventa sempre più difficile dare una risposta precisa. Kitano ci prova, mettendo in scena ben tre storie d’amore disperate che sicuramente stanno a dimostrare che questo sentimento può uccidere eccome. E la morte che causa, è più crudele di qualsiasi vera e propria violenza. Il sentimento è osservato e narrato con un punto di vista assolutamente pessimista che non lascia via di scampo e si dirige tristemente verso la distruzione, anzi l’autodistruzione, senza via di uscita, senza speranza alcuna.
La nostalgia pervade i volti e i movimenti degli attori, ma soprattutto delle marionette che inscenano il Bunraku (tipo di teatro che spopolava in Giappone del XVII secolo) che sta a metaforizzare e a rappresentare tutto quello che vediamo nel film. Marionette alte più di un metro dai volti di cera molto tristi che si aggrappano l’una all’altra e che vengono mosse da tre persone per una. Marionette che dimostrano la perdita dell’umanità e della personalità che colpisce chi si lascia divorare dall’amore, pervaso da una sorta di masochismo devastante. Significativa la metafora di un pesce vestito di cartone che appare quasi più vivo e fiorente dei personaggi che camminano fianco a fianco legati da una corda rossa, o da un ricordo del passato o da un tragico destino, voluto e cercato o meno.

Tre, come suddetto le storie narrate. Un uomo, Matsumoto, in procinto di sposarsi con la donna della sua vita, Sawako, che poi però viene quasi costretto da i suoi genitori a sposare la figlia del suo capo, perché sarebbe un matrimonio più che conveniente e gli spianerebbe la strada verso una vita fatta di agi e comodità, nonché di ricchezza e di successo. La donna reagisce tentando il suicidio e impazzendo una volta “mancato il bersaglio”. Il giorno delle nozze, Matsumoto viene avvertito di quanto è successo e, abbandonando tutto e tutti, corre dalla sua amata e comincia a prendersi cura di lei, nonostante sembri che questa non riconosca più il suo amato, come non riconosce più nessun altro. Le risorse scarseggeranno molto presto e i due diventeranno i cosiddetti vagabondi-legati, perché molto presto cominceranno a vagare per le strade uniti da una corda rossa che inizialmente serve a non far scappare Sawako, ma che poi diventa una sorta di cordone ombelicale che lega indissolubilmente i due innamorati, che attraversano non senza fatica le quattro stagioni dell’amore (stagioni in senso metaforico, ma anche in senso reale) camminando in mezzo a boschi alberati, su spiagge sconfinate, fino ad arrivare ad un deserto ghiacciato, incrociando lungo la loro strada numerose persone, tra le quali quelle coinvolte nelle altre due vicende. 


Hiro è un uomo che da giovane era felicemente fidanzato, ma molto ambizioso. Lasciò la sua ragazza per fare carriera nel suo lavoro e questa gli promise che ogni sabato l’avrebbe aspettato sulla consueta panchina con il pranzo. Hiro con gli anni è diventato un importante boss della Yakuza (storica organizzazione criminale giapponese), ma pare non aver mai dimenticato il suo primo amore…
Haruna è una popstar molto impegnata tra concerti e conferenze. Quando il suo più grande fan apprende la notizia di un suo incidente che l’ha sfigurata in volto costringendola a ritirarsi dalle scene, decide di cavarsi gli occhi per avere nella mente solo l’immagine del volto splendente e sorridente dell’oggetto del suo amore smisurato. La donna non accetterà di farsi vedere da nessuno, tranne che dal ragazzo che si è reso cieco per il suo amore.

Le emozioni fanno fatica a trattenersi, anche perché i protagonisti sono circondati da mille colori che esplodono sullo schermo. I colori dei meravigliosi costumi e delle splendide ambientazioni che fotografano straordinari paesaggi apparentemente idilliaci ma “contenitori di drammi”. I silenzi, le lunghe pause, l’apparentemente interminabile tragitto di Matsumoto e Sawako (tragitto che oltre a ripercorrere le quattro stagioni, attraversa anche varie tappe della loro storia d’amore), l’immobile osservazione del mare da parte della sfigurata Haruna e l’attesa quasi ridicola della donna sulla panchina hanno una forte potenza evocativa che unita ad alcune immagini di inusitata bellezza (come quella succitata del pesce o quella della pallina fucsia di Sawako che va ad allinearsi con un dolcissimo spicchio di luna) rendono la pellicola molto potente dal punto di vista non solo visivo e tecnico, ma soprattutto da un punto di vista emotivo.
Il film si apre e si chiude con pezzi della rappresentazione Burnaku, con due marionette che si dirigono verso un tragico epilogo. Marionette che nel corso della pellicola, proprio per la loro assurda ostinazione ad indugiare nel rimanere nel dolore e a sopportare il sacrificio per amore, divengono addirittura oggetto di scherno da parte di altri due personaggi emblematici: un uomo menomato perché figlio di un incesto e il suo “rincretinito” tuttofare. Anche se sono gli uomini a fare una brutta fine, sono le donne quelle che soffrono di più per l’amore perduto o mai realmente ricevuto. L’amore
per gli uomini appare invece essere l’altra medaglia  del dovere, del sacrificio, di un senso di espiazione. Quando si trova un raggio di speranza o qualcosa per cui essere felici (come la pallina rosa del gioco tanto amato da Sawako, o un “nuovo” compagno di panchina per la ormai anziana fidanzata di Hiro), questo finisce inesorabilmente per distruggersi o per scomparire per sempre. L’illusione sparisce, lasciando spazio alla crudele e tragica realtà. Insomma, non sono tutte rose e fiori, a volte arriva anche la neve a
sommergere e congelare tutto.

VOTO: 8,5

 



CITAZIONE DEL GIORNO

"La taglia su Cheyenne e’ di 5000 dollari, giusto?". "Giuda si e’ accontentato di 4970 dollari in meno". "Non c’erano i dollari allora". "Gia’, ma i figli di puttana si’". (Dal film "C’era una volta il West")


LOCANDINA


 

33 commenti su “Dolls

  1. invece a me il film non è riuscito ad emozionarmi! troppo algido e costruito per generare in me qualsivoglia pulsione…

    mario

  2. ale che fai segui le mie visioni…

    dopo cassavetes ora il grande beat takeshi?

    concordo su tutto… anche il voto è uguale… che film!!!

  3. Mario, è questione soggettiva l’emozionarsi o meno, io personalmente trovo difficile non emozionarmi con film di tal genere ^^

    Claudio, sarà un caso! 😛 Comunque mi fa piacere che concordiamo su quasi tutto!!!

  4. L’ho rivisto giusto un paio di settimane fa! Un film meraviglioso, niente da aggiungere alla tua recensione.

    Sono particolarmente d’accordo con la tua riflessione sui colori sempre accesi e in contrasto tra loro.

    Ciao,

    Lorenzo

  5. Cara Ale,

    sfondi di nuovo una porta aperta.

    Sono ovviamente del tutto d’accordo sia sul voto che sulle parole che hai utilizzato: il testamento artistico (perchè non credo possa tornare agli insuperabli livelli di SONATINE e HANA-BI) di uno dei massimi Autori contemporanei, e forse, come dicevo proprio da ClaudioCasaz, del più grande della storia del Giappone (assieme chiaramente ai monumenti Mizoguchi, Ozu e Kurosawa).

    DOLLS è una poesia ellittica, un respiro sospeso, un quadro dai colori infiniti.

    Bellissimo e commovente, uno di quei film che ti resta addosso per settimane…

  6. Ciao Alessandra,

    ho letto il tuo commento sul blog Pianosequenza in merito a Rapporto Confidenziale ed ho pensato se per caso ti interesserebbe collaborare con noi. Non avendo trovato una mail con la quale contattarti ho pensato di lasciarti questo messaggio. Fatti viva, se ti interessa, al seguente indirizzo di posta elettronica che poi mi spiego meglio…

    rapporto.confidenziale@gmail.com

    Ovviamente mi complimento con te per il tuo blog, davvero interessante e ricco di contenuti sfiziosi…

    Già che ci sono ti metto fra i miei preferiti!!!

    Alessio

  7. countryfeedback la mia speranza è che torni ai fasti di quei due immensi film!

    io aggiungo sempre il mio preferito “il silenzio sul mare”.

    scusa ale se uso il tuo blog per rispondere a countryfeedback

  8. Country, hai perfettamente ragione, infatti, nonostante abbia visto altri film, Dolls non riesco ancora a “dimenticarlo”.

    Alessio, la tua proposta è molto allettante, ti farò sapere via mail ^^

    Claudio, ma figurati, questo genere di comunicazioni sono sempre interessanti ^_-

    Cine, sapessi quanti “prima o poi” sto dicendo io ultimamente!!!

  9. Ma lo sai che ogni volta che lo riguardo comincio a piangere dalla prima inquadratura dei due amanti legati?

    Secondo me è un film stupendo…

  10. Se ti è piaciuto questo non oso immaginare l’effetto che ti faranno gli altri.

    Non mi fraintendere, questo è un gran film ma ha il “difetto” di avere, rispetto agli altri suoi, meno sfumature, di suscitare una gamma più ristretta di emozioni.

  11. @ClaudioCasaz: Chissà… ma mica ci credo tanto… cmq speriamo!

    Io personalmente aggiungerei il folgorante esordio VIOLENT COP e il poeticissimo L’ESTATE DI KIKUJIRO!

    @Ale55andra: Ehehehe…. quasi ti invidio per le cose belle che ancora ti aspettano!

    Mitico Takeshi!

  12. Film di dolorosa bellezza. Le due cose vanno insieme spesso negli artisti giapponesi, anche in letteratura: c’è un’osservazione quasi chirurgica della crudezza della vita, bilanciata poi dal senso del bello di una natura distante e superiore. Kitano non sfugge alla regola e illustra questo impervio equilibrio con le sue meravigliose immagini.

    Forse non è il suo film migliore, ma conferma tutto il suo talento e una grande personalità d’autore.

    Ciao.

  13. Se mi dite tutti così, e cioè che non è uno dei migliori di Kitano, mi viene voglia di recuperarmi tutta la filmografia in un giorno!!!

    Grazie armapo del bellissimo commento ^^

  14. già, soprattutto quanto il tempo è tiranno e gli impegni della vita ti rissucchiano sempre di più.

    “forse è per questo che hanno inventato i cellulari che ti fanno vedere i film”

  15. Verdoux, anche io vorrei riprendere "in mano" la filmografia di questo regista. E’ in lista da tantissimo tempo, così come molti altri…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.