Doomsday




REGIA: Neil Marshall
CAST: Rhona Mitra, Bob Hoskins, David O’Hara, Malcom McDowell, Adrian Lester, Alexander Siddig
ANNO: 2008

TRAMA:

In seguito allo scoppio di un virus letale, la Scozia viene isolata con un enorme muro dal resto della Gran Bretagna. Venticinque anni dopo l’epidemia, a causa di una fuga, scoppia anche nella città di Londra. Eden Sinclair, facente parte di una squadra scelta di soldati e di dottori, viene mandata nella zona circoscritta alla ricerca di qualche sopravvissuto fonte di una probabile cura per il virus.



ANALISI PERSONALE

L’unica certezza che si ha a fine visione di Doomsday è quella di uscire dalla sala più frastornati che mai, ma si tratta di quella confusione che ci rende quasi euforici e ci fa tornare bambini accrescendo in noi il desiderio di ingaggiare finte sparatorie ed inseguimenti mozzafiato. Doomsday alla fine della fiera è un enorme giocattolone cinematografico che farà storcere il naso a molti, facendo al contempo divertire da matti molti altri. Un film che non vuole, e indubbiamente non può, prendersi eccessivamente sul serio, mantenendosi in equilibrio sul filo del rasoio tra citazioni, omaggi e scopiazzature più che lampanti. Del resto, il fatto che due dei militari mandati nella “terra di nessuno” si chiamino Carpenter e Miller, non lascia spazio a dubbi o incertezze. Principali fonti di ispirazione di Marshall sono state principalmente quei capisaldi del cinema d’azione anni ’80 quali prima di tutto 1997 – Fuga da New York (la benda sull’occhio della protagonista di questo film non vi ricorda qualche altro mitico personaggio, che nonostante l’intento rimane comunque ineguagliabile e inarrivabile?) e Mad Max. Non mancano di certo i riferimenti a moltissimi altri action-movie, senza tralasciare gli odierni horror e disaster-move, tra i quali 28 giorni dopo (l’epidemia che colpisce un intero paese causando la nascita di veri e propri mostri, ma anche l’ambientazione apocalittica inglese davvero molto particolare) o il più recente Io sono leggenda. Doomsday, nonostante tratti di una materia alquanto drammatica come lo scoppio di un virus che decima la popolazione, trasformando quel che ne resta in una sorta di massa di freaks fuori di testa ed eccessivamente sopra le righe (un gruppo di punk svitati capitanati da Sol, il personaggio forse più volutamente ridicolizzato della pellicola, e poi anche una vera e propria comunità medievale con tanto di costumi, armi e abitazioni dell’epoca, capitanata da Malcom McDowell nel ruolo del personaggio più serio e per questo meno riuscito), è completamente pervaso da un’imperante ironia che rende molto più sopportabili le eccessive esagerazioni disseminate nel corso della pellicola, a partire da un montaggio decisamente frenetico e confusionario, fino ad arrivare ad una regia, sicuramente particolare, ma indubbiamente troppo fracassona. Nonostante i vistosi difetti che contraddistinguono la pellicola, molti dei quali magicamente si trasformano in pregi se presi con la giusta dose di ironia e affrontati eliminando i pregiudizi e le aspettative, Doomsday riesce nell’obiettivo di rievocare, anche se alla lontana, le grandi pellicole del passato appartenenti al filone cyborg e post-apocalittico e soprattutto intrattiene lo spettatore che si destreggia tra l’ilarità causata da alcune situazioni e alcuni dialoghi (in ogni caso il più delle volte superflui) e l’orrore per l’ampia dose di gore e di splatter che dilagano fino a giungere ad exploit inimmaginabili. Tra teste e arti mozzati (ce ne sono in quantità industriali), corpi letteralmente frantumati e altri cucinati e poi mangiati, non c’è da stare tranquilli, soprattutto per i deboli di stomaco. Ed è così che non possiamo far altro che alzare le mani e allargare i sorrisi quando assistiamo ad un’esibizione sul palco di Sol e dei suoi freaks, accompagnata da note che stonano col contesto ma che sono necessarie a sottolineare l’estrema follia di questo micro-mondo di pazzi disperati. Lo stesso personaggio riuscirà a rendere l’inseguimento finale, di per sè eccessivamente lungo oltre che ridicolo, un momento indimenticabile e persino decontestualizzabile dalla pellicola, come se fosse un corto di impareggiabile e imperdibile follia che sfocia quasi nel demenziale.
Doomsday non possiede di certo l’equilibrio e l’eleganza, seppur ben nascosta, dei mitici film da cui prende spunto, ma non per questo bisogna bistrattarlo più del dovuto, dato che assolve a quelli che sicuramente erano i suoi obiettivi primari: divertire, intrattenere, fomentare e soprattutto far provare quel senso di nostalgia per un cinema che è stato e che non sarà mai più.

VOTO: 6

 


CITAZIONE DEL GIORNO

Un uomo forte fa un popolo debole. A un popolo forte non serve un uomo forte. (Marlon Brando in "Viva Zapata")

 


LOCANDINA

16 commenti su “Doomsday

  1. Bellissima recensione ormai nn cè + da stupirsi quando si tratta delle tue.

    io il film l ho visto poko fa e certo nn sarà un capolavoro xò mi ha divertito parecchio

    Luca

  2. Proprio ieri ho recuperato il primo film di Neil jordan, Dog Soldiers, un gustoso horror/splatter, che già mi aveva favorevolmente impressionato con The Descent. A breve dovrei riuscire a vedere questo Doomsday ^__^

  3. Luca, ti ringrazio, troppo gentile.

    Weltall, io invece devo ancora vederle le prime due pellicole di questo regista. Sono sicura comunque che The descent mi piacerà moltissimo.

  4. Di Marshall ho adorato THE DESCENT (recensito anche da me sul mio blog).

    Questo DOOMSDAY gli è sicuramente inferiore, ma direi ‘volutamente’, da quello che leggo qui (e non solo)…

    Di certo non mancherò di noleggiarlo a tempo debito…

    Bye 😉

  5. Giovanni, poi ci farai sapere.

    Mario, direi molto, io fino a quando non ho visto i titoli di testa coi nomi degli attori, ho pensato seriamente che fosse Kate Beckinsale…o come cavolo si scrive.

  6. “non possiede di certo l’equilibrio e l’eleganza, seppur ben nascosta..”

    l’eleganza doveva essere nascosta proprio bene in escape ed interceptor!

    a che alludi con “eleganza”? quelli sono film girati con piedi, con 2 lire, in interceptor abbondava la gente comune strappata a qualche banchetto di hot-dog, per non parlare del fatto che in tutto il film non vedi una persona con i denti scintillanti, pettinata, vestita in modo almeno decente, eccetera.

    in doomsday i protagonisti hanno i denti uguali a quelli delle pubblicita’ mentadent ed hanno sempre i capelli pettinati (l’accezione non e’ negativa: ai giorni nostri al cinema, anche i film in questo campo, sono “laccati”, mentre quelli ancorati agli anni ’70/’80 son destinati all’home video). dico questo, ammesso che tu alluda ad un’eleganza letterale. non so se alludi ad un’eleganza stilistico/registica, ma anche in quel caso, non so se ricordi bene interceptor: e’ girato da cani, e’ un prodotto amatoriale, con scelte registiche dozzinali (quando mi soffermo sulle inquadrature penso ad un ipotetico ragazzino di 15 anni con la maglia degli slipknot, pronto a dire “cazzo, spacca!!! mettiamola cosi’!”). per carpenter il discorso e’ diverso perche’ aveva gia’ imparato il mestiere e la telecamera la sapeva tenere in mano, ma eleganza e interceptor non possono stare nella stessa frase. poi, boh, dal punto di vista strettamente registico riguardo la scelta delle inquadrature e di tutto il “pacchetto” proprio non c’e’ paragone. non e’ una critica ad interceptor o escape, perche’ e’ naturale che non si possano fare paragoni del genere, del resto sono passati 30 anni da quei film. dico solo che “equilibrio ed eleganza” sono qualcosa che, se ci fosse, e’ in doomsday che abbonda, e non negli altri. ma per saperlo basta anche solo leggere le interviste di carpenter: crepa dal ridere quando racconta gli aneddoti dell’epoca e della (sua) relativa sprovvedutaggine quando girava i film: non sapeva fare un cazzo di niente, era un mediocre, e lo ammette candidamente; al contempo si stupisce di quanta professionalita’ in piu’ ci sia oggi. voglio dire: a quei tempi per i film esisteva l’homework: carpenter e signora si occupavano di tutto, dei costumi, piuttosto che del casting, fino ad arrivare ai cestini durante le varie pause. oggi le persone che hanno lavorato a doomsday nemmeno si conoscono perche’ vengono assunte da agenzie che delegano ad agenzie che delegano ad agenzie. ed il bello di prodotto come “escape from new york” e “interceptor” sta proprio nel fatto che sono prodotti amatoriali, girati con i piedi, che oggi non uscirebbero mai e poi mai al cinema.

    non e’ che volevi dire il contrario di quel che hai scritto?

  7. utente anonimo, non mi riferivo all’eleganza dei denti o dei vestiti, ma parlavo più di stile, che ripeto secondo me era volutamente nascosto, ma c’era eccome (mi riferisco soprattutto a Fuga da New York), qui di stile sinceramente ne ho visto poco, ma ho visto molta più tamarraggine, che comunque non disdegno affatto, a seconda dei casi.

  8. non sono anonima, nel link c’e’ il nick. il link non esiste, e’ fittizio (sono qua per parlare, non mi piace fare spam), ma il nick e’ quello che uso sempre.

    su marshall credo che per qualche anno ancora gli si imputera’ una mancanza di eleganza/stile, piuttosto che altro; quando i suoi film di successo arriveranno a superare le dita di una mano, o meglio, quando saranno passati 10 anni dalla sua prima regia, sicuramente le opinioni muteranno parecchio. penso che sia semplicemente per un fatto anagrafico. se hai visto tutti i film che ha girato (solo tre, per ora) noterai che, oltre alle citazioni esplicite, ci sono gli innumerevoli richiami/rimandi a certo romero, financo a scott (anche nell’ultimo). marshall e’ questo: adrenalina senza attimi di respiro, tanto mestiere, omaggi a (soprattutto) sci-fi ed horror, privilegio dell’aspetto “ludico” (nei suoi film, a prescindere dal genere, si ride spesso). non e’ poco. e non aver tratteggiato ulteriormente i propri film, non averli “firmati” ulteriormente con vene artistoidi denota indubbiamente talento: sa di cosa sta parlando, sa in che barca s’e’ messo, sa che non e’ il caso d’esagerare (verrebbe preso come pretenzioso).

  9. Ma io non intendevo fare spam, è che il nick non riesco ad evincerlo perchè il link non funziona e quindi non so dove mi manda. Comunque il mio era un discorso singolo che si riferiva solo a questa pellicola, dato che purtroppo non ho ancora visto le due precedenti di Marshall, ma conto di farlo al più presto (soprattutto The descent mi incuriosisce parecchio). Forse solo allora sarò in grado di inquadrare totalmente il regista.

    “marshall e’ questo: adrenalina senza attimi di respiro, tanto mestiere, omaggi a (soprattutto) sci-fi ed horror, privilegio dell’aspetto “ludico” (nei suoi film, a prescindere dal genere, si ride spesso)”

    Su questo tra l’altro mi trovi perfettamente d’accordo, infatti è proprio per questi motivi che ho apprezzato la pellicola.

    P.S.:Ho notato solo ora il nick, mi dispiace non averlo fatto prima Eutanasia4ever ^^

  10. Questo mi ispira. E poi Neil Marshall è una garanzia (Dog soldiers e The descent mi sono piaciuti). Certo, questo sembra un film decisamente cazzone. Lo devo vedere!

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