Doppia personalità

REGIA: Brian De Palma

CAST: John Lightow, Steven Bauer, Lolita Davidovich
ANNO: 1992

TRAMA:

Il dottor Carter Nicks, sposato con una bambina, è affetto da vari sdoppiamenti della personalità, causati dal padre, uno scienziato pazzo che ha dedicato la sua vita agli studi delle personalità multiple.

 



ANALISI PERSONALE

Ci troviamo di fronte ad un De Palma d’annata. Per intenderci, sono ancora lontani i tempi in cui il regista si dedicherà a storie di gangstar ambientate in tempi moderni o antichi. Ci troviamo, invece, in quel filone di film che appartengono a quella serie che comprende Vestito per uccidere o Omicidio a luci rosse o Blow out. Tutti in bilico tra il thriller, l’horror, il grottesco e se vogliamo il volutamente ridicolo. In questo caso al centro della storia non ci sono omicidi a sfondo sessuale o politico, ma si tratta di uno sguardo (se vogliamo anche superficiale) sugli sdoppiamenti della personalità e su come questi possano discolpare o meno tutte le altre personalità che in realtà non hanno compiuto gli efferati omicidi.

La scena si apre su una parcogiochi, dove lo psicologo Nicks porta la sua amata bambina a giocare e dove subito dopo da un passaggio alla sua amica e al suo bambino. Lungo il tragitto verso casa cerca di convincere la donna a portare suo figlio nella clinica psichiatrica amministrata da suo padre in Norvegia la quale si occupa di studiare a fondo tutti i progressi di crescita e apprendimento dei bambini sotto i tre anni. In realtà, molto presto si scopre che Nicks padre è “fissato” con lo studio delle personalità multiple tanto da essere arrivato, in passato, a crearle su suo figlio stesso sottoponendolo ad un’infanzia violenta per poterne studiare da vicino ogni singolo cambiamento. Ed è così che il povero Carter dovrà cavarsela a convivere con tutti i suoi altri sé, tra cui il più temibile è sicuramente Caino che si occupa di rapire bambini per suo padre, dato che sta cercando ancora di dimostrare le sue teorie. Ed è così che Caino, ammazza l’amica di Carter e rapisce il suo bambino portandolo in un sudicio motel da suo padre che forse non ha più bisogno di lui che è una testa calda e che quindi tenta di liberarsene per far tornare il più mite e obbediente Carter al comando. In realtà, Caino finge solo di essere stato eliminato, ma continua ad esercitare la sua influenza sul suo “fratello gemello”, costringendolo ad ammazzare la moglie beccata in flagrante mentre lo tradiva e a consegnarli quindi sua figlia (ma chissà se poi l’omicidio andrà a buon fine) e a far incolpare di tutto ciò il povero Jack, l’amante inconsapevole di quello a cui sta andando incontro.
La polizia però, subodora il complotto e richiede il parere della dottoressa Valdine che in passato era stata l’assistente del vecchio dottor Nicks, che aveva però abbandonato a causa di un diverso modo di concepire il proprio lavoro: Nicks aveva scritto un libro su Caino (che non era stato mai mostrato alla dottoressa Valdine) e ne aveva tratto tutti i profitti possibili, anche quelli provenienti dai diritti d’autore per una versione cinematografica del libro, mentre la dottoressa riteneva ingiusto guadagnare sulle disgrazie altrui, senza sapere che in realtà quelle disgrazie erano state create ad arte dal suo “maestro”.
Chiamata a collaborare con la polizia, su suggerimento di un poliziotto in pensione, che si era occupato del dottor Nicks in passato, la dottoressa rimane impressionata dalla folgorante somiglianza di Carter con il suo apparentemente defunto padre (in realtà Nicks padre aveva finto il suicidio 18 anni prima per poter continuare nell’ombra i suoi propositi criminali) e capisce subito che in realtà si trova proprio di fronte a quel Caino che tanto avrebbe voluto conoscere mentre ne studiava la personalità. Dopo un rilevante colloquio con Carter e alcune delle sue varie personalità (il bambino Josh, la donna Margo, e via dicendo), Caino prende il sopravvento e riesce a scappare rubando la parrucca della Valdine (malata di cancro e costretta ad indossarne una) e a recarsi da suo padre, inseguito però da “una persona che ci tiene a ritrovare sua figlia”.
Il finale vedrà mettersi tutto per il meglio, ma in realtà il pericolo è sempre dietro l’angolo.

Doppia personalità (titolo originale Raising Caine che è poi anche il titolo del libro scritto dal dottor Nicks) è una pellicola ricca di rimandi e citazioni hitchcoockiane, che strizza l’occhio all’horror di genere e al thriller ricco di suspance. A fare da contorno la solita ottima collaborazione di Pino Dosaggio che con le sue musiche riesce a perfezionare la geniale regia di De Palma che con tocchi da maestro ci regala delle scene da antologia come quella del colloquio tra Carter/Josh/Margo/Caino (un applauso a John Lightow che si lancia in un vero e proprio show) e la dottoressa Valdine nella quale i primi piani dei due interlocutori si susseguono con crescente tensione creando nello spettatore, grazie anche ad una speciale colonna sonora, quel giusto mix di paura, mistero e suspance.

Il tutto viene narrato con la solita maestria di De Palma che sembra quasi divertirsi a giocare col genere, anzi coi generi, a mettere parrucche ai suoi attori, a giocare sui primi piani e sulle inquadrature ravvicinate, a soffermarsi sui volti dei cadaveri nei bagagliai, a far sgorgare sangue dai polsi dei suoi protagonisti, a sfiorare volutamente il grottesco che si lega inevitabilmente al ridicolo. Il tutto eseguito con uno stile ineguagliabile che porta lo spettatore a passare attraverso gli incubi di Jenny (la moglie di Carter), che diventano poi incubi negli incubi, intricando la vicenda e connotandola di quell’alone misterioso che tiene alto il livello d’attenzione e di curiosità sulle sorti della donna, di sua figlia e delle altre vittime di Caino e company.
Di certo non un capolavoro, ma sicuramente un film di discreta fattura che si lega inesorabilmente al nome del suo regista, abile (anzi abilissimo) nel costruire ogni scena ad arte riuscendo a rendere una storia che sarebbe di per sé mediocre e poco interessante, degna di nota.

Regia: 8
Sceneggiatura: 7
Recitazione: 8
Fotografia: 7
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 7
Voto finale: 7,5

 

Il dottore schiatta di rabbia, Caino non è più nella gabbia!


CITAZIONE DEL GIORNO

Non sa muoversi, non sa cantare, non sa ballare: è multiforme. (da "Cantando sotto la pioggia" di Stanley Donnen)


LOCANDINA


9 commenti su “Doppia personalità

  1. Ti dirò…tra tutti i film di De Palma che ho visto, questo è proprio quello che mi è piaciuto di meno…manieristico fino all’eccesso, a tratti stucchevole…però da vedere, come ogni cosa del buon Brian. Un saluto cinefilo 😉

  2. Bè, di sicuro non è uno dei suoi migliori. Sul fatto che sia manieristico, concordo ma per me non è mai stato un difetto, anzi a volte (come in questo caso a mio avviso) può addirittura essere divertente.

    Un saluto cinefilo a te ^_-

  3. Un bel film ma non all’altezza (per me) dei tre che hai citato (Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse e Blow out). I migliori De Palma ritengo siano appunto “Vestito per uccidere” e il lontanissimo “Il fantasma del palcoscenico”. Come sempre è un piacere leggere le tue recensioni. Ciao.

  4. A me sinceramente è piaciuto più questo che Omicidio a luci rosse. Vestito per uccidere è molto meglio. L’altro non l’ho ancora visto.

    A presto Luciano ^^

  5. Questo l’ho visto tantissimi anni fa…e lo ricordo veramente poco, mi piacerebbe rivederlo, ogni film di de palma è una festa per gli occhi…ovviamente al tempo non ho badato alle doti registiche…

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