Drugstore cowboy

REGIA: Gus Van Sant
CAST: Matt Dillon, Kelly Lynch, James Remar, James LeGros, Heather Grham
ANNO: 1989

TRAMA:
Bobby e Diane, Rick e Nadine sono due coppie di strampalati tossicomani che si procurano il loro pane quotidiano (pillole e droghe di ogni genere), rapinando diversi drugstore fino a quando Bobby, il capo della banda, decide di cambiare vita…


ANALISI PERSONALE

Percursore di Trainspotting e di moltissimi altri film del genere, incentrati sulla droga e sui suoi effetti disastrosi o meno, questo è un film indipendente come molti dei primi lavori di Gus Van Sant. A parte il fatto di essere uno dei primi di questo genere, Drugstore cowboy reca con sè molti degli aspetti originali e surreali (oggetti volanti, allucinazioni, superstizioni varie, montaggio veloce, ecc…), tipici di questo filone cinematografico, il che mi fa pensare che molti registi si siano ispirati a Van Sant per i loro film, vedi ad esempio Spun o lo stesso Trainspotting, ma moltissimi altri…
Il film narra delle rocambolesche avventure di questo gruppo di "amici" che passa le giornate rapinando farmacie e drugstore per poi drogarsi con tutta la loro refurtiva.
Abbiamo Bobby (Matt Dillon), il capo-banda, il più strafottente di tutti, autoritario e arrogante; sua moglie Diane (Kelly Lynch) ormai persa nel mondo della droga che però vorrebbe un pò più di attenzioni da parte del marito tutto dedito all’organizzazione delle sue rapine; il loro amico di sempre Rick (James LeGros) che ha conquistato una cassiera di un drugostore che avevano rapinato, facendola entrare nella banda e cioè la piccola Nadine (Heather Grham) che viene un pò
maltrattata da Bobby per la sua ingenuità e per i guai che suole combinare, ritardandoli in una rapina o pretendendo di assumere la loro stessa quantità di droghe.
Il gruppo, nonostante i bisticci, sembra compatto nonostante venga braccato da un poliziotto che non si dà per vinto, Gentry (James Remar), che si accanisce ancora di più contro Bobby quando scopre che i ragazzi hanno ucciso un suo poliziotto. Questo è un altro aspetto del tutto innovativo rispetto agli altri film di droga: la presenza di un poliziotto che bracca i delinquenti. Una sorta di Zenigata che vuole incastrare a tutti i costi il suo Lupin e che alla fine ci si affeziona pure.
I ragazzi non si danno per vinti e continuano a scorazzare liberi per le città, gli alberghi e i drugstore, continuando a drogarsi allegramente. Bobby e Diane sono un pò fissati con le superstizioni: mai parlare di cani (una volta ne avevano uno che portò i poliziotti dritti dritti al loro covo), mai poggiare cappelli sopra i letti (porta a quindici anni di sfiga) e mai guardarsi negli specchi per paura di incontrare il proprio vero io. Una sera, Bobby, Rick e Nadine vanno a fare una rapina e la giovane ragazza ne combina una delle sue, cosicchè di ritorno a casa Bobby la rimprovera malamente e le dice di rimanere in casa mentre loro escono a divertirsi. Nadine si lamenta con Rick, dicendole che è stanca di Diane e di Bobby e delle loro stupide superstizioni e seccata poggia il suo cappello sul letto. Rick, prima di uscire, le dice che al suo ritorno non vuole più vedere quel cappello.


Quando i tre rientrano, scoprono una realtà sconcertante: Nadine è morta dopo aver assunto una quantità eccessiva delle loro droghe. Per Bobby questo sarà il punto di svolta. Un pò per paura di essere accusato dell’omicidio, un pò per l’enorme senso di colpa Bobby decide di cambiare completamente vita, prima di sbarazzarsi del cadavere ovviamente. Chiede a sua moglie di seguirlo in clinica per sottoporsi alla cura del metadone, ma Diane non è dello stesso parere e lo lascia andando via con Rick.
Bobby è, invece, deciso a ripulirsi e si reca in questa clinica filando dritto, trovando un lavoro e smettendo di assumere droghe. Partecipa alle discussioni dei gruppi, non fa mai tardi al lavoro, insomma sembra del tutto uscito da quel mondo. In questa stessa clinica inconrta un vecchio prete tossico (figura molto interessante e particolare) che più volte rischia di farlo cadere in tentazione (un grande paradosso) invitandolo a drogarsi con lui. Un giorno, mentre Bobby se ne sta tranquillo nella sua stanza, riceve la visita di Diane che gli dice che ora sta bene e che sta con Rick. Alla fine va via lasciondogli un sacchetto pieno di droghe e rifiutando l’invito di suo marito a rimanere lì con lui. Bobby non sa che farsene di quelle droghe e allora le regala all’amico prete, ma quando ritorna in stanza, trova una sopresa (che non sto qui a svelarvi).
La cosa più interessante di questa pellicola è il fatto che la storia è raccontata dallo stesso Bobby in fin di vita su un’ambulanza diretto all’ospedale.
Quindi lo spettatore non sa qual’è la reale fine di Bobby, fino a quando ovviamente non viene mostrato al termine del film. Si possono fare, insomma, numerose supposizioni: Bobby è ricaduto nel tunnel della droga, ha litigato malamente con sua moglie Diane, ha avuto un’overdose e via dicendo.
In realtà il finale ci lascia altamente stupiti proprio perchè è inaspettato e ricco si chiavi di lettura.

Drugstore cowboy reca con sè tutti gli aspetti positivi del genere cinematografico dedicato al mondo della droga, in più (oltre a tutti gli aspetti particolari e originali già citati) è ambientato negli anni ’70 e conseguentemente ha la colonna sonora, l’ambientazione, i costumi, le pettinature tutti rigorosamente anni ’70, cosa che ho apprezzato davvero molto. La sceneggiatura è del tutto rispondente al carattere di ciascun personaggio e perfettamente calata nel mondo del gruppo di drogati delinquenti strampalati.

Consigliato a chi ha amato Trainspotting e compagnia bella, sconsigliato ai bigotti.

Regia: 8
Recitazione: 8
Sceneggiatura: 8
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 8
Voto finale: 8


CITAZIONE DEL GIORNO

Tango: "Da chi hai imparato a guidare ?". Cash: "Da Stevie Wonder". (da ‘"Tango & Cash")


LOCANDINA

15 commenti su “Drugstore cowboy

  1. devo ancora vederlo

    ma non sono certo bigotto ^^

    ho amato trainspotting e mi piace van sant, questo devo recuperarlo assolutamente

  2. “Un drogato convinto troverà sempre un modo di farsi,puoi parlargli per anni interi ma non lo convincerai mai a smettere…sarà fumo,sarà whiskey,o sarà un colpo alla testa,ma troverà sempre un modo per poter far fronte all’angoscia della vita quotidiana,a cominciare dall’allacciarsi le scarpe”

    La battuta di Bob, racchiude pienamente il senso del film.

    Il paragone con Trainspotting non regge, nonostante il tema, le differenze sono notevoli.

    Grandissimo il cameo di William Burroughs nella parte del prete tossicomane.

    Bravissimo Dillon e mutanda la Lynch (all’epoca mi fece un sacco di sangue… ;-P)

    Byez

  3. Concordo con il mutanda, il paragone con Trainspotting era solo nella tematica del film…Per il resto concordo, bellissima la citazione!

  4. Van Sant è un regista che ho (ri)scoperto recentemente…questo mi manca e mi incuriosisce molto…tanto sono tutt’altro che bigotto…^^

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