Four brothers

REGIA: John Singleton
CAST:
Mark Wahlberg, Tyrese Gibson, André Benjamin, Garrett Hedlund.
ANNO: 2005

TRAMA:

Una signora aiutante dei più deboli e degli emarginati, viene assassinata durante una rapina in un supermarket. I suoi quattro figli adottivi, due bianchi e due di colore, tenteranno in tutti i modi di scoprire la verità e di vendicarsi della loro madre.

 


ANALISI PERSONALE

Four brothers, del regista di Boyz N the Hood e, ahimè, di 2 fast and 2 furious, è un film sull’amore e sulla vendetta. L’amore che lega dei figli alla propria madre o dei fratelli tra di loro, l’amore che va al di là e che, anzi, si rafforza quando passa tra le avversità e le difficoltà, l’amore che unisce e rende più forti coloro che sono costretti a lottare per sopravvivere. Four brothers è anche un film drammatico basato sulla vendetta e sulla violenza e quindi, non mancano l’azione, la suspance, le sparatorie, gli inseguimenti, ecc…Mescolando abilmente tutte queste componenti avremmo avuto un piccolo capolavoro, in questo caso ci troviamo di fronte ad un film abbastanza godibile, di certo non brutto che non fa storcere il naso. Il tutto poteva essere trattato molto meglio e meno forzatamente, ma si sa la perfezione non è di questo mondo, almeno non sempre.

Il film comincia con la sequenza al supermarket in cui viene uccisa la signora benefattrice, senza però che ci venga mostrato (assistiamo agli spari guardando dall’esterno del supermarket). Subito dopo vediamo sfrecciare uno dei quattro fratelli (un Mark Wahlberg in grande spolvero che spicca su tutti gli altri attori protagonisti), su un auto diretto al funerale della madre che non vedeva da anni. I quattro fratelli in un certo qual senso sono molto diversi tra loro, e guarda caso, nessuno di loro è uno stinco di santo. Abbiamo Bobby (appunto Mark Wahlberg), un mezzo delinquente scomparso da anni da Detroit (città nella quale è ambientata il film); poi c’è Jerry (interpretato a sorpresa discretamente dal cantante Andrè 3000 degli Outkast), sposato con figli che cerca di condurre una vira retta, senza però riuscirci al 100%; Angel arruolato nei Marines e innamoratissimo di una ragazza non proprio ortodossa; e infine il più piccolo Jackie che suona la chitarra e vuole diventare una rockstar, l’unico che ancora viveva con la madre.

A decidere di volersi vendicare della donna è proprio il più scapestrato di tutti, cioè Bobby che troverà subito l’appoggio di Angel e Jackie e la riluttanza, invece, di Jerry che vuole pensare alla sua famiglia e vuole aprire un’attività per risollevarsi dai suoi problemi economici.

Il film si presenta molto interessante sin dall’inizio: al di là della storia principale e del filone portante del film che è quanto di più scontato ci si potesse aspettare, e cioè la vendetta in seguito alla morte di una persona cara; quello che più colpisce è il contorno, la psicologia dei personaggi, il rapporto fraterno unico che c’è tra i quattro protagonisti nonostante siano adottati e non si vedano da anni.

“Voglio fare un brindisi. A Evelin Mercer. La madre migliore che quattro bastardi degenerati potessero mai avere”.

All’interno del film non ci viene fatto mancare proprio niente, neanche i momenti divertenti, come quando Angel corre nella notte a recuperare la sua “Vida Loca”, nel letto di qualche altro uomo, o quando Angel e Jerry fingono di inscenare una lotta, o quando la stessa “Vida Loca” non fa altro che bisticciare e litigare con Bobby e creare casini al “gruppo”. Alcuni di questi momenti sono stati graditi, e hanno inoltre accentuato il bel rapporto tra i fratelli, ma molti altri li ho trovati inadeguati e poco consoni allo svolgimento della trama e al contesto del film.

Una scena molto interessante ed emozionante è quella in cui i quattro fratelli si riuniscono a tavola per la cena del ringraziamento ed ognuno di loro ha un ricordo dolce e sereno della propria madre. L’unico a non vederla a capotavola è Bobby, forse perché troppo intento a fomentare odio verso gli assassini e a meditare vendetta, piuttosto che a ricordare ed onorare la memoria di sua madre.

 

 “Metà dei poliziotti di questa città è corrotta. Credi che all’altra metà gliene freghi un cazzo di un’altra rapina?”.

 

Un’altra scena particolarmente emozionante e ricca di pathos è quella in cui i quattro fratelli, nel corso delle loro “indagini”, riescono a visionare il filmato del supermercato che riprende l’uccisione della loro madre. I quattro non riusciranno a trattenere le lacrime, e forse neanche lo spettatore. Dal filmato, inoltre, appare chiara una cosa: l’assassinio a sangue freddo di Evelin non era affatto un “incidente di percorso”, ma era stato calcolato. Da questo momento in poi Bobby e compagnia, decidono di cercare non solo i due rapinatori, ma anche il mandante dell’assassinio. A trovare i primi due non ci metteranno molto, come non ci metteranno neanche molto a farli fuori. La parte difficile sarà riuscire a trovare il boss, il mandante.

Inizia, quindi, la corsa contro il boss tra suspance, violenza e adrenalina a tutta forza, come quando Bobby, Angel e Jackie (Jerry si assenta spesso perché deve accompagnare le figlie in palestra), rincorrono quello che sembra essere l’unico testimone del fatto, in un condominio per poi gettarlo, accidentalmente, fuori dalla finestra. Alla fine della fiera, comunque, i fratelli riusciranno a scoprire il mandante e a vendicarsi di lui. Nel frattempo però altre magagne verranno a galla, come quella del mogio Jerry che nascondeva dei legami col boss e che aveva intascato l’assicurazione sulla vita di Evelin, un’assicurazione di ben 400.000 dollari. Questi soldi, comunque, alla fine verranno utilizzati per portare a termine la vendetta e per costruire tutti insieme l’attività per la quale Jerry era stato costretto ad “imparentarsi” con i delinquenti del posto. Non mancheranno i poliziotti corrotti e quelli eroici, come non mancheranno i delinquenti spietati e quelli di cuore. Insomma, un po’ troppa carne al fuoco. Ci sono, infatti, alcune scene di troppo che a mio avviso hanno peggiorato la qualità della pellicola, come quella del boss che costringe un suo scagnozzo e, in seguito a lamentele, anche la sua donna, a mangiare da terra come i cani.

Verso la fine del film i quattro fratelli verranno coinvolti in una terribile sparatoria. In genere io non amo molto le sparatorie, prima di tutto perché non riesco mai a capirci niente, ma devo ammettere che in questo caso tutta la scena è stata abilmente costruita e tiene in tensione per tutto il tempo, oltre ad essere altamente commovente proprio perché il piccolo Jackie ci mette le penne tra urla strazianti rivolte al fratello maggiore Bobby.

 

Alla fine scopriamo anche che la povera Evelin era stata assassinata proprio perché era andata dal boss a lamentarsi del fatto che teneva in pugno suo figlio Jerry e ad intimarlo di lasciarlo in pace. Il boss non aveva gradito l’atteggiamento della donna ormai diventata scomoda, e l’aveva fatta fuori.

Di aspetti negativi ce ne sono, ad esempio l’ultima parte diventa alquanto ripetitiva e noiosa, con i quattro fratelli che sembrano diventati i cavalieri dell’apocalisse che si vendicano di tutto e di tutti coloro che gli si parano davanti, ma tutto sommato l’impalcatura del film regge e gli aspetti positivi non mancano di certo. La scena finale, inoltre, non è male, con Bobby, che compiuta finalmente la sua vendetta, riesce ad avere il ricordo e la dolce memoria della sua amatissima madre.

“Sarà morto?”
“No, non è morto. E’ solo sfottuto”.

Il film alterna momenti di riflessioni a momenti d’azione, come l’irruzione di Bobby, Jackie e Angel ad una festa per riuscire a trovare il testimone dell’uccisione della madre. Molte scene come questa riescono a tenerti con gli occhi incollati allo schermo, sia per l’alto livello recitativo, merito soprattutto di Mark Wahlberg, sia per l’impatto visivo vero e proprio che le contrassegnano.

Inoltre, il film non è tecnicamente perfetto ma ha delle buone qualità, tra cui delle belle ed adeguatissime atmosfere cupe e torbide, una sceneggiatura molto veloce, ricca di dialoghi fitti e molto coloriti che sfociano quasi nel folcloristico, riuscendo a rappresentare in maniera adeguata e mai esagerata un piccolo mondo, un cosiddetto micromondo. La cosa che più mi ha colpito però, è la colonna sonora. In genere da questo tipo di pellicole, con questo tipo di trama, di protagonisti, di ambientazione ci si aspetta la solita, tamarra trita e ritrita colonna sonora dalle tinte rap e hip hop, invece, in questo caso, sono stata felicemente sorpresa di ascoltare per la maggior parte del film note eleganti ed intense di blues e soul, passando per Marvin Gaye o addirittura per i Jackson Five.

 
Four brothers è un film drammatico, ma anche un film d’azione, un film corale e a tratti se non comico, leggermente divertente. Four brothers, è però soprattutto un film d’amore o per meglio dire sull’amore e sulla vendetta, quella disperata e sofferta. Non è di certo un capolavoro ma è un film che si fa vedere senza troppi problemi.

Consigliato a chi ama l’azione e le sparatorie, ma anche dei contenuti.


Regia: 6
Sceneggiatura: 7
Recitazione: 7
Fotografia: 6
Colonna sonora: 7
Ambientazione: 7
Voto finale: 6,5

“Ma secondo te chi poteva voler uccidere la donna più dolce del mondo?”.



CITAZIONE DEL GIORNO

Il problema non e’ quante persone io abbia ucciso, ma quanto vada d’accordo con quelle ancora vive. (Jimmy Tudeski in "FBI: Protezione testimoni")


LOCANDINA

 

6 commenti su “Four brothers

  1. Si, ma nn credere chissà che, come storia è trita e ritrita oltre ad essere scontatissima…però è il contorno che nn è per niente male ^_-

  2. Anche io lo credevi il solito western metropolitano, invece l’ho apprezzato molto soprattutto la prima parte, quando viene focalizzata l’attenzione sui fratelli e il loro rapporto affettivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.