Fury




REGIA: Brian de Palma

CAST: Kirk Douglas, John Cassavetes, Amy Irving, Andrew Stevens

ANNO: 1978

 

TRAMA:

 

Robin è un ragazzo con dei poteri paranormali. Suo padre, Peter, cerca di rendergli la vita più normale possibile, solo che sulla sua strada si pone il suo migliore amico, Ben, che gli sottrae il figlio per fare delle ricerche sulla sua mente e sfruttare i suoi poteri. Peter farà di tutto per ritrovare Robin e si farà aiutare da un’altra ragazza con poteri paranormali che sembra avere contatti telepatici proprio con suo figlio.

 


ANALISI PERSONALE

 

Sicuramente non uno dei migliori in assoluto del grandissimo regista-artigiano, che ha saputo sfornare molti capolavori e altri cosiddetti film “minori”. Se prendiamo in esame tutta la sua filmografia, molto probabilmente questo film andrebbe a finire nella categoria di quelli “minori”, anche se in realtà è girato come solo de Palma sapeva girare e contiene degli elementi veramente molto interessanti. Quello che “inficia” la qualità complessiva della pellicola è il ricorso ad una serie di registri narrativi forse non perfettamente amalgamati (si va dalla spy-storie, all’action-movie, senza tralasciare il fantastico e l’horror) e soprattutto un finale un po’ troppo rocambolesco e fracassone. Impossibile, però, non godere dell’interpretazione del grandissimo Kirk Douglas nel ruolo dell’eroe senza macchia che lotta per ritrovare il proprio figlio e del sornione John Cassavetes, cattivo che rimane impresso nonostante l’impassibilità delle sue espressioni facciali e corporee. Tra i due è lotta aperta: il cattivo vuole sfruttare i poteri paranormali di Robin senza preoccuparsi delle conseguenze sulla sua psiche; il buono suo malgrado sarà costretto a “sfruttare” alcune persone per ricongiungersi col figlio, anche se l’effetto non sarà propriamente quello sperato.

Il motivo ricorrente della filmografia di de Palma è qui presente e cioè gli effetti del video sulla mente umana. A Robin, per convincerlo a farsi studiare e ad utilizzare a pieno i suoi poteri, vengono fatti vedere video della finta morte di suo padre. Solo così il ragazzo si convincerà a pernottare nella lussuosa clinica gestita da Ben e da altri loschi figuri. Ma se vogliamo, la vera protagonista del film è la giovane Gillian, che improvvisamente si rende conto di avere dei poteri paranormali: quando è in stato di forte tensione, toccando chi le sta vicino lo fa sanguinare. Ben presto verrà ricoverata in una clinica dove si studiano questi fenomeni e dove era stato ricoverato per breve tempo anche Robin, prima di essere “passato in consegna” a Ben. Qui la ragazza avrà modo di rendersi conto, tramite alcuni flashback che attraversano la sua mente, di ciò che è realmente accaduto a Robin e di quelli che sono i reali intenti di coloro che si prendono cura di lei o che dovrebbero farlo.

Il film, inizialmente incentrato più sugli inseguimenti tra Ben e Peter (uno vuole ritrovare suo figlio, l’altro vuole sbarazzarsi dell’amico che disturba i suoi progetti), girati in maniera magistrale, tanto da coinvolgere oltremodo lo spettatore (esemplare l’inseguimento notturno tra Peter a bordo della macchina nuova di due poveri poliziotti e gli scagnozzi di Ben che, nonostante siano in numero superiore, si fanno fregare alla grande), man mano si concentra sulla figura della ragazza e sull’esplicazione dei suoi poteri (impressionante la scena in cui dopo aver passato dei bei momenti con la dottoressa che si prende cura di lei, in seguito ad un’altra delle sue visioni, la porta a sanguinare dagli occhi, dalla bocca, dal naso). Infine, dopo aver esplorato le caratteristiche della ragazza, si arriva all’unione più o meno forzata tra lei e Peter per ritrovare Robin, ormai totalmente “ipnotizzato” e cambiato e per cercare di portarlo in salvo. Il finale, dunque, si concentra tutto su questo obiettivo che sarà difficile da portare a termine, dato che il ragazzo ha ampliato notevolmente la sua forza fisica e non riesce più a controllare i suoi istinti. Ed è così che vedremo persone fatte roteare per la stanza fino a morire dissanguate, altre scaraventate dalle finestre e altre fatte scoppiare in milioni di pezzi. Una sorta di esagerazione che cozza un po’ con la sobrietà e l’eleganza mantenuta dalla pellicola per l’intera durata. Un finale fin troppo drammatico e splatter che mal si confà con il tono a volte anche ironico del film (basti pensare alla sequenza in cui Peter in fuga da Ben si rifugia nell’appartamento di due signori che si prendono cura di un’anziana signora, che sarà l’unica ad accogliere l’intruso in maniera gentile e ad appassionarsi alla sua storia). Molto ben fatta, anche se forse un po’ troppo calcata, la sequenza al ralenti in cui Gillian riesce a scappare dalla clinica senza però riuscire ad evitare un grosso sacrificio. Grande punto di forza della pellicola, oltre agli attori protagonisti e alla grande regia, è sicuramente la fotografia e la colonna sonora, altri elementi fondanti e portanti del cinema di de Palma. A conti fatti, tralasciando difetti ed esagerazioni, perdonabili ad un regista che solitamente sforna solo film straordinari, Fury può essere considerato a tutti gli effetti un buon film che non dimentica di sottolineare alcuni dei topoi cari al cinema del regista-artigiano, come ad esempio la lotta tra bene e male e il non sempre preciso e definito confine tra le due entità.

 

VOTO: 7,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Oh oh, ho sentito tirare la catena del cesso… mi sa che qualcuno ha fatto lo stronzo. (da "Ace Ventura: l’acchiappanimali")

 


LOCANDINA

 

8 commenti su “Fury

  1. Se penso a quello che per me è il regista-artigiano per eccellenza, il grande John Carpenter, ametto che a parte qualche raro caso non ho mai trovato che De Palma sia a questi livelli.

    Ma non è detto che rivedendoli ora possa cambiare anche idea, è già successo i passato.

  2. Ma che bel film! Per me è diventato negli anni un piccolo “cult”; lo considero uno dei film più sottovalutati del regista. E il fatto che mescoli tanti generi in uno strano pastiche, più che il punto debole è invece l’aspetto affascinante del film. Due parole su De Palma: un grandissimo artigiano, sono d’accordo con te, anche se secondo me ha la pecca di essere spesso troppo “tecnico”, quasi compiaciuto, e questo nuoce a tantissimi suoi film che proprio per questo motivo, secondo me, non riescono a diventare dei capolavori.

  3. Cine, anche io adoro moltissimo Carpenter, però non si può dire che de Palma non sia un grande regista, almeno secondo me…

    Verdoux, bè sinceramente non è tra i miei preferiti di de Palma, però lo reputo sicuramente un ottimo film.

  4. Anche per me non è da considerare tra i suoi migliori film. Non pessimo perché traspare sempre la regia di De Palma che, insomma, non è l’ultimo arrivato, ma che ha senz’altro fatto di meglio.

  5. Bè è lecito che in una filmgrafia ricca e succulenta come quella di de Palma, possa esserci qualche film “minore”, considerando anche che secondo me questo, indipendentemente dagli altri film del regista, rimane comunque un buon film. Il suo peggiore per ora secondo me rimane Cadaveri e compari.

  6. Effettivamente è un po’ che non vedo questo film ma mi ricordo molto bene una certa attenzione alle inquadrature sui dettagli, e mani, le gocce di sangue. Ricordavo John Cassavetes, Kirk Douglas però lo avevo dimenticato 🙂

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