Goodbye Lenin

REGIA: Wolfgang Becker
CAST: Daniel Bruhl, Katrin Saß, Culpan Nailevna Chamatova, Maria Simon, Florian Lukas, Alexander Beyer
ANNO: 2003

Alex, giovane “rivoluzionario” berlinese che si oppone alla DDR, vive con una sorella un po’ svampita, una nipotina appena nata e una mamma fedelissima al regime socialista, la quale finisce in coma a causa di un infarto provocato proprio dalla scoperta delle idee politiche del figlio durante una parata. Durante gli otto mesi di dormienza della donna, il muro di Berlino viene abbattuto e la DDR crolla con esso. Al risveglio della madre, Alex decide di nasconderle il nuovo regime sempre più occidentalista e consumista e costruisce per lei un’illusoria DDR, perché qualsiasi dolore o shock potrebbe esserle fatale.

Commedia dolce-amara con venature per forza di cose politiche, Goodbye Lenin colpisce per la sua leggerezza e al tempo stesso per la sua intensità di contenuti, ben comunicati con freschezza e contemporaneamente profondità. I momenti comici e persino grotteschi, infatti, sono ben amalgamati con quelli più toccanti e commoventi in una parabola che è un vero e proprio percorso di formazione per il giovane protagonista. Alex, infatti, allestisce una finta DDR, sì per il bene della madre debole di cuore, ma inconsciamente per se stesso, in una costruzione di un’identità politica ben precisa, lontana dagli schermi precostituiti. I trucchi a cui ricorre per tenere in piedi il suo teatrino, dai finti Tg girati e montati all’amico con velleità registiche alla Kubrick, all’utilizzo dei vecchi vestiti, fino alla richiesta di connivenza dei vecchi compagni di partito della madre, testimoniano con semplicità e immediatezza il senso di spaesamento provato da una società colpita da un cambiamento epocale. E  Goodbye Lenin è in grado di non soffermarsi su assolutismi o qualunquismi, mostrando luci e ombre di questo cambiamento e raccontando soavemente lo smarrimento di un popolo rendendo appieno il valore metaforico di quel muro e la divisione sociale, culturale e politica che aveva creato tra le due Berlino, tra due mondi invasi da influenze opposte, quella americana e occidentale da un lato e quella sovietica e socialista dall’altro. Altro punto di forza dell’opera sono gli attori tutti molto credibili e coinvolgenti, chiamati ad interpretare personaggi deliziosi e particolari, ma mai eccessivamente sopra le righe. Decisamente emozionante, poi, il ricongiungimento con un padre passato anni prima dall’altra parte del muro e mai rivisto. Padre che quindi è metafora dell’ovest e che si contrappone alla madre simulacro dell’est. Contrapposizione che alla fine del percorso di formazione di Alex si trasforma in unione, andando a sancire definitivamente la fine di un cammino fatto di piccole illusioni e grandi consapevolezze. Accompagnato dalle note di Yann Tiersen e da alcune immagini iconiche di grande effetto (la “dipartita” della statua di Lenin, un enorme poster della Coca-Cola che viene srotolato su un palazzone, i pupazzetti mandati sullo spazio dal cosmonauta che Alex adora), Goodbye Lenin è una visione che ci induce a sorridere, a ricordare, a riflettere e soprattutto a desiderare un posto migliore in cui vivere, veritiero o illusoria che sia.

Pubblicato su www.ithinkmagazine.it

 

 

 

 

7 commenti su “Goodbye Lenin

    1. meraviglioso piccolo capolavoro….pieno di ricordi di un periodo dove si dovevano dire bugie a chi aveva riempito le nuove generazioni di bugie, pur di non farli soffrire…

  1. Film della mia vita insieme a Le Onde del destino,per motivi diversissimi.Questo però lo devo vedere tutti gli anni.Visto al cinema,sul finale,c’era un altro spettacolo assai commovente:io e altri comunistacci -quelli che sostengono il socialismo reale-in lacrime ,profondamente commossi.Manco nei film di Boris Barnet,si osava tanto-parlo di noi tovarisc commossi.
    Guarda non riesco nemmeno a darti un giudizio critico,visto che parliamo di amore e vita.E che inno meraviglioso aveva la ddr,cercalo va!

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