Gran bollito

REGIA: Mauro Bolognini
CAST: Shelley Winters, Max von Sydow, Renato Pozzetto, Alberto Lionello, Mario Seccia, Antonio Marsina, Milena Vukotic, Laura Antonelli, Liù Bosisio
ANNO: 1977
 
Lea, meridionale verace, si trasferisce al Nord per gestire un botteghino del lotto insieme al marito. A causa di una serie lunghissima di aborti, è morbosamente legata al suo unico figlio Michele, che ritiene di tenere legato a sé facendo dei sacrifici, fino a scegliere come vittime alcune delle sue nuove amiche.
 
Ispirato alla storia di Leonarda Cianciulli, la cosiddetta saponificatrice di Correggio, “Gran bollito” è un film di genere decisamente turbante e inquietante, ma al tempo stesso interessante e a tratti divertente. Una commedia grottesca con venature da thriller/horror riuscitissima in tutte le sue componenti ed equilibrata nei registri narrativi e stilistici, oltre che affascinante e perturbante anche dal punto di vista tecnico e soprattutto scenografico. A rimanere impresso su tutto, infatti, è l’ambiente costruito come vero e proprio proscenio per le uccisioni della protagonista. Un palco con sembianze teatrali, addirittura contornato da una sorta di sipario che alla fine della vicenda viene anche calato, metaforicamente e non, da un’altra protagonista molto importante, la serva “muta” che osserva l’orrore nell’incapacità di fermarlo (perfetta Milena Vukotic in questo ruolo apparentemente marginale).
L’orrore di cui parliamo è un estremo amore materno, con contorni morbosi e quasi cannibaleschi, oltre che leggermente incestuosi, che contraddistingue una madre del tutto decisa a tenersi per sé l’unico figlio che una “natura matrigna” le ha voluto concedere. Per tenere lontano il caro Michele dalle tentazioni femminili, in questo caso incarnate da una bellissima Laura Antonelli, e dai pericoli della guerra imminente, con il rischio del richiamo nell’esercito, Lea, così si chiama la protagonista ricordando la fierezza e la forza di una leonessa, decide di fare affidamento alla morte. Con la morte scaccia la morte, di questo è convinta la donna, che sceglie come vittime sacrificali tre amiche, ironicamente e magnificamente interpretate da un ottimo tris di attori maschili, costituito da Max von Sydow, Renato Pozzetto e Alberto Lionello. La genialità del regista, poi, sta nel fatto che queste tre “presenze filmiche”, anche dopo la loro morte per mano della brutale accetta di Lea, la mastodontica Shelley Winters, tornano a fare la loro comparsa sullo schermo, questa volta non più come vittime femminili, ma come veri e propri “carnefici” maschili.
Sacrifici umani, saponi e dolcetti fatti di ossa e sangue, cadaveri letteralmente bolliti in enormi calderoni sono gli elementi preponderanti di questa pellicola decisamente coinvolgente che stupisce non soltanto per i suoi contenuti, ma anche per la bellezza dei dialoghi, la struttura della sceneggiatura, il tratteggio di ogni singolo personaggio, ognuno credibilmente e piacevolmente interpretato dal cast di ottimi attori, e la colonna sonora composta da Enzo Jannacci, che affida anche un brano alla splendida voce di Mina.
Pur non prendendosi mai troppo sul serio, Bolognini con perizia e precisione ci restituisce un ritratto umano oltremodo sfaccettato e a tratti imperscrutabile, senza però nessun intento pedagogico o di indagine psicologica. Del resto l’avvertenza di apertura di quest’opera è sicuramente esaustiva: “Questa è una storia che non trova spiegazioni di tipi psicoanalitico o sociale. E’ il mistero della follia non individuale ma collettiva. Detto di passaggio, è la favola della umanità che nella storia si realizza attraverso mostruosi massacri subito dimenticati”.
E’ chiaro che il parallelismo tra i massacri di Lea e quelli che poi la guerra in questione porterà a galla è uno degli snodi centrali dell’intera pellicola, dal momento che si parla sì di una favola, ma di una favola decisamente nera che racconta, come suddetto, molti misteri, tra i quali quelli della mente umana quando è trascinata da sconfinate passioni, come nel caso della madre protagonista del film, ma anche quando è inebriata da sogni di gloria, potere, onnipotenza e vanagloria, come nel caso dei protagonisti della guerra e del conseguente Olocausto. Non vogliamo, infatti, credere che sia una caso  il fatto che la donna susciti sospetti nelle vicine (tra le quali l’altra signora Fantozzi, Liù Bosisio), proprio in seguito al fumo nero causato dalla preparazione del sapone fatto con i corpi delle sue vittime. Della serie, insomma, che ogni riferimento ad avvenimenti o persone realmente esistiti è puramente casuale. O forse no.

Pubblicato su www.livecity.it

6 commenti su “Gran bollito

  1. questa è una delle pellicola più interessanti mai fatte in Italia.Non vuol dire perfetta o altro,ma raramente  si è fatto cinema in questo modo.Usando gli stessi attori come vittime sacrificali prima e poi come uomini di ordine e legge,mischiando grottesco tipicamente italiano e momenti di grande tensione e orrore.L'ho visto da bambino perchè c'era Pozzetto,non ho dormito tutta la notte ,che spavento!
    Davvero una notevolissima pellicola.Bolognini ha diretto anche altri grandi film,consiglio La Viaccia con Belmondo

  2. Anch'io ho visto questo film quest'anno perchè appunto c'è Renato Pozzetto…..
    penso che obiettivamente sia un bel film ma non è per tutti!
    Ovvero il primo tempo è coinvolgente per qualche spettatore ma non credo per la maggior parte degli spettatori….
    il film nel primo tempo è molto lento e solo dopo il primo omicidio il film va un pò più veloce e li diventa coinvolgente……
    Bravi gli attori, direi su tutti la protagonista, Von Sidow e Lionello!
    A me non fa impazzire questo film, dipende molto dai gusti in questo caso….molto……
    Buon weekend!

  3. Se mi tiri fuori questa roba, film degli anni '70 che non avevo mai, dico mai sentito nominare, con Pozzetto, Lionello e Von Sidow, il palco, etc, mi tocca aspettare che lo facciano in tv.

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