Gretel e Hansel: spezzare le catene dei ruoli sociali e familiari imposti per affermare se stessi

Gretel e Hansel vivono soli con la madre che non riesce più a sfamarli, cadendo in una spirale di follia, fino ad arrivare a cacciarli di casa e a lasciarli soli nel bosco. I due, dopo aver fatto incetta di funghi allucinogeni e aver vagato per un po’ alla ricerca di un rifugio, si imbattono in un’abitazione piena di leccornie, in cui un’anziana signora li accoglie, anche se nasconde degli oscuri segreti…

La fiaba dei fratelli Grimm, ovviamente, la conosciamo tutti e non è la prima volta che qualcuno decide di trasporla per il grande schermo. Stavolta, però, siamo dalle parti dell’horror vero e proprio, genere che ben si confà alla natura macabra che in realtà la storia di questi due fratelli nasconde tra le righe.

Al timone abbiamo Oz Perkins, già autore dell’inquietante e riuscito Sono La Bella Creatura Che Vive In Questa Casa, che si affida per la riuscita di quest’opera ad una fotografia che dona agli ambienti (sia ai boschi negli esterni sia all’abitazione della strega malefica negli interni) la giusta aurea di incombenti presagi che sembrano aleggiare nell’aria, facendo subodorare un terrore sotteso, nascosto tra gli alberi o tra le quattro mura della casa, in egual misura.

E ovviamente Perkins non si affida solo a questo, ma anche e soprattutto all’interpretazione delle due attrici protagoniste, in realtà non così diverse tra loro, due facce della stessa medaglia, fatta di opposizione ai ruoli e agli obblighi preimpostati dalla morale patriarcale e di voglia di spezzare le catene dell’asservimento familiare e sociale, per poter esprimere se stesse in tutto e per tutto. Una storia che parla di empowerment al femminile quindi, con la vecchia strega che ha attuato i suoi metodi per riuscire nell’intento e con la nostra Gretel che, seppur guidata dall’anziana con le dita nere, riesce a trovare un nuovo modo, diverso dal precedente, ma altrettanto efficace.

Gretel e Hansel, quindi, porta alla luce in maniera impressionante tutto il marcio che in realtà si cela all’interno della fiaba, con il racconto del degrado sociale e familiare che ha dei contorni quasi “scabrosi” e con l’esplicazione del concetto di sacrificio richiesto in cambio di un “dono” ricevuto da altri, dono che potrebbe rivelarsi solo apparente, celando richieste inimmaginabili come ritorno. Inutile dire che, a partire dal titolo, Hansel in realtà è solo un “peso” narrativo all’interno della storia, così come è un “peso” per la sorella costretta a prendersi cura di lui, fino a quando non capirà che deve appropriarsi di se stessa come persona e non essere più solo una sorella o una figlia.

E se in certi punti questo percorso di formazione viene palesato fin troppo didascalicamente dai dialoghi (mentre giocano a scacchi, la strega dice ad Hansel: “The king is afraid. And he should be. Because the queen can do whatever she wants”, ma ci sono molti altri esempi), in altri momenti l’impalco suggestivo messo su dal regista funziona alla grande e ci trascina a viva forza nell’orrore che la giovane Gretel deve vivere per arrivare ad avere una sua individualità.

Per certi versi, inoltre, Gretel e Hansel ricorda, per forza di cose, The Witch di Robert Eggers, anche se non riesce ad avere lo stesso fascino ambiguo e l’intensità quasi filologica con cui veniva ripreso un determinato linguaggio e descritto un particolare periodo storico, fatto di superstizioni, riti quasi ancestrali e simili. Ma nonostante questo siamo comunque dalle parti del folk horror con punte di coinvolgimento molto alte, fino ad arrivare al fulcro della questione senza grandi sorprese, ma con una sorta di naturalezza che ci porta a vivere il percorso di affrancamento che segue Gretel, ribellandosi agli “abusi” del patriarcato, lasciando però intatti gli affetti, spezzando, quindi, soltanto le catene dei ruoli imposti da altri e proseguendo a suo modo nell’affermazione di se stessa.

4 commenti su “Gretel e Hansel: spezzare le catene dei ruoli sociali e familiari imposti per affermare se stessi

  1. Detto fatto, sei partita subito per la casetta nel bosco anche tu, bene, mi sento un po’ colpevole di averti spinta nel bosco ma sono contento che tu abbia apprezzato il film 😉 Cheers

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