I giorni dell'abbandono

REGIA: Roberto Faenza

CAST: Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Alessia Goria,
ANNO: 2005

TRAMA:

Il matrimonio di Olga e Mauro è ormai in dirittura d’arrivo. Lui ha trovato un’altra donna, molto più giovane di sua moglie e, una volta scoperto, va via di casa. Lei rimane sola con due figli e un cane da accudire. L’ossessione per la scoperta dell’identità dell’amante unita al dolore per l’abbandono del marito, portano Olga verso una spirale di dolore che la inghiottisce fino a farle perdere il senso della realtà.





ANALISI PERSONALE

In una Torino quasi decontestualizzata, si svolge la storia di questa donna che combatte per tornare alla realtà. Tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, I giorni dell’abbandono è una parabola sul dolore e su come questo possa ridurre all’osso la persona che ne viene colta. In questo caso si tratta di una donna rimasta sola, senza amore del suo tanto adorato e idealizzato marito. “Una donna senza amore è già morta da viva”, recita Margherita Buy nel corso del film. Dissentendo da questa affermazione, possiamo ammettere di trovarci di fronte ad un prodotto discreto, ben fatto e in alcuni punti (salvo qualche espediente discutibile) davvero emozionante.
Olga (Margherita Buy) ha 35 anni, fa la traduttrice, ha due figli e odia le costanti pressioni di sua madre che vive all’estero e che la incita ogni giorno ad andare a trovarla con la sua famiglia. Mauro (Luca Zingaretti) è un ingegnere, è affezionatissimo al suo cane Otto, dà ripetizioni a due ragazzini ed odia il vicino di casa Daniel (Goran Bregovic) che lui chiama “zingaro”. Capiamo subito che Mauro ha una relazione extraconiugale, ma non trova il coraggio di ammetterlo con sua moglie alla quale dice di avere un “vuoto di senso” e per questo ha bisogno di rimanere da solo. Olga inizialmente abbocca e tenta di riconquistare l’amore di suo marito. Quando però un’amica le fa notare che molto probabilmente Mauro ha un’amante, Olga decide di passare all’attacco e di scoprire a tutti i costi l’identità di chi le ha portato via il marito. Questa diventa quasi un’ossessione, tanto che Mauro arriva a non presentarsi più neanche per i suoi bambini, le ruba gli orecchini di sua madre che aveva regalato a lei per regalarli alla sua amante, non risponde al telefono e via dicendo.
Per Olga questo sarà l’ennesimo colpo alla sua salute mentale. Comincerà a trascurarsi e a trascurare la casa, i figli, il cane. Smetterà di uscire, di lavarsi, di vestirsi se non con delle sudice tute e ad occuparsi delle faccende di casa e del piccolo Gianni sarà la sua bambina Elisa.
Quando ormai le risulta chiaro il non ritorno di suo marito, Olga decide di passare al contrattacco e finge con lui di avere una relazione sessuale con Daniel il vicino musicista e per rendere più veritiera la sua menzogna si reca nel suo appartamento di notte, donandoglisi come non aveva mai fatto neanche con Mauro, per poi accorgersi del suo grande errore e scappare via senza dire una parola. Daniel non ce la farà a sopportare il dolore per l’indifferenza di quella donna di cui si è innamorato e quindi traslocherà senza neanche salutare.
Nel frattempo per mandare avanti la “baracca” continuerà a svolgere il suo lavoro di traduttrice, ma inconsciamente comincerà a scrivere della sua stessa vita (suggestionata dalla storia della “poverella” che sua madre le raccontava quando era piccola). Quando il suo editore le farà notare del suo enorme “sbaglio”, Olga si licenzierà e continuerà a scrivere per davvero il suo romanzo, continuando a trascinarsi nella sciattezza e nell’indifferenza di tutto quello che le sta intorno, compresi i suoi figli, fino a quando il piccolo Gianni la notte di Capodanno non si sentirà molto male e non rischierà la vita per colpa sua, rimasta intrappolata in casa dopo aver rotto la serratura della porta d’ingresso.

Sarà forse questo il punto di rottura con questo completo estraneamento dalla realtà. Finalmente Olga comincerà ad uscire dal vortice del dolore e abbandonerà per sempre i suoi giorni dell’abbandono (doveroso il gioco di parole), cominciando a guardare il mondo e chi le sta intorno con occhi nuovi, compreso il caro, timido e dolce musicista Daniel.
Partendo da una soggetto scarno e a tratti scontato, Faenza riesce a tingere a dare un taglio originale al suo film, affidandolo alle doti tragicomiche della Buy che dà vita ad un personaggio molto complesso ma magistralmente interpretato. Olga è una donna sull’orlo della crisi di nervi, che decide forse inconsciamente di non curarsi più di nulla e di nessuno, di lasciarsi vivere, senza reagire al fatto di essere rimasta sola. Attorno a lei una serie di figure come quella del marito, dei figli, dell’amica, del vicino di casa, della barbona che abita di fronte al suo condominio che sembra giudicarla ogni qualvolta esce di casa col pigiama. Barbona che costituisce sicuramente una figura metaforica che si contrappone alla figura della stessa Olga, inizialmente completamente opposta a questa donna ma che piano piano si va assimilando in tutto e per tutto a lei, tanto da poterne essere addirittura giudicata (anche se solo con lo sguardo). Figura che compare non appena Olga comincia a “trascurarsi” e che scompare magicamente una volta che comincia a risalire la china. Ma le metafore sono disseminate all’interno del film (e non tutte sono apprezzabili), dal ramarro che invade l’appartamento, alle formiche che si annidano in cucina, al cane Otto, alla storia della “poverella” (sicuramente la meno riuscita) e via dicendo.
I cliché non mancano e si fanno sentire pesanti soprattutto nei dialoghi tra Mauro e Olga, impregnati di luoghi comuni come quando lui le dice: “Tu sei troppo buona, io non ti merito” o come quando lei gli chiede cosa fa a letto con la sua amante (dialogo che ricorda lontanamente quello di Julia Roberts
e Clive Owen in Closer). Ma sono piccoli difetti che si sopportano e che vengono quasi cancellati dal risultato complessivamente soddisfacente della pellicola, accompagnata da una poetica e struggente colonna sonora firmata Goran Bregovic e nel finale anche Carmen Consoli, e contrassegnata da una buon livello recitativo con due attori protagonisti degni di nota. Certo la sceneggiatura incespica qui e lì e il finale è un po’ troppo telefonato, ma la sensazione che rimane alla fine della visione è quella di aver imparato qualcosa, grazie ad una storia comune a molte donne (ma sicuramente anche a molti uomini).

Regia: 7
Recitazione: 8
Sceneggiatura: 6,5
Fotografia: 6,5
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 7
Voto finale: 7

" questo caso si tratta di una donna rimasta sola, senza amore del suo tanto adorato e idealizzato marito. elatà

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 Mitch: "Hai notato che più invecchi e più esci con ragazze più giovani? Tra un po’ uscirai con uno spermatozoo". (Billy Crystal in "Scappo dalla citta’ ")


LOCANDINA


11 commenti su “I giorni dell'abbandono

  1. Bè Superga se proprio devi recuperare il cinema italiano (di cui ci sono stupendi esempi) non iniziare proprio con questo che è a malapena discreto…

    Io inizierei con Sorrentino (L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore, L’amico di famiglia), Crialese (Respiro, Nuovomondo), Garrone (L’imbalsamatore), Costanzo (In memoria di me), Giordana (I cento passi), Tornatore (Nuovo Cinema Paradiso). Ce ne sarebbero anche altri, ma io inizierei con questi ecco ^^

  2. ma vaaaaaaaaaa!!!!ti vedoooooooo!!!dopo un secolo e mezzo rivedo il tuo blog..prima c’era explorer che non mi faceva vedere una cippa ma finalmente ti vedoooo!tornerò a leggere e commentare appena ho un attimo..per ora lasciami finire il ballettino di gioia!a rileggerci finalmente!spero che anche tu riesca a raggiungere il mio blog..ciao!

    deneil

  3. Questo non l’ho visto. Ammetto la mia carenza sul cinema italiano di questi ultimi dieci anni. Dovrò decidermi a recuperare almeno i film più “importanti”. Ciao.

  4. Daneil che entusiasmo!! Mi lusinghi!! E soprattutto mi onori con la tua presenza nel mio blog ^^

    Luciano ti assicuro che negli ultimi dieci anni ne sono stati girati di film stupendi in Italia! ^_-

    Grazie mille Superga! Con Livecity va tutto a gonfie vele! Si pubblicano un sacco di mie recensioni oltre a tutti gli altri interessantissimi articoli!

  5. Un film più che interessante. Margherita Buy con questo lavoro (e soprattutto con l’ottimo "Lo spazio bianco") si conferma la "Signora del cinema italiano".

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