Categoria: SCENA

“L’infernale Quinlan” (tit. originale "Touch of evil")

Regia: Orson Welles / Anno: 1958 / Durata: 95' / Colore: B/N / Paese: USA

Quando la tecnica diventa narrazione

Storia di poliziotti e narcotrafficanti al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, con un capitano a dir poco sporco e corrotto che si muove sul filo dell’illegalità e delle intuizioni a convenienza o meno. Parliamo del capolavoro di Orson Welles, “L’infernale Quinlan”, dal tiolo originale ben più rappresentativo e suggestivo “Touch of evil”.

Un tocco che lo stesso Welles dimostra di possedere sin dalla primissima, storica e indimenticabile sequenza che apre la pellicola, stupendo per la sua straordinarietà e per la sua caratura qualitativa, narrativa, tecnica e formale.

Si parte col primo piano delle mani di un uomo che maneggiano un esplosivo, poi seguiamo l’ombra dello stesso per vederlo, infine, piazzare l’ordigno sotto un automobile. All’interno della stessa entra una coppia che, mettendo in moto l’auto, si immette nel traffico cittadino, con tanto di vigile a dirigerlo. Davanti ad essa, ferma ad un incrocio, passa un’altra coppia. Ora seguiamo l’uomo e la donna mentre passeggiano a braccetto fino ad arrivare al controllo della dogana, dove si fermano a chiacchierare proprio con la coppia in auto che nel frattempo gli si è accostata. Subito dopo, mentre si baciano rilassati assistono attoniti all’esplosione della vettura in questione.

Cosa ha di così ineguagliabile, allora, questa sequenza, accompagnata da una musica sudamericana e fotografata con uno splendido bianco e nero? La cosa sbalorditiva è che stiamo parlando di un piano sequenza! Un piano sequenza che ormai è storia. Un piano sequenza che non fu capito e apprezzato dai produttori all’epoca, intenti a rendere fruibile alla massa la pellicola, piuttosto che a diffondere l’arte e la sua grandiosità. Un piano sequenza che quindi fu deturpato della sua reale natura e accompagnato da fastidiosi titoli di testa che ne offuscarono l’enorme grandezza. Un piano sequenza che lascia a bocca aperta non solo perché lampante dimostrazione dell’enorme talento registico di Welles, ma anche e forse soprattutto per la forza visiva che esso possiede.

E’ questa, quindi, una delle scene più spettacolari della storia del cinema, pur non essendo contrassegnata dall’uso di effetti speciali o spettacolarizzazioni di sorta, ma soltanto dall’immensa capacità di Welles di riuscire a piegare il mezzo cinema ad ogni suo volere.

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