Il curioso caso di Benjamin Button




REGIA: David Fincher

CAST: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Taraj. P. Henson, Jason Flemyng, Julia Ormond

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Vita morte e miracoli di Benjamin Button, uomo nato in circostanze curiose, destinato a ringiovanire col passare degli anni. Nato già vecchio nel corpo di un neonato, Benjamin diventa ogni anno più giovane nel corpo e più vecchio nello spirito. Numerose le esperienze di vita che si ritroverà ad assaporare, sia in senso positivo che in senso negativo.

 


ANALISI PERSONALE

 

Il curioso caso di Benjamin Button, al di là della storia che narra di per sé sicuramente inusuale, è anche e, forse, soprattutto “il curioso caso di David Fincher”. Un film che risulta essere singolare, non tanto perché è girato e raccontato in una determinata maniera, ma perché a raccontarlo e a girarlo in quella determinata maniera c’è un regista che ci aveva abituato ad uno stile estetico e comunicativo completamente differente. Un tuffo nel rigore e nella rassicurante linearità narrativa e registica che non ci aspetteremmo mai dal regista di Fight club. Una scelta che può deludere gli strenui sostenitori del suo cinema di stampo sicuramente più particolare, ma che non mancherà di soddisfare un largo numero di spettatori alla ricerca della potenza visiva ed emotiva. Una scelta che ultimamente sta diffondendosi tra i registi di “nuova generazione” (basti pensare al Milk di Gus Van Sant o anche al The wrestler di Darren Arronofsky) e sulla quale è importante riflettere, dato che molto probabilmente costituisce la rinascita di un determinato modo di fare e di concepire il cinema, una sorta di “ritorno al passato”, come quello che in qualche modo viene raccontato nella pellicola.

“Il curioso caso di Benjamin Button” è il racconto approfondito di un uomo fuori dal comune che si ritrova a doversi confrontare con la vita e con tutta la sua ordinarietà, frammista solo casualmente da sprazzi di straordinarietà. Benjamin è un uomo che è nato vecchio e morirà neonato. Un uomo che col passare degli anni ringiovanisce fisicamente, crescendo però in maturità interiore. Un uomo prigioniero di un corpo che non rispecchia la sua anima. Un uomo che troverà sulla sua strada una serie di persone/personaggi che si imprimeranno nel suo percorso formativo e gli insegneranno il valore delle esperienze, dei sentimenti, dei legami umani e affettivi. Ed è così che fanno la loro comparsa sullo schermo alcuni personaggi-embelma (il primo amore che da sempre desiderava di poter essere la prima donna ad attraversare la Manica e che ci riuscirà solo in tarda età, l’uomo colpito sette volte da un fulmine che però è contento, nonostante i numerosi acciacchi, di essere ancora vivo, la mamma adottiva che continua a ripetergli che “non si sa mai cosa ti può capitare), che pur impigliandosi nelle maglie della retorica e della scarsa originalità, riescono in qualche maniera a coinvolgere lo spettatore e a farlo riflettere sul fin troppo abusato concetto del “cogli l’attimo”, della necessità di assaporare ogni occasione che la vita ci pone davanti, indipendentemente dagli ostacoli che possono frapporsi al raggiungimento dell’obiettivo (ecco che vediamo il giovanissimo Benjamin, rinchiuso in un corpo di un ultra ottantenne, fare la sua prima esperienza sessuale in un bordello o candidarsi come aiuto-marinaio di un uomo che si definisce l’artista del tatuaggio e via di questo passo). Di qui anche la riflessione sulla fatalità del destino, espressa ottimamente nella sequenza di tutte le coincidenze che hanno portato la protagonista femminile a subire un incidente.

Tema fondamentale della pellicola è sicuramente il concetto del tempo e di come rapportarsi ad esso e al suo scorrere lento e inesorabile (se le persone “normali” hanno paura di invecchiare e preferirebbero che il tempo si fermasse per poter vivere più tempo in salute e in gioventù, Benjamin non vede l’ora che il tempo passi in fretta per poter cominciare a camminare con le sue gambe, a vedere il suo corpo finalmente assumere una forma “accettabile”). Bellissimo, a questo riguardo, il poetico incipit che ci mostra attraverso una incantevole metafora, il valore di quanto appena asserito. Il signor Gateau, dopo la morte in guerra dell’amatissimo figlio, decide di portare a compimento il lavoro che egli stava svolgendo prima di partire: costruire l’orologio per la stazione di New Orleans. L’uomo farà in modo che le lancette scorrano al contrario (così come scorre la vita di Benjamin), nella speranza di poter tornare indietro nel tempo e riportare in vita tutti i “figli”, compreso il suo, caduti in guerra.

Altro tema fondamentale di questa sorta di epopea romanzata, è sicuramente il sentimento d’amore che lega indelebilmente chi ne viene colto. Benjamin, sin dalla tenera età, costretto in un corpo di “vecchio”, farà la conoscenza di Daisy, la nipotina di una signora che condivide con lui la casa di riposo gestita dalla sua mamma adottiva. Tra i due nascerà subito un’intesa particolare, tanto che non smetteranno mai di pensare l’uno all’altra, fino a quando (invecchiando lei e ringiovanendo lui), non si “incontreranno a metà strada”, per vivere intensamente la loro forte passione e il loro grande sentimento. “Niente dura per sempre”, dice lei al suo compagno, “Qualcosa dura”, risponde lui dimenticandosi che presto o tardi diventerà un vecchio nel corpo di un bambino. L’amore, dunque, si può pesare solo in relazione alla mancanza di esso, mancanza che si sente ancora più forte quando l’oggetto dell’amore in qualche modo “scompare” (esplicativa al riguardo la morte della vecchietta che insegna a Benjamin a suonare il pianno). Sicuramente Fincher ha fatto un ottimo lavoro, discostandosi abbondantemente dal suo consueto stile registico, però il risultato non è completamente apprezzabile dato che a conti fatti la pellicola risulta essere per certi versi ridondante, prolissa, a tratti ruffiana (non solo per i personaggi già citati, ma anche per molte situazioni contingenti come il collega marinaio che non spende un soldo della sua paga per mandarla alla sua famiglia o un colibrì che fa la sua comparsa nei momenti più azzeccati, come ad esempio nel pre-finale). Di contro però si può godere delle ottime interpretazioni degli attori protagonisti e da una messa in scena curatissima ed elegantissima: ambientazioni, costumi, trucco, musiche, atmosfere, il tutto racchiuso da una patina di raffinatezza.

Soppesando pro e contro (uno dei più grandi contro è sicuramente la durata eccessiva), si può concludere che “Il curioso caso di Benjamin Button”, non è sicuramente un film straordinario, ma rimane comunque un prodotto più che soddisfacente.

 

VOTO: 7,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

La vita e’ come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti capita! (Tom Hanks in "Forrest Gump")

 


LOCANDINA

 

32 commenti su “Il curioso caso di Benjamin Button

  1. Mmm vedo che siamo d’accordo sul giudizio positivo, ma io personalmente gli do un voto in più del tuo 😉 Se ci riesco cerco anche di scrivere una recensione del film.

  2. Quoto ogni parola!

    Anche il voto per me è lo stesso.

    Una mezza delusione in realtà: mi aspettavo un capolavoro e invece è la copia di Forrest Gump!

    Appropriatissima la tua cintazione infatti!

  3. Bè Al, il film a me è piaciuto, certo è che mi aspettavo sinceramente molte cose di più, e altre di meno a dire il vero…troppo retorico per certi versi, però molto potente per altri.

    Valentina, la cosa essenziale è che prima o poi Brad Pitt torna giovane e ci mostra la sua beltà! Ahah, scherzo ovviamente. La citazione non è stata messa a caso in effetti…

  4. questo film non riesce ad incuriosirmi per niente. ho appena visto frost/nixon, e mi convinco che le nomination all’oscar di quest’anno sono particolarmente loffie. probabilmente è sempre stato così, ma forse non m’era mai capitato di vedere tanti film in gara.

  5. non vedo l’ ora di vedere questo film! so già che mi piacerà un sacco XD

    *e poi è da notare che Brad Pitt è figo anche da vecchio..*

    ps. cmq grazie di aver aggiunto anche questo mio nuovo blog al tuo elenco.. ricambio con molto piacere ^^

  6. Analisi impeccabile, come sempre 😉

    Anch’io ho pensato a Forrest Gump.

    La storia di fondo è senza dubbio originale, mi piacerebbe leggere il racconto di Fitzgerald.

    Un film che offre diversi spunti di riflessione, come hai ben scritto tu.

    Ciao, Adele

  7. iosif, in effetti anche secondo me non è un film che meriterebbe l’oscar, ma è proprio il tipico film da oscar, nel senso che quasi sempre vengono nominati e vincono film di questo genere. Frost/Nixon lo vedrò al più presto, credo che mi piacerà comunque. Del resto anche questo mi è piaciuto, seppur non eccessivamente.

    Asgaroth, bè da vecchio vecchio non è affatto bello devo dire. Quando comincia a ringiovanire però, ammetto di essere rimasta come sempre affascinata dal suo aspetto fisico ^^

    Weltall, allora non vedo l’ora di leggerne da te!

    Adele, in effetti offre parecchi spunti di riflessione, il peccato è che alcuni di essi sono già un bel pò “passati” e a volte anche un pò retorici. Detto questo, tutto sommato stiamo parlando di un buon film.

  8. Non l’ho ancora visto, ma ho letto due recensioni, la tua e quella di un altro mio amico. Non sono proprio coincidenti …. Questo non può che far salire in me l’ansia da visione! Non vedo l’ra di poter dare il mio giudizio, per quanto possa valere. A presto, Ale

  9. ero curioso (ehm…) di sapere cosa avresti scritto di questo film.

    sono d’accordo sul fatto che stilisticamente sia meno originale di altre opere di fincher (regista che non amo alla follia), ma penso che la storia di per sè fosse già molto originale, e non necessitasse di altro se non perfezione formale (che secondo me è stata raggiunta).

    per quanto riguarda il tema principale, be’, io l’ho visto come una storia d’amore pura e semplice.

    secondo me un capolavoro!

    alberto

  10. secondo me alcuni dei difetti del film sono veramente inspiegabili: era proprio necessario inserire la vicenda dell’uragano Kathrina? non era già abbastanza pieno il film? perchè la voce off nel finale tende a somigliare sinistramente alla pubblicità dell’Eni con Giannini? il colibrì sarà pure un simbolismo importante, ma c’era bisogno di metterlo in mezzo all’oceano e soprattutto all’uragano?

    il parallelo con F.G. non l’ho trovato così forte come ho letto da più parti; secondo me c’è qualcosa di Burton, specie nell’incipit (veramente bello).

    Un’altra sequenza molto bella è quella dell’infortunio di lei.

    Boh, strano, forse si poteva fare meglio lavorando un po’ di sottrazione; non ho letto il racconto di Fitzgerald ma ho come l’impressione che a parte lo spunto iniziale (certo originale e fondamentale) non c’entri più di tanto.

    ciao

    Fabio

  11. Cine, il film mi è piaciuto, però poteva piacermi di più, diciamo…

    Max, secondo me il film ha molti aspetti che meritano e altri che meritano meno. Detto questo rimane comunque un buon film, interessante per certi versi e meno interessante per altri.

    Ale, facci sapere allora!

    Alberto, che l’assunto principale sia la grande storia d’amore l’avevo capito e infatti è una gran bella storia d’amore (se non altro particolare per il fatto che i due “si incontrano a metà”), però ci sono secondo me, al di là dello stile originale o meno, degli elementi che hanno contribuito ad inficiare il risultato complessivo, e del resto li ho anche elencati nella recensione.

    Fabio, purtroppo non ho letto il racconto di Fitzgerald, quindi non posso esprimermi sui parlallelelismi. Per quanto riguarda alcuni dei difetti di cui parli, devo dire che mi trovo d’accordo soprattutto sulla storia del colibrì XD

  12. Sono assolutamente d’accordo con te.

    Un film che mescola le doti di una struggente poesia e di eccellenti guizzi registici con escamotage narrativi troppo abusati (i flashback, le facili metafore delle sliding doors) e una lunghezza davvero troppo esagerata.

    Per me, una grande occasione sprecata: con un plot del genere potevano sfornare un Capolavoro.

  13. trovo che il film sia stao assolutamente gradevole, un pò troppo lungo, anche se ben scandito e inframezzato da piccoli momenti di ironia.Personamente non sono una fan di Brad Pitt e togliendo l’elemento trucco invecchiante, non lo trovo poi così da oscar, a me è sembrato il solito Brad Pitt, la sua interpretazione mi ricordava “vi presento Joe Black” sempre con quell’aria stralunata e troppo sdolcinata.Un pò banale l’idea del flashback, resa secondo me fuori luogo con l’accostamento con l’uragano Katrina, ok richiamare l’ospizio in cui cresce con l’ospedale, ma mi sembra un pò forzato e troppo calcato, già che a mio avviso non ne aveva affatto bisogno.Nel complesso è un ottimo film, con bravi attori, molto ben strutturato, ottime ricostruzioni spazio temporali, costumi e trucchi credibili, ma pur così ben confezionato lascia un ma alla fine della sua visione.

    mary

  14. Country, in effetti alla fine rimane un pizzichino di delusione per il fatto che poteva essere un filmazzo incredibile e invece no…però tutto sommato diciamo che sostanzialmente in generale non ci si può lamentare, rimane comunque un buon film.

    mary, quindi diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda ^^

  15. Aia… lo andrò a vedere presto. E mi auguro di essere fortemente in disaccordo con te (quel voto è troooooooppo basso rispetto alle mie aspettative).

    😉

  16. direi proprio di si…probabilmente con un regista come Tim Burton sarebbe stata una trama più delicata, sicuramente surreale, ma decisamente unica, e probabilmente avrebbe regalato davvero, a Brad Pitt una recitazione diversa, meno glamour e patinata,ma sicuramente più aderente ad una storia così fuori dal comune come quella narrata nel libro di Fitzgerald.

    mary

  17. In effetti un film particolare (per la storia ma anche per certe immagini che mi hanno impressionato). Forse dovrei rivederlo ancora perché non riesco a fissare bene nella mente alcune sequenze. In generale comunque mi è piaciuto.

  18. Un bel film, però secondo me da Fincher è lecito aspettarsi qualcosa di più, soprattutto considerato che l’idea di partenza del racconto originale di Fitzgerald è straordinaria…

    Ne ho fatto anche io una piccola recensione sul mio bloggetto…

    MV

  19. Mi aspettavo molto di più.Un po troppo convenzionale e poco Fincher (solo nella scena con la Tilda, che ho adorato, ho visto la sua poetica al massimo splendore).

  20. In effetti anche io mi aspettavo di più, però tutto sommato il film non mi ha deluso.

    Monsieur ho visto il tuo blog, è molto interessante, lo aggiungo tra i miei link ^^

  21. Boh, a me non è proprio piaciuto per nulla. L’ho trovato noioso pur ammettendo che la storia di base è molto interessante mi ha fatto pensare ad una copia malriuscita di “Big Fish”. Mi sento un po’ in colpa, ma proprio non l’ho digerito. Starò invecchiando?!

  22. Mah, io non l’ho trovato meritevole di 13 nominations, il tema del film era l’attesa “Non è mai troppo tardi per essere quello che vuoi essere” , prima o poi il tuo momento arriva. Bellissimo inizio, sembra senza speranza poi scopre il miracolo, lui pazienta pazienta, ma di tutta questa attesa, il desiderio di raggiungere Daisy e vivere la loro storia d’amore, ha trasmesso poco. Per me solo un 7-

  23. Io non sarei così categorica. Sicuramente non meritava 13 nominations, questo è vero. Però il film in sè per sè è davvero un buon film, se si passa sopra a certe scelte che possono essere condivise o meno.

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