Il Padrino – Parte III

La forza del pentimento e l’impossibilità del riscatto

Arrivato dopo molti anni rispetto ai primi due capitoli, con precisione nel 1990, “Il Padrino – Parte III” conclude degnamente una straordinaria e impareggiabile trilogia entrata di diritto tra i capolavori inossidabili della settima arte e, soprattutto, nei cuori degli spettatori e dei cinefili più incalliti. Questa volta ci troviamo alla fine degli anni ’70 e al centro di tutto abbiamo ancora l’ormai invecchiato Michael Corleone (sempre l’ineguagliabile Al Pacino, qui invecchiato ma credibilissimo nella sua parte ambivalente e molto sfaccettata). Ancora una volta, come nei primi due film, il tutto si apre con una cerimonia e così dopo un matrimonio e una comunione, abbiamo a che fare con la premiazione dello stesso Michael insignito di un titolo onorifico datogli addirittura dal Papa per le sue opere da benefattore.

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Il Michael che ritroviamo ne “Il Padrino – Parte III”, infatti, è un Michael del tutto impegnato in opere di bene, convinto che la famiglia debba rifarsi un nome e ripulirsi per uscire pian piano dal mondo di criminalità che la contrassegna da anni. Suo scopo principale è quello di proteggere la figlia Mary (interpretata da una giovane Sofia Coppola, figlia dello stesso regista), e di lasciare tutto il suo impero al figlio Anthony che però predilige la carriera di cantante lirico, appoggiato in questo da sua madre (la sempre perfetta Diane Keaton che mostrerà alla perfezione tutte le varie sfumature dei suoi sentimenti nei confronti del marito). E’ così che il solito rapporto di successione padre-figlio verrà approfondito con l’entrata in scena di un nuovo personaggio (anche se le diverse relazioni con i due figli naturali sono perfettamente indagate). Trattasi del figlio illegittimo di Sonny, fratello di Michael, Vincent Mancini (un’inarrestabile Andy Garcia che ricalca gli atteggiamenti del “padre” James Caan).

La relazione di quest’ultimo con Mary, la malavita di New York, gli affari col Vaticano e col mondo della politica italiana (con tanto di riferimenti a fatti e personaggi realmente esistiti, come Giulio Andreotti, Roberto Calvi, Licio Gelli e non solo) sono i leitmotiv di questa pellicola che si compone sì di molte scene d’azione e dall’alto impatto adrenalinico, ma che si arricchisce e viene contrassegnata da un maggior senso del dramma e del melodramma, con particolare attenzione all’approfondimento emotivo e psicologico del protagonista assoluto, Michael, incalzato dall’età, dalle malattie, dall’affetto per la famiglia, e soprattutto, dal peso delle terribili azioni compiute in nome della stessa (emblematica la sequenza in cui confessa tutti i suoi peccati ad un prete italiano, così come quella finale in cui, ormai solo, si accascia in un giardino siciliano, liberandosi di questo peso ormai forse non più sostenibile). Movimentato dalla presenza dell’irruente e rumoroso Vince, che diventa il capofamiglia, ancor più che nei precedenti capitoli, “Il Padrino – parte III” si concentra sul senso di fede e religione e ricalca più pesantemente i legami tra mafia e politica come dimostra la girandola di protagonisti e di rapporti interpersonali che intercorrono tra loro, tutti caratterizzati dalla corruzione e dalla sete di potere (emblematici al riguardo molti stralci di dialoghi presenti nel film: “La politica e i criminali sono la stessa cosa”, “La politica è sapere quando tirare il grilletto”). Tra le sequenze da ricordare c’è sicuramente quella dell’attentato ai danni dei Corleone e dei loro affiliati, messo in atto da un elicottero che attacca furentemente la sala del grattacielo nel quale si sta svolgendo una riunione tra gli stessi, e poi quella finale dell’esibizione di Anthony ne “La cavalleria rusticana”, con il consueto montaggio alternato che mostra le ulteriori stragi compiute dai mafiosi e dai loro nemici. “Ho imparato molte cose da mio padre”, dice Michael Corleone all’interno del film, tant’è che molti dei suoi atteggiamenti ci ricordano il mitico e indimenticabile Vito Corleone. Fatto sta che, così ci viene mostrato, all’interno di questo mondo fortemente codificato e decisamente immutabile, a regnare sono altre caratteristiche, le stesse che vediamo riproposte nel nuovo, giovane e intraprendente, Padrino.

Pubblicato su www.supergacinema.it

5 commenti su “Il Padrino – Parte III

  1. Stupendo…  la frase "il potere logora chi non ce l'ha" che Calò sussurra prima di ucciderlo, a Lucchesi – il personaggio che si suppone sia ispirato a Licio Gelli – vale da sola metà del film!

  2. bello, ma soffre troppo il paragone con i due film precedenti, che sono davvero dei capolavori, mentre questa parte terza risulta si un buon film, ma nulla di straordinario.

  3. l'unica cosa che non mi è piaiciuta è stata l'impostazione un pò lenta, poco dinamica della sceneggiatura; bello comunque il finale a teatro, e la contaminazione con la storia poltica del nostro Paese (morte del Papa compresa) è ben riuscita. E poi c'è Al, che è sempre un valore aggiunto (ieri era a Venezia e dovevo andarci pure io, ma sul Lido si è scatenato un putiferio e me lo sono perso!).

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