Il passato è una terra straniera

REGIA: Daniele Vicari

CAST: Elio Germano, Michele Riondino, Chiara Caselli, Valentina Lodovini, Daniela Poggi, Romina jr Carrisi, Lorenza Indovina


Giorgio è un bravo ragazzo che sta studiando per diventare magistrato. Gli manca solo un esame alla laurea, ma qualcosa si frappone al suo percorso di vita. Durante una festa fa la conoscenza di Francesco, un ragazzo che si arrabbatta e si guadagna da vivere barando alle carte. Tra loro nascerà subito un’amicizia morbosa che condurrà entrambi verso il baratro più totale.

Tratto dal bellissimo e molto coinvolgente romanzo del magistrato barese Gianrico Carofiglio, “Il passato è una terra straniera” può essere apprezzato solo se del tutto contestualizzato dal libro in questione che affronta le situazioni e i rapporti intercorrenti tra i vari personaggi in maniera sicuramente molto più esauriente e anche molto più comunicativa. Nel caso della pellicola, invece, al di là del fatto che viene eliminato completamente uno dei due piani narrativi del romanzo (quello riguardante le indagini su una serie di stupri) rendendo un tantino confusionaria soprattutto la seconda parte della narrazione, possiamo ravvisare una scarsa profondità dei personaggi di contorno che compaiono e scompaiono come delle figure indistinte senza lo giusto spessore che in realtà avrebbero dovuto avere. Ed è così che la fidanzatina di Giorgio (Romina Carrisi) che in realtà dovrebbe rappresentare l’ingenuità e la spensieratezza, nonchè la patina di perbenismo che contrassegna la precedente vita di Giorgio, compare per un paio di scene che non valorizzano il significato della sua presenza nella pellicola, ma servono solo a farci capire di sfuggita che Giorgio prima aveva una vita ordinaria e tranquilla. Lo stesso discorso vale anche per la sorella Sandra (Lorenza Indovina), la cui presenza nel romanzo era di una forza e di un’emotività devastante, mentre nel film risulta essere solo una delle tante pedine che si muovono senza coerenza e senza logicità. Funzionano leggermente meglio le figure dei genitori che assistono inermi e impotenti al repentino e inspiegabile cambiamento del figlio e quella delle altre due donne protagoniste della pellicola: Chiara Caselli che interpreta l’amante di Giorgio, una donna che vive anch’essa una vita ordinaria e che si concede solo durante determinati periodi degli scampoli di “trasgressione” e Maria Jurado il cui personaggio rappresenta il vero e proprio punto di rottura tra i due protagonisti principali legati da un’amicizia molto potente, sicuramente morbosa e tendente, anche se in maniera latente, quasi all’omosessualità (Francesco, con una punta di sarcasmo e apparentemente scherzando, continua a rinfacciare a Giorgio le sue scappatelle con la signora sposata). Inoltre, man mano che ci si avvicina al potentissimo e agghiacciante finale, molte situazioni vengono lasciate in sospeso con non pochi “buchi” di narrazione e con molte soluzioni lasciate in sospeso. Ma quando si parla di cinema, anche quello tratto dalla letteratura, è forse inutile fare comparazioni tra la pellicola e il romanzo da cui è tratta, perchè inevitabilmente si corre il rischio di rimanere delusi, data l’impossibilità di trasporre completamente e letteralmente quelle che sono le pagine di un libro. Scostandosi dunque da questo tipo di posizione, è possibile riuscire a godere di questo film che è contrassegnato da una forza visiva non indifferente e soprattutto da un livello di recitazione davvero molto elevato, merito soprattutto del giovanissimo ma già grandissimo Elio Germano e della “sua nemesi” Michele Riondino, attore di teatro che trasmette alla perfezione tutte le sfumature del suo personaggio. Quello che funziona di più in questa pellicola è proprio il rapporto simbiotico e via via sempre più pericoloso che intercorre tra i due, rapporto che si rafforza attorno a dei tavoli da poker, teatro di gioco e di vita per Francesco prima e per Giorgio, trascinato dagli eventi, dopo. Straordinaria la sequenza in un’enorme sala da gioco nella quale la camera si muove tra i tavoli di giocatori che rischiano somme a dir poco elevate per poi rimanere a guardare inermi l’unico vincitore trionfante: Giorgio. Altro punto di forza della pellicola è infatti l’ambientazione: si passa da scantinati scalcinati a grandi sale da gioco (con la comparsa di improbabili ed esilaranti personaggi che si esprimono in un simpaticissimo e caratteristico accento barese), alle strade di Bari ricche di storie da raccontare. Bellissima a questo riguardo la scena finale girata in una strada pericolosissima del capoluogo pugliese (e chi è di Bari potrà confermarlo) nella quale si giunge, dopo episodi di estrema violenza, a quello che è il momento di più alto climax emotivo, visivo e comunuicativo della pellicola. Particolarmente interessante anche la sequenza dei due ragazzi che in auto sfrecciano tra le strade di Bari, prima di partire per un lungo viaggio verso la Spagna e verso la perdizione.

Alla fine di questa intensissima e coinvolgente amicizia pericolosa solo uno dei due riuscirà ad uscire dal baratro e a ricordare il periodo passato insieme come “una terra straniera”.

 

Pubblicato su www.livecity.it

8 commenti su “Il passato è una terra straniera

  1. Si, secondo me si. E’ un film per certi versi molto interessante, anche se non è “completo”. Comunque io consiglio ovviamente il romanzo, Carofiglio è un grande.

  2. Infatti, anche io non credo che sia un film da sconsigliare. Certo poteva essere fatto molto meglio, ma alla fine si fa guardare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.