Il pasto nudo

REGIA: David Cronenberg

CAST: Peter Weller, Judy Davis, Ian Holm, Julian Sands, Roy Scheider, Monique Mercure, Joseph Scoren
ANNO: 1991

TRAMA:

Bill Lee è uno scrittore colpito dalla mancanza di ispirazione che si guadagna da vivere facendo il disinfestatore e che è assuefatto a varie sostanze stupefacenti, tra le quali la stessa con la quale uccide i vari scarafaggi per lavoro. Un giorno per sbaglio uccide sua moglie e colpito da numerose allucinazioni di extraterrestri e scarafaggi parlanti, decide di rifugiarsi a Tangeri, dove però il delirio non sembra affatto fermarsi…

 


ANALISI PERSONALE

Tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, Il pasto nudo è un film ricco di visionarietà, irrealtà, fantasia. Il protagonista nel quale possiamo rispecchiare varie fasi della vita dello stesso scrittore (che lavorò per un certo periodo come disinfestatore, che era dedito all’uso di stupefacenti, che aveva un’omosessualità latente e che uccise per sbaglio la moglie) può essere anche riconosciuto come il regista stesso, alla continua ricerca di un’identità, soprattutto artistica. Tutte le allucinazioni che si susseguono nella mente del protagonista possono essere viste come la metafora di qualcosa di ben più profondo che uno scarafaggio che parla attraverso il suo sfintere o un orribile extraterrestre che ingaccia Bill per stendere un fantomatico rapporto su ciò che avviene nella fatidica Interzona. Il tutto può essere visto come il vaneggiamento di un uomo dedito alle droghe più disparate, alla continua ricerca di un’ispirazione per il suo romanzo e soprattutto all’inseguimento di un’identità non solo artistica, ma soprattutto sessuale.

New York, anni ’50. Bill Lee (un carismatico e affascinante Peter Weller) lavora come disinfestatore, ma un bel giorno scopre che la sostanza con la quale uccide gli scarafaggi è scomparsa. A rubarla è stata sua moglie Joan (un’ammaliante Judy Davis) che ne è ormai assuefatta. Allora tenta di sgraffignarla ad un suo collega, senza però portare a termine la missione. Nel frattempo la quadra narcotici di New York, gli sta dietro dato che ha intuito che lo scrittore fallito è dedito all’uso di sostanze stupefacenti. Ed è così che Bill, forse in crisi d’astinenza per mancanza della sua roba, comincia ad avere delle stranissime e paurosissime allucinazioni: gli scarafaggi che egli stesso contribuisce a sterminare diventano quasi giganteschi rispetto alle loro dimensioni naturali e cominciano a parlargli attraverso il loro sfintere, dal quale fuoriescono sostanze di vario tipo. Riescono a convincere l’uomo che sua moglie non è umana e fa parte di una cospirazione attuata alle sue spalle, cospirazione che lui è tenuto a sventare. Le uniche persone che sembrano mantenerlo coi piedi per terra sono due suoi amici, scrittori che hanno però idee completamente diverse sul loro mestiere.
Di ritorno a casa, trova che sua moglie è a letto con uno di loro, mentre l’altro sta leggendo qualcosa ad alta voce. Per nulla sconvolto dall’accaduto chiede a sua moglie di “attuare” il loro consueto gioco chiamato Guglielmo Tell, consistente nello sparare ad un bicchiere posto in testa a Joan. Sfortunatamente però, forse perché si è appena sparato in vena una po’ di droga, colpisce la donna invece del bicchiere, provocandone la morte.

L’unica cosa che riesce a fare è scappare in un bar e andare a bere per dimenticare, ma qui viene nuovamente assalito dalle sue terribili allucinazioni: questa volta c’è una sorta di extraterrestre che gli fa domande sulla sua sessualità e soprattutto che gli ordina di andare a Tangeri, in Africa, in quella zona chiamata Interzona e di stendere un rapporto sulle attività che vi hanno luogo. Bill accetta, anche perché è costretto a nascondersi dopo l’omicidio attuato ai danni della moglie e così parte armato di Clark nova, la sua macchina da scrivere. Una volta giunto a Tangeri, ad aspettarlo ci sono una serie di personaggi alquanto inquietanti: i signori Frost, Tom (il sibillino Ian Holm) e Joan (interpretata sempre da Judy Davis), il ragazzo Kiki (Joseph Scorren)  che sembra dedicargli un po’ troppe attenzioni e la temibile Famela (Monique Mercure). Ognuno di loro riuscirà a far cadere il nostro protagonista sempre più in basso, nella spirale della pazzia e delle allucinazioni. La sua macchina da scrivere, di notte assumerà le sembianze di uno scarafaggio che lo esorterà a continuare il suo “rapporto” e ad aggiungersi ad essa arriverà anche la macchina per scrivere di Tom Frost, la Martinelli. Entrambe finiranno distrutte, ma il sempre più insano Bill (che comincerà a provare anche tutte le droghe locali) continuerà la sua discesa negli inferi, il suo lungo cammino alla ricerca di un’ispirazione letteraria e di una personale identità.

Grande metafora del mestiere dello scrittore quindi questo bellissimo e affascinante film di Cronenberg. Ma è anche, e soprattutto, una metafora dell’affannosa corsa verso la consapevolezza di sé. Bill (guarda caso ha lo stesso nome dello scrittore de Il pasto nudo) è un personaggio in cui è possibile immedesimarsi (visioni allucinate e mostruose a parte), proprio perché è sostanzialmente un uomo che, al di là dell’assuefazione alle droghe, sta cercando sé stesso, la sua vera natura e identità. Ed è così che, anche “grazie” alle droghe comincia ad avere una serie di allucinazioni ispiranti e soprattutto rivelanti che lo portano verso (e quindi non proprio alla meta) la verità.
Al di là dei richiami, dei rimandi, delle metafore più o meno nascoste dietro visi
oni mostruose e, se vogliamo dirla proprio tutta, anche schifose il film è magistralmente confezionato anche grazie ad una fotografia perfettamente adatta all’ambientazione e all’atmosfera anni ’50 (con una Tangeri davvero molto caratteristica, interamente costruita in studio) e una sublime colonna sonora che continua ad aumentare l’angoscia dello spettatore che si interroga sulle sorti del protagonista, ma soprattutto sulla reale natura di ciò che gli sta accadendo. La regia, inoltre, gioca e giostra abilmente con diversi generi, amalgamandoli in un mix davvero squisito di noir, giallo, drammatico, fantascienza e, perché no, un pizzico di horror.


Allucinante e sconvolgente e delirante, ce ne fossero di più di horror così…

Regia: 9
Recitazione: 8
Sceneggiatura: 8
Fotografia: 9
Colonna sonora: 8,5
Ambientazione: 9
Voto finale: 8,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

Dobbiamo trovare il piu’ brutto spettacolo del mondo: [legge] <<Quando Gregor Samsa si sveglio’ un mattino da sogni inquieti, si ritrovo’ trasformato nel proprio letto in un gigantesco insetto.>>… Naah, troppo bello. (Zero Mostel nei panni dell’impresario teatrale in "Per favore non toccate le vecchiette", 1968)


LOCANDINA


24 commenti su “Il pasto nudo

  1. stai facendo un revival di cronenberg a tutto tondo! questo poi a quanto leggo sfiora picchi abbastanza alti. io non l’ho visto, ma vorrei recuperarlo. immagino che tra le tue prossime visioni ci sarà videodrome. tra le mie sicuramente sì.

    mario

  2. Grandissimo cinema… un libro, che si pensava infilmabile, grazie alle sapienti mani del profeta è diventato anche uno splendido film.

    Ciao, a presto

    Chimy

  3. Il pasto nudo è un altro grande film di Cronenberg. Se ti è piaciuto sei già (me te lo avevo già detto?) una cronenberghiana. 😉

  4. avevo visto tempo fa una versione in dvd con una bella confezione del pasto nudo..poi mi pare che lessi da qualche parte che non aveva nulla di che allora non la presi…lo devo ancora recuperare quindi..provvedo!

  5. Beh…su quanto ami questo film penso dica tutto il mio avatar! Bellissima rece, completa e accuratissima

    Ecco, magari non sono del tutto d’accordo con te sul definirlo un horror…per me sarebbe più uno psico-thriller, o al limite uno psico-noir. Salutoni 😉

  6. Un Capolavoro! Cronenberg ha vinto la sfida di tradurre in immagini le parole di Burroughs. Un’impresa impossibile e un risultato splendido.

    Il mio Cronenberg preferito resta “Inseparabili”, aspetto una tua recensione 🙂

  7. Pick, in effetti ho cercato di dirlo che è una sorta di commistione perfetta di generi. Il psico-thriller non ci avevo proprio pensato, grazie mille ^_-

    Eh Filippo, sapevo di incontrare i tuoi favori 😛

    t3enshi vedrò di recuperarlo al più presto allora ^^

  8. Cronenberg fonde romanzo e vita reale di Burroughs in un mega trip dai risultati strepitosi.

    Brava Ale!

    Benvenuta ad Amnexia…

    ;-P

    Byez

  9. Un film che ho visto ieri. Affascinante, inquietante, al meglio di Cronenberg credo. Musiche strepitose con assolo di sax Contralto di Ornette Coleman, atmosfere geniali e attori bravissimi (su tutti Weller, Ian Holm e Roy Schneider). Ma certo è da vedere sicuramente “Inseparabili”. E li a tener gioco le situazioni è un magnifico Jeremy Irons in una doppia parte. Pian piano sto amando Cronenberg.

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