Il regista di matrimoni

REGIA: Marco Bellocchio

CAST: Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Samy Frey, Gianni Cavina, Bruno Cariello, Simona Nobili
ANNO: 2006

TRAMA:

Il regista Franco Elica sta per portare sugli schermi un’ennesima trasposizione de I promessi sposi. Dei guai legali però lo costringono a rifugiarsi in Sicilia, dove fa la conoscenza di un regista di matrimoni col quale comincia a collaborare. Quando la notizia della sua presenza in città si spargerà, il principe Gravina chiederà a Franco di filmare le nozze di sua figlia Bona, solo che questi se ne innamorerà e tenterà di sabotare il matrimonio.




ANALISI PERSONALE

Un film molto poetico questo Il regista di matrimoni, dove vengono affrontati numerosi temi molto importanti, che danno la possibilità di farsi una propria idea sul cinema italiano degli ultimi anni e su come i suoi meccanismi influenzino registi e addetti ai lavori. Un film sicuramente surreale e a volte quasi incomprensibile, che però trasuda passione da tutti i pori e ci fa immergere nei suoi paesaggi e nelle sue viscere, anche grazie ad una sorta di occhio-telecamera, che dapprima analizza gli interlocutori del protagonista e poi ci mostra, invece, la sua interiorità. Una perfetta commistione di sogno e realtà, Il regista di matrimoni ha non poche somiglianze con le vicende de I promessi sposi: abbiamo la bella e indifesa Lucia (una bravissima Donatella Finocchiaro) e il proibito, ma per questo desiderato, Innominato (uno straordinario Sergio Castellitto). I due si innamorano ma non riescono a stare insieme. Ci sono persino i bravi nelle vesti di due impettite guardie del corpo che seguono ovunque la povera Bona, alla fine costretta a rifugiarsi in un monastero fino al giorno delle sue nozze.  Anche nel film assistiamo alla preparazione di un matrimonio che “non s’ha da fare”, quello tra Bona e un uomo di cui non è assolutamente innamorata e da cui non è nemmeno amata. Un matrimonio di convenzione orchestrato dal principe di Gravina, ormai decaduto che desidera ridare lustro alla sua famiglia. Ma il film non si ferma di certo qui, non è solo una bellissima favola d’amore con un finale aperto che lascia spazio a diverse interpretazioni (Bona scapperà con Franco? Si sposerà? Finirà tutto in tragedia?), ma è anche una profonda riflessione sulla religione, sull’istituzione del matrimonio, sul rapporto padre-figli, sul mestiere del regista e sul cinema in generale.
Infatti, il protagonista Franco appare quasi sempre scocciato, un po’ perché costretto ad interrompere la lavorazione del suo nuovo film, un po’ perché deluso dal matrimonio di sua figlia, celebrato in chiesa con rito cattolico.

E possiamo continuare a ravvisare in lui quell’ateismo, che il regista da sempre professa, quando si rifiuta di filmare la processione dell’Addolorata o quando non si preoccupa di amoreggiare in chiesa con la sensuale Bona, avvolta da un velo nero. Un altro personaggio molto importante è il regista Smamma (interpretato da Gianni Cavina), che finge di essere morto per poter finalmente vedere trionfare il suo film al David di Donatello e per vedere apprezzata la sua arte, perché – come lui spesse volte ripete nel corso della pellicola – in Italia “sono i morti che comandano”. Sicuramente una provocazione di Bellocchio, che in questo modo vuole denunciare la mancata fiducia del nostro paese verso le nuove sperimentazioni o verso operazioni coraggiose e non commerciali. Molto probabilmente anche una risposta stizzita del regista alla sua mancata vittoria alle premiazioni precedenti. Una sorta di strumentalizzazione del mezzo cinematografico per assolvere contemporaneamente a due intenti: cercare di risvegliare l’arte e l’amore per essa e tutte le sue sfumature ed effettuare una sorta di comunicazione personale a tutti i suoi detrattori. Questa sorta di promozione di un cinema più personale e se vogliamo dire alternativo si ravvisa soprattutto in una straordinaria sequenza: quella nella quale Franco appena arrivato a Cefalù (uno straordinario paese siciliano che offre dei fantastici squarci di paesaggio), assiste seduto sulla spiaggia ad un filmino di matrimonio; il regista lo riconosce e gli chiede come potrebbe personalizzare il filmino e renderlo originale, allora Franco gli suggerisce di far scappare gli sposi inseguiti da loro e dalla mamma della sposa e di farli entrare nello schermo prima da destra e poi da sinistra, per poi infine ricomparire finalmente soli per lasciarsi andare alla passione.
Un cinema da difendere con le unghie e con i denti questo di Bellocchio che non ha paura di esprimere le sue opinioni e di ribellarsi al sistema anche se questa sua sorta di ribellione è mascherata dalla storia d’amore che vede come protagonista Bona che alla fine, come ci canta la voce di Mariangela Melato, “sola se ne va per la città”.

VOTO: 8

 



CITAZIONE DEL GIORNO

Vincent: "Cinquantatre dollari? Ma è uscito di cervello?". Poliziotto: "E’ un posto riservato agli handicappati. Non vede?". Vincent: "Perché, io le sembro normale?". Poliziotto: "No, ma non ha il contrassegno sul parabrezza". (da "I gemelli")



LOCANDINA

14 commenti su “Il regista di matrimoni

  1. Purtroppo mi manca. Di Bellocchio ricordo buoni film come Sbatti il mostro in prima pagina, I pugni in tasca, Il diavolo in corpo, ma purtroppo non conosco la sua filmografia degli ultimi dieci anni. La lettura della tua bellissima analisi mi ha incuriosito e pertanto segnerò il film nella (ormai) lunga lista di film italiani da recuperare. A presto^^

  2. Complimenti per l’analisi, Ale: il film a mio parere è tutt’altro che facile e digeribile, sbagliato in alcune parti, volutamente “strano” e tentarne un’analisi critica è impresa difficile.

    Concordo poi con il tuo giudizio positivo, è un’opera molto affascinante di un regista controverso ma valido e importante.

    Davide DG

  3. Manca anche a me. Ed oltre a questo anche “L’ora di religione” che per quanto ho letto, merita assolutamente. Uno dei registi più interessanti che abbiamo in Italia. Sicuramente.

  4. Ti ringrazio per la recensione perchè mi ero dimenticato di questo film! Ricordo che non sono riuscito a vederlo al cinema, devo assolutamente recuperarlo!

    Ciao,

    Lore

  5. Io invece questo film l’ho trovato insopportabile…

    Amo molto di più il primo Bellocchio, “I pugni in tasca” era un capolavoro, questi ultimi mi sembrano troppo chiusi in se stessi.

    Molto meglio il film-documentario “Sorelle” che ha presentato alla Festa del cinema di Roma.

  6. Davide, infatti a mio avviso il film si presta a numerose chiavi di lettura.

    amos e Lorenzo: recuperate, secondo me ne vale la pena!

    Leonard: mi fa piacere vedere che non sono l’unica ad averlo apprezzato.

    Valentina: purtroppo i film di cui parli per ora mi mancano.

  7. film che mi ha fatto uscire dal cinema meravigliato, un film complessissimo, molto ambiguo in molte parti ma incredibilmente affascinante, mi è piaciuto tantissimo ma non so dirti perchè…

  8. beh, ale55andra, onore al merito della tua analisi. ho trovato questo film piuttosto ermetico, al di là del fascino visivo delle immagini.

    ciao

    mario

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