Il silenzio degli innocenti


REGIA: Johnatan Demme

CAST: Anthony Hopkins, Jodie Foster, Scott Glenn, Kasi Lemmons, Anthony Heald

ANNO: 1991

 

TRAMA:

 

Una giovane recluta dell’FBI, Clarissa, deve risolvere il caso di un terribile serial killer, Buffalo Bill, che scortica le sue vittime e si confeziona con la loro pelle degli abiti. Ad aiutarla ci sarà un altro terribile serial killer cannibale in prigione, lo psichiatra Hannibal Lecter, che però chiederà qualcosa in cambio.

 



 

ANALISI PERSONALE

 

Quando pensiamo a “Il silenzio degli innocenti”, la prima immagine che ci viene in mente è il volto di Anthony Hopkins, il suo modo sibillino di esprimersi, la sua espressione agghiacciante, le sue movenze e i suoi gesti. Eppure Hopkins compare per soli 16 minuti all’interno del film, retto per tutto il resto sulle spalle della bravissima Jodie Foster. Come si spiega allora che qualsiasi spettatore è portato ad identificare la pellicola con l’altro protagonista? La risposta sta tutta nella caratterizzazione del personaggio e in ciò che rappresenta. Hannibal Lecter, con la sua estrema intelligenza, la sua cultura, la sua capacità di disegnare bellissimi disegni, riesce in qualche maniera a creare una sorta di fascinazione per la sua persona, che se ben analizzata risulterebbe quasi innaturale. Come è possibile essere affascinati da un uomo che dopo aver ucciso le sue vittime, ne mangia qualche parte del corpo? Com’è possibile che uno psichiatra così brillante e intuitivo, un uomo che ama la musica e l’arte, possa compiere delle gesta così allucinanti? Eppure questo è Hannibal Lecter, e tutti noi volenti o nolenti rimaniamo ad ascoltare con estrema attenzione tutte le sue parole, pendiamo quasi dalle sue labbra e non aspettiamo altro che ricompaia sullo schermo. Il male, quello più perverso e atavico, è dunque nascosto dove meno ce lo aspetteremmo? E’ possibile che in qualche maniera possa farci cadere nella sua trappola, così come succede alla giovane recluta di questo film che non riesce a rimanere completamente distaccata durante i colloqui col cannibale e che cede alle sue richieste, apparentemente solo per il bene della risoluzione del suo caso? “Il silenzio degli innocenti”, oltre ad essere un magistrale thriller che racconta in maniera straordinaria la lotta di una donna per pervenire alla risoluzione di un terribile caso di omicidi, è soprattutto questo, una profondissima riflessione sul male, sui suoi meccanismi nascosti e meno nascosti, sul modo in cui tutti possiamo esserne in qualche modo vittime, ma anche in qualche maniera complici, attivi o passivi.


Riesce difficile allo spettatore pensare che il Lecter che si emoziona ascoltando musica classica o che dipinge dei bellissimi ritratti di paesaggi o che per un secondo sfiora il dito dell’agente dell’FBI che sta aiutando, sia un mostro dal quale tenersi alla larga e da disprezzare. Anzi, lo spettatore rimane anche soddisfatto del finale in cui lo vediamo pronunciare una frase ambigua e molto ironica (“Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera. Addio”), che pronunciata da un personaggio meno affascinante di Lecter, avrebbe suscitato terrore e ribrezzo, ma posta sulle sue labbra assume dei contorni quasi indefinibili. Altro grande punto di forza della pellicola, oltre all’ottima regia che si sofferma su primissimi piani che ci mostrano le somiglianze e le differenze tra i due attori protagonisti (il film è l’unico thriller della storia ad aver vinto le cinque statuette più ambite), è proprio il rapporto psicologico molto particolare ed intenso che si viene a creare tra i due. Una sorta di do ut des nel quale lei attinge informazioni sul caso di Buffalo Bill e lui si “ciba” della più profonda intimità di lei, non potendosi cibare di altro, come suo solito. E’ rimasta nella storia la sequenza del loro dialogo nel quale Anthony Hopkins, improvvisando, fa quel gesto con la lingua e poi incalza sulle origini contadine dell’agente causando una naturale reazione di animosità e disagio in Jodie Foster, grata successivamente all’attore per averle permesso di esprimersi così spontaneamente. Può un thriller assurgere al rango di capolavoro o perlomeno entrare nella storia del cinema? “Il silenzio degli innocenti”, ci dimostra che ciò è possibile se si cerca di affiancare al ritmo e alla giusta attenzione sui meccanismi del genere, anche un pensiero di fondo che renda in qualche modo più considerevole e potente il messaggio, qualsiasi esso sia (e in questo caso è davvero interessante) che si tenta di trasmettere. Di non poco conto, il fatto che in questo caso, la pellicola è entrata nella storia anche grazie alla monumentale e indimenticabile interpretazione di un Anthony Hopkins in stato di grazia.

 

VOTO: 9

 



 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Se mi fai le domande sbagliate, avrai le risposte sbagliate". (da "Mare nero")

 


LOCANDINA

 

21 commenti su “Il silenzio degli innocenti

  1. Ed io direi…Minchia che gran film! Come dici tu, un Magistrale Thriller. Forse uno dei più grandi Thriller di tutti i tempi.

  2. Primo ed unico thriller ad aver vinto non solo il premio oscar nella maggior categoria ma anche ad aver fatto la famosa cinquina perfetta. Un motivo ci sarà se gli austerity vecchiacci hanno voluto così tanto trasgredire le regole ferree che governavano allora la cerimonia.

    Film strepitoso, lo amo alla follia!

  3. Dimostrazione lampante di come anche un genere considerato “minore” (minore per chi poi?), possa invece essere una pellicola coi controfiocchi. Filmone, non c’è che dire.

  4. Ma infatti, perchè (e secondo chi) il thriller sarebbe un genere minore?

    E comunque, Anthony Hopkins in questo film è impressionante. A qualunque persona normale sarebbero andati in necrosi i bulbi oculari, lui invece è riuscito (non so come) a non battere le palpebre praticamente mai nel corso della sua interpretazione. “Eyes wide shut” Hannibal. 🙂

  5. bellissimo film, sicuramente uno dei miei preferiti.. l’ ho rivisto per l’ ennesima volta proprio la settimana scorsa XD Hopkins qui da davvero il meglio di se, un’ interpetazione entrata a giusto diritto negli annali del cinema!

    *Asgaroth

  6. Che grandissimo film: nella mia personale top ten! Lo vedo e rivedo in continuazione, ogni volta che passa in tv tento di non perderlo (ho anche il dvd) ed ogni volta provo le stesse sensazioni. Un Jonathan Demme all’ennesima potenza!

  7. Un cult. Un film secondo me molto complesso e di difficile “visione”. L’ho visto molte volte e ogni volta è stata un’esperienza “ulteriore”.

  8. Grande film, sono d'accordo con voi. l'ho visto al cinema appena uscito, mi sono seduta sulla poltrona e quando mi sono rialzata, 2 ore dopo,  ho lasciato i buchi delle dita sui braccioli.
    un encomio, oltre alla regia, sceneggiatura, attori, libro anche per la colonna sonora creata magistralmente dal grande Howard Shore.
    ciao Monica

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