Il villaggio dei dannati 1960 Vs Il villaggio dei dannati 1995

La potenza e l’inarrestabilità dell’infanzia


A Midwich, una piccola cittadina inglese, un giorno all’improvviso succede qualcosa di eccezionale: tutti gli abitanti del posto e coloro che vi si trovano per caso cadono in una sorta di sonno comandato, come un vero e proprio svenimento collettivo. Quando tutti si riprendono dal naturale shock per l’accaduto segue poi un periodo di calma e serenità. Ma dopo due mesi quasi tutte le donne del villaggio si scoprono incinte e il frutto delle loro gravidanze sarà qualcosa di ancora più sconcertante dell’esperienza vissuta mesi prima…

Il_villaggio_dei_dannati_1Un film che nonostante l’età, ricordiamoci che fu girato da Wolf Rilla nel 1960, mantiene ancora salda la sua capacità di coinvolgere lo spettatore ed entusiasmarlo nonostante la quasi totale assenza di effetti speciali, se si eccettuano quelli riguardanti gli strani e inquietanti occhi dei piccoli protagonisti della pellicola. Tratto dal romanzo "I figli dell’invasione" scritto da John Wyndham nel 1957, "Il villaggio dei dannati", infatti, incentra tutta la sua capacità di angosciare e inquietare lo spettatore proprio sulla figura dei bambini partoriti da tutte le donne del villaggio. Al di là del fatto che crescono fisicamente e mentalmente in maniera a dir poco esagerata, ciò che intimorisce maggiormente (soprattutto perché si parla appunto di bambini e cioè delle creature che più di tutte dovrebbero trasmettere innocenza, candore e innocuità), è lo spirito minaccioso che man mano prende piede nella condotta dei piccoli accomunati non solo dall’aspetto fisico (sono biondissimi e quasi tutti con occhi molto chiari), ma anche da una sorta di cordone ombelicale mai reciso tra loro che li tiene uniti anche mentalmente e telepaticamente. Presto anche gli abitanti di Midwich, tra cui il protagonista interpretato egregiamente da George Sanders, si renderanno conto del fatto di essere in pericolo proprio perché prigionieri di questa vera e propria colonia aliena che vuole insediarsi nel posto e che è pronta a tutto per sopravvivere, perseverando ogni componente della specie. E’ così che una mamma un po’ disattenta verrà punita con l’imposizione di mettere il braccio nell’acqua bollente e un autista sbadato verrà costretto a fiondarsi con la sua auto contro un albero, morendo sul colpo. Insomma questi bambini sono tutt’altro che innocenti visto che non appena percepiscono una seppur leggerissima minaccia a qualcuno di loro, con l’imposizione mentale e con la forza dei loro occhi riescono a convincere chiunque a fare ciò che vogliono. Non provano alcun sentimento, non sono legati nemmeno ai propri genitori che li hanno cresciuti amorevolmente nonostante molti di loro siano arrivati del tutto indesiderati (come dimostra il riferimento a donne vergini rimaste incinte, cosa che ha fatto incorrere la pellicola nelle proteste della Catholic Legion of Decency che accusò il film di attacco al culto dell’Immacolata Concezione), e alla fine cominciano a farne fuori parecchi, insomma. Sarà compito del protagonista, ovviamente, porre fine alla sequela di morti e alla minaccia costituita dalla forza mentale, più che fisica, di questi bambini. Ma il problema più grosso da superare è che loro riescono a leggere nella mente degli esseri umani e, dunque, ad intuirne pensieri e intenzioni. Come fare allora? A tal proposito arriva la scena finale davvero molto suggestiva e al tempo stesso agghiacciante in cui il grande Sanders riesce a saltare l’ostacolo imponendo alla sua mente di pensare solo ed esclusivamente ad un muro, piuttosto che al suo piano per salvare la cittadina. Un muro che quindi schermirà i suoi pensieri e non permetterà ai bambini di captarli, anche se con i loro poteri unificati riusciranno ad abbattere qualche mattone. Alla fine, comunque, non ci saranno né vinti né vincitori, visto che ognuno di loro, bambini o adulti (una dicotomia metaforica ed emblematica), avranno perso qualcosa, o magari non l’avranno mai avuta.


Il muro dell’essenzialità distrutto dall’onda degli eccessi


Diciamolo, nonostante la grandiosità e l’aura mitica che circonda uno dei più grandi registi di genere, tale John Carpenter difficile da non amare e ammirare, questo suo remake del film di Wolf Rilla, è forse uno dei suoi lavori "minori", una di quelle pellicole per cui non si grida al miracolo, a differenza di molti altri gioiellini carpenteriani.
Il_villaggio_dei_dannati_2L’alieno visto come il diverso. Una sorta di riflessione sull’alienazione del diverso, dunque questo remake di Carpenter che proprio su questo aspetto preme l’acceleratore (con un sottile, ma neanche tanto riferimento alla razza ariana viste le caratteristiche fisiche dei piccoli protagonisti). Una pellicola che per certi versi rasenta il ridicolo involontario, piuttosto che lo stato di inquietudine e angoscia molto ben presenti nell’originale, invece. A cominciare dall’incipit ci rendiamo conto che questo rifacimento del 1995 ne uscirà sicuramente con le ossa rotte dal confronto con l’originale. Ma le differenze col film del 1960 non sono poche, a cominciare proprio dai protagonisti. Al di là dell’assenza del carisma di Sanders che qui non viene sostituito adeguatamente da nessuno, anche se siamo in presenza di un cast di grido in quegli anni (Christopher Reeve alla sua ultima interpretazione prima dell’incidente e Kristie Alley), è proprio lo stravolgimento di ciascun personaggio a risultare forse esagerato. Al protagonista, allora, si affiancano un’epidemiloga che tenta di studiare il fenomeno, e tanti altri personaggi di contorno (mogli, mariti, preti e così via del tutto assenti nell’originale o se presenti, del tutto secondari). Ma sono sempre i bambini a catturare tutta l’attenzione dello spettatore, questa volta con una novità: sono stati "pensati" come delle coppie, e dunque, pur possedendo tutti lo stesso DNA, sono profondamente legati solo ad uno degli altri componenti il gruppo. Il problema per uno di loro (o forse per tutti gli altri come si vedrà in seguito) è che durante il parto collettivo delle donne di Midwich, uno dei bambini nasce morto, lasciando quindi quello che nasce spaiato. Sarà lui, David, l’eccezione all’interno di questo gruppo di bambini senza sentimenti e senza scrupoli (il riferimento alla mancanza di cattiveria, ma alla naturalità del loro modo di essere contribuisce a renderli ancora più spaventosi), l’unico che sarà in grado di provare delle emozioni e che in qualche modo cercherà di arginare la potenza distruttrice dei suoi compagni. Ci sono anche, però, alcune situazioni riproposte come la mamma che viene costretta a mettere il braccio nell’acqua bollente o l’emblematico muro che il protagonista cerca di frapporre tra i suoi pensieri e le menti dei bambini, per portare a termine il suo piano atto ad eliminare per sempre la minaccia. Ma ancor prima di costruire questo muro il dottore immagina un mare con delle onde molto alte, lo stesso mare in cui sua moglie ha deciso di porre fine alle sue sofferenze di madre "non corrisposta".
Quello che manca però al remake de "Il villaggio dei dannati" è la misura e l’essenzialità che aveva l’originale, qui infatti siamo di fronte ad un numero molto più elevato di morti, di occhiate malefiche, di cattiverie da parte dei bambini. Del resto, è lo stesso Carpenter a suggerirci le sue intenzioni registiche e comunicative, per bocca della mitica Kristie Alley che a sua volta cita Sherlock Holmes: "Quando si è scartato l’impossibile, tutto ciò che resta, per quanto improbabile, può essere la soluzione".

Pubblicato su www.supergacinema.it

9 commenti su “Il villaggio dei dannati 1960 Vs Il villaggio dei dannati 1995

  1. Uhhh… quanto mi piace "Il villaggio dei dannati"… concordo con te: il remake di Carpenter non è all'altezza del film originale inglese

  2. A me il remake di Carpenter è piaciuto molto… Certo, l'originale vince in fascino, ma le tematiche da teoria di cospirazione carpenteriane mi hanno proprio divertito, sebbene chiaramente abbia fatto film migliori.

  3. Quello di Carpenter l'ho rivisto da poco e me lo ricordavo meno palloso, ma non è questo il punto. Piuttosto sono 15 anni che mi interrogo sul perchè mai un film simile sia stato vietato ai minori di 18 anni…

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