Il vizietto Vs Piume di struzzo

VIETATO L’INGRESSO ALLE DONNE

Renato e Albin sono due omosessuali che stanno insieme da più di vent’anni. Insieme hanno cresciuto Laurent, figlio avuto da Renato durante una breve scappatella con una donna, che adesso sta per sposarsi con la figlia di un senatore bigotto e conservatore e che quindi ha bisogno di fingere coi suoi suoceri che Albin non esista e che suo padre sia un eterosessuale.
Una pellicola dedicata così apertamente al mondo omosessuale nel 1978 era sicuramente all’avanguardia, oltre ad essere anche pioniera di un certo cinema sociale volto alla sensibilizzazione verso determinate tematiche socialmente scottanti come l’orientamento sessuale “deviante” da quello comunemente inteso e condiviso. Mascherandosi, peraltro magistralmente, da commedia esilarante che in un certo qual senso sembra prendere in giro proprio il mondo che si presta a descrivere, “Il vizietto” in realtà sfata diversi luoghi comuni esistenti sul mondo gay e ci insegna che, nonostante ciò che si è portati a credere erroneamente, anche tra due persone dello stesso sesso è possibile creare e costruire una relazione solida e sincera così come qualunque altra relazione umana, con gli stessi meccanismi (gelosia, complicità, fiducia e via dicendo) che governano i rapporti uomo-donna.
Con il pretesto di raccontare le dinamiche di questa famiglia un po’ sui generis (i due gay che stanno insieme da vent’anni hanno anche un figlio avuto da uno dei due durante una scappatella con una donna, il suo cosidetto “vizietto”) e di comunicare la genuinità e la valenza di questa in confronto a qualsiasi altro tipo di famiglia, Edourad Molinaro (regista della pellicola tratta da una pieces teatrale replicata per cinque anni di seguito a Parigi) si diverte anche ad esagerare volutamente con i costumi, gli arredamenti, il trucco e la direzione degli attori. I protagonisti sono,infatti, due straordinari interpreti che incarnano alla perfezione i personaggi che sono chiamati a trasporre sullo schermo. Uno è il grande Ugo Tognazzi nel ruolo di Renato Baldi (il gestore di un night-club per omosessuali, ma non solo) che recita egregiamente la parte dell’uomo della coppia, stressato dai continui sbalzi d’umore del suo compagno e in più dalle notizie apportate dal suo adoratissimo figlio; l’altro è uno straordinario Michel Serrault nel ruolo di Albin che risulta perfetto in ogni singola movenza, gesto o espressione facciale nell’interpretazione di questo isterico omosessuale che non ci sta ad essere messo da parte a causa del bigottismo altrui. Bigottismo incarnato dai suoceri di Laurent che si fanno emblema di una fetta di società, allora ma anche ora imperante, che si permetteva di giudicare il valore di una persona in base ad una serie di comportamenti a cui attenersi pena l’esclusione e la derisione.
Ma costoro avranno ciò che si meritano visto che il senatore, collega del suocero di Laurent, in corsa per le elezioni viene trovato morto in seguito ad un infarto avuto durante un rapporto sessuale con una minorenne di colore. In un solo colpo ha praticamente rovinato la carriera del collega che si ritrova a sperare nel matrimonio della figlia con quello che crede essere un addetto culturale, piuttosto che il gestore di un night-club, letteralmente sposato con un uomo. Questo equivoco sarà l’inizio di una serie di gag dallo stampo comico, ma anche illuminante su ciò che si cela dietro falsi perbenismi e sciocchi pregiudizi, fino a giungere ad un finale alla “tarallucci e vino” in cui gli stessi bigotti saranno costretti a ricorrere alle armi dell’oggetto del loro disprezzo per salvarsi “la pelle” e in cui il concetto di “vizietto” (termine di solito utilizzato proprio per descrivere l’omosessualità) viene completamente ribaltato a dimostrazione che un tipo di rapporto non vale né più né meno di un altro, se a dirigerlo e guidarlo c’è un amore sincero.

LUSTRINI E PAILETTES PER TUTTI!!

Dalla Costa Azzurra dell’originale ci spostiamo in Florida. Da “Le cage aux folles”, locale gestito da Renato, passiamo al “Birdcage” (da cui il titolo della pellicola) gestito da Armand, al posto di Ugo Tognazzi troviamo Robin Williams e a sostituire Michel Serrault arriva Nathan Lane. “Piume di struzzo” è una quasi del tutto fedele riproposizione di temi, situazioni, gag, battute, ecc… de “Il vizietto”, ma, nonostante il cast di pieno rispetto e la regia di un ottimo professionista come Mike Nichols, non riesce a raggiungere le alte vette del suo predecessore. Nemmeno la presenza del grande Gene Hackman nel ruolo del suocero conservatore e di Diane Wiest nel ruolo della suocera dimessa ma decisamente bigotta riescono a far apprezzare maggiormente il remake rispetto all’originale. L’unica differenza narrativa tra le due pellicole, oltre a quelle già citate di stampo estetico e tecnico, consiste in una maggiore attenzione per la figura dei due suoceri e nella maggiore durata del finale in cui le due famiglie si riuniscono a cena a casa dei due omosessuali che per l’occasione hanno stravolto il loro arredamento, il loro abbigliamento e il loro modo di comportarsi per sembrare una famiglia “normale”. Se il finale de “Il vizietto”non si soffermava ulteriormente sulle diversità tra i due diversi tipi di famiglia, in “Piume di struzzo” c’è una sfiancante riproposizione di dialoghi incentrati su temi scottanti come la guerra e l’omosessualità, appunto, volti semplicemente a sottolineare ulteriormente la diversità di opinioni e di apertura mentale tra le due diverse famiglie.
Per il resto “Piume di struzzo” rimane fedele al suo progenitore, con una serie di battute citate per filo e per segno (“Il nostro bambino sta per lasciarci e non ne avremo altri!” “A meno di un miracolo”, è una delle tante e tra le più divertenti e ironiche) e con la riproposizione delle stesse gag e situazioni: Armand che cerca di insegnare al suo compagno Albert a comportarsi virilmente, spalmando il burro sui crostini o camminando alla John Wayne, Albert che diventa isterico durante le prove di un suo numero perché il ballerino mastica una chewing-gum, il cameriere che non riesce a camminare con le scarpe (nell’originale era di colore, qui è latino-americano ed è caricaturizzato molto di più che ne “Il vizietto”), e via dicendo.
Pur essendo molto affine a “Il vizietto”, “Piume di struzzo” risulta molto più “caciarone” ed esagerato e soprattutto non riesce a comunicare, così come faceva egregiamente l’originale, tutto il conservatorismo e il bigottismo della famiglia di consuoceri, laddove avevamo un utilizzo perfetto e preciso dei costumi, degli ambienti e delle scenografie). E così il co-fondatore del’associazione per l’ordine morale, interpretato da Gene Hackman, non ci sembra poi così severo e retrogrado e in più sembra quasi che il regista nel finale abbia voluto connotare il suo personaggio con una specie di interessamento quasi morboso nei confronti di Albert per l’occasione nei panni di una “donna”.
Una battuta, comunque, si fa apprezzare più delle altre (battuta assente nell’originale) proprio perché ci restituisce tutto il significato e gli intenti di questa pellicola: <<Sono persone ultraconservatrici. Non gli interessa se sei un maiale. Solo se sei un finocchio!>>.

Pubblicato su www.supergacinema.it

8 commenti su “Il vizietto Vs Piume di struzzo

  1. “Il vizietto”, un vero e proprio gioiello che, oltre che confermare come Tognazzi fosse l’attore più duttile del cinema italiano, ebbe il merito di farci conoscere il grande Michel Serrault. Deludente (e inutile) il remake americano.

  2. Io amo Robin Williams, da Mork in poi, e penso che dovrei farmi una mezza maratona per vedere entrambi i film, apprezzando anche Tognazzi.

    Sapevate che il regista era candidato all’Oscar per la regia de Il vizietto?

    L’originale è infatti nelle nomination del primo questionario del Torneo degli Oscar, dove si arriverà ai premi (non tutti) “denoaltri” blogger. Se sei d’accordo,e se non vuoi votare gli altri Oscar, inserisco automaticamente il tuo voto per questo film in tutte le categorie nel tabellone. Fammi un fischio qui o nel blog del mio nick.

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