In memoria di me

REGIA: Saverio Costanzo

CAST: Christo Jivkov, André Hennicke, Marco Baliani, Fausto Russo Alesi
ANNO: 2006

TRAMA:

Andrea, incapace di rapportarsi col peso del mondo che lo circonda, decide di entrare in seminario e di sottoporsi al periodo di noviziato. Qui scopre un nuovo mondo e si imbatte in realtà che forse non credeva esistere…

 



ANALISI PERSONALE

In memoria di me non è un film religioso o sulla religione, ma uno sguardo attento e imparziale su come questa possa essere interpretata e vissuta da ognuno di noi. A farla da padrone nella pellicola sono le mura del monastero situato su un’isolotto vicino a Venezia di San Giorgio Maggiore. Mura allo stesso tempo enormi e ampie ma quasi soffocanti, soprattutto per Andrea non abituato a seguire determinati rituali e pieno di curiosità e voglia di vivere. Ma ben presto anch’egli si “sottometterà” al lento svolgersi delle giornate nel monastero: giornate tutte uguali passate tra colazioni e pranzi a ritmo di valzer, omelie, e notti insonni passate nella sua cella. Ed è proprio di notte che la curiosità di Andrea si fa più fervida, perché è proprio di notte che comincia a sentire e a vedere degli strani movimenti.
La pellicola si tinge di giallo, ma è solo uno scherzo. In realtà ad interessare non è il novizio Zanna che ogni notte bussa alla porta di Fausto, o l’”ospite” che giace morente in infermeria che viene assistito sempre da Zanna e che Andrea non ha mai il coraggio di andare a visitare. Ad interessare è il rapporto che si crea tra Andrea e questo nuovo mondo e soprattutto lo stato d’animo, differente per ognuno dei novizi, che si viene a creare una volta decisa la strada del sacerdozio.
C’è chi non riesce a sopportare il peso di un peccato commesso e che quindi abbandona tutto come il novizio Fausto, che sin dall’inizio ci viene mostrato come irrequieto e un po’ fuori luogo. C’è chi si ribella al sistema come Zanna che vorrebbe una chiesa meno gerarchizzata e più tendente a far sviluppare le capacità di ognuno in modo tale da essere utile a suo modo per la comunità, piuttosto che puntare solo al puro e tecnico indottrinamento nel quale, a sua detta, non risiede l’amore, la carità, il sentimento cristiano. Andrea è tra due fuochi: seguire Zanna nel suo “moto” di ribellione o attenersi alle regole ferree dell’ordine e del padre maestro che insegna a separarsi completamente dal mondo materiale e di dedicarsi notte e giorno allo studio delle scritture, allo svolgimento delle omelie, all’adempimento di tutti i compiti che il seminario richiede? E’ proprio dalla sua bocca che esce forse il vero senso di tutta questa pellicola: “Lei è qui per provare l’ordine, come l’ordine vuole provare lei”  . Sta quindi a chi entra a far parte di un certo mondo, rapportarsi con esso e rendersi conto se è quello adatto per lui. Ma non solo questo: il padre maestro predica anche la negazione dell’”omertà” che può crearsi tra compagni e induce i suoi novizi a denunciare gli sbagli di chi gli sta intorno, facendo così non solo il bene dell’ordine, ma anche dei compagni stessi: “I suoi fratelli saranno i suoi guardiani, come lei dovrà esserlo di loro”.  Quando Andrea arriva nel convento, dopo un breve periodo di isolamento, ha un breve colloquio col padre maestro che gli chiede: “Cosa vuoi diventare?” e il nostro protagonista risponde semplicemente: “Una persona”.  E’ anche questo un momento di altissima riflessione che ci fa comprendere il peso e l’inadeguatezza alla vita che provava Andrea prima di decidere di diventare un sacerdote, senza forse sapere a cosa andava incontro.
Il film procede lento descrivendo le giornate dei novizi che svolgono lavori umili, come lavare i pavimenti e che si riuniscono per discutere le scritture, alla presenza del padre maestro che osserva attento ogni movimento che si svolge nel suo monastero. Gli unici momenti di rottura di questa calma e metodicità sono costituiti proprio dalle due figure di Fausto e Zanna.

Il primo abbandona l’ordine all’inizio del film, cosa che viene tenuta nascosta agli altri novizi ai quali viene detto che è dovuto andare via per motivi di famiglia, anche se Andrea ha scoperto la verità in una delle sue escursioni notturne. Il secondo cerca di “sovvertire” l’idea antica di Chiesa che vede i sacerdoti come delle figure sacre quasi inavvicinabili e superiori e sogna di potersi invece amalgamare con le folle, stare a contatto con la gente per regalare un sorriso o una carezza o una mano.
"Non stiamo salvando il mondo, lo stiamo solo replicando", dice ad Andrea quando questi lo segue in Chiesa per chiedergli cosa ci fa tutte le notti in infermeria. Ed è qui che i due novizi si confrontano, scambiandosi il reciproco punto di vista su come debba essere vissuto il sacerdozio e la religione in generale.
Alla fine Zanna trova il coraggio di seguire i suoi ideali con un sorriso luminoso stampato sul volto, mentre Andrea sembra, dopo il susseguirsi di dubbi e crisi mistiche, aver trovato la sua strada…

Ottima prova registica del giovane Saverio Costanzo, questo In memoria di me. Vestendosi ambiguamente da giallo-trhiller (con Andrea che spinto da un’innata e indiscreta curiosità segue ogni notte i movimenti dei novizi Fausto e soprattutto Zanna che si reca ad alleviare le sofferenze di un””ospite” in infermeria” senza che di questi si conosca mai il nome, il sesso, la malattia e via dicendo), si tratta in realtà di una sorta di trattato teologico che mette in discussione i dogmi imposti dalla chiesa e mette lo spettatore di fronte ad un’analisi di come possa essere sconvolto l’animo di una persona che viene immessa in un mondo fino ad allora sconosciuto e di come si possa capire di appartenervi o meno. Certo, la componente religiosa è presente e pure fortemente, ma il film poteva essere ambientato anche in una scuola, in una caserma militare, ovunque un uomo possa confrontarsi con le regole, i dogmi, la vita regolata di un posto. Andrea sembra non riuscirci alla perfezione. Col suo sguardo vispo e attento sembra quasi un pesce fuor d’acqua che si muove negli immensi corridoi del convento alla ricerca di qualcosa, forse di se stesso riuscendo forse a trovare un significato e un senso alla propria vita, anche grazie al ribelle Zinna che alla fine abbandona il convento baciando (castamente) sulle labbra il padre novizio che gli rimprovera la sua voglia di confrontarsi col mondo e quindi con la materialità.
Muovendosi a ritmo di valzer (davvero eleganti) e nell’ombra della notte che rende il già cupo monastero ancora più claustrofobico (seppur enorme), Andrea scopre realtà inedite, un mondo estraneo del quale vuole o forse “deve” imparare a far parte.
A dare vita a questo personaggio così ricco di sfaccettature è il brillante Christo Jikov (mai nome fu più azzeccato) che con il solo sguardo riesce ad infondere tutte le sensazioni che si rincorrono nell’animo di Andrea: il senso di inadeguatezza, la sete di conoscenza, la voglia di relazionarsi ma soprattutto, la curiosità componente fondamentale di questo personaggio e di questo film. Curiosità che lo porta ad immaginare nel lungo corridoio, il malato dell’infermeria come un essere quasi soprannaturale, privo di contorni, immerso nel buio, senza sesso, quasi senza forma. Ed è forse questo personaggio misterioso che sta ad incarnare il sentimento di Andrea nei confronti della sua nuova vita, sentimento non ancora ben definito, che tenta di prendere forma e sostanza, proprio come il malato che alla fine ci viene mostrato.

Giocando con luci e ombre (ma soprattutto queste ultime) e contrapponendo musiche “profane” ad argomenti “sacri” Costanzo dà vita ad una storia intensa e profonda che fa riflettere lo spettatore, emozionandolo e incuriosendolo al contempo grazie ad una regia, se vogliamo dire, furba che fa credere determinate cose fino ad arrivare ad altre. L’attenzione, quindi, rimane sempre sveglia e anche se alla fine si comprende che il nocciolo della questione era tutt’altro rispetto a quella falsa pista thriller, lo spettatore non rimane deluso, perché in realtà il mistero è fortemente presente nella pellicola e si tratta del mistero della fede.

Regia: 8
Sceneggiatura: 8
Recitazione: 8
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 8
Voto finale: 8


CITAZIONE DEL GIORNO

Ah no, io al buio con uno con tutte quelle mani non ci rimango! (Jack Lemmon travestito da donna in "A qualcuno piace caldo")


LOCANDINA

5 commenti su “In memoria di me

  1. Un’ottima proposta. Per me che scanso (più o meno volontariamente e a torto) il cinema italiano, questa interessante e ottima recensione mi risulterà utilssima quando vedrò (a questo punto lo spero) questo film. Grazie Ale55andra. Ciao.

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