Interview

REGIA: Steve Buscemi

CAST: Steve Buscami, Sienna Miller
ANNO: 2007

TRAMA:

Il giornalista politico Pierre Peters viene mandato ad intervistare la starlette del momento Katya. Dopo un inizio disastroso, i due si ritroveranno a fronteggiarsi nel lussuoso loft dell’attrice di serie b, nel quale si metteranno a nudo e “combatteranno” una battaglia di arguzia, scaltrezza e menzogne. Alla fine nessuno dei due avrà davvero vinto, ma entrambi avranno sicuramente perso qualcosa.

 



ANALISI PERSONALE

Remake di un film dello sfortunato regista Theo Van Gogh assassinato da un fondamentalista islamico nel 2004, questo Interview (a cui seguiranno altri due progetti affidati a Stanley Tucci e Bob Balaban) è un intrigante puzzle di  fitti dialoghi e di intensi giochi di sguardi e di movimenti. Steve Buscemi rimane invisibile come regista, affidando la ripresa degli avvenimenti a tre videocamere  che scrutano i volti e i corpi dei protagonisti da diverse angolazioni, e dà il meglio di sé come sceneggiatore (adattando lo script originale e ambientandolo a New York) e soprattutto come attore, riuscendo a rendere il suo protagonista inizialmente goffo e quasi antipatico, ma col passare dei minuti sempre più attraente ed affascinante, nonostante non abbia dalla sua parte quell’avvenenza fisica che invece contrassegna la sensualissima Sienna Miller nei panni dell’apparentemente slavata e svampita attricetta che dimostra di essere dotata di un certo acume e di una mente calcolatrice. Ma anche il giornalista si dimostra subdolo fingendo di appassionarsi alle vicende della povera ragazza depressa e disperata dedita all’uso di sostanze stupefacenti e alcoliche (una visione piuttosto stereotipata del mondo dei vip, ma forse l’unica che abbiamo a disposizione, ma cosa più importante un’analisi davvero spietata e agghiacciante del mondo del giornalismo), per riuscire a ritornare nelle grazie del suo editore e a regalargli un megascoop.
La ragazza affila le armi della seduzione e cerca di intrappolare il suo interlocutore in una rete come quelle delle calze che avvolgono le gambe delle donne e che fanno impazzire gli uomini perché
credono così di averle messe in “gabbia”. Calze a rete e tacchi a spillo rendono attraente una donna perché le prime le intrappolano in una sorta di morsa che fa sentire l’uomo padrone della situazione e i secondi le rendono instabili. A rendere affascinante un uomo ci pensano invece le cicatrici, che dimostrano la loro debolezza e si contrappongono alle ferite interne delle donne. I due protagonisti continuano a confrontarsi sul terreno delle confessioni, delle confidenze, dei segreti inconfessabili e non ci fanno quasi mai capire se stanno mentendo spudoratamente per raggiungere i propri obiettivi

(carpire quanti più segreti possibili per scrivere un articolo degno di essere pubblicato da parte del giornalista, e dimostrare di non essere una stupida ragazzina viziata e di saper reggere il confronto per l’attrice), o se, invece, si stanno lasciando andare perché attratti l’uno dall’altra o semplicemente perché hanno sciolto i freni inibitori aiutati da una massiccia dose di bevande alcoliche, pillole, sostanze stupefacenti e compagnia bella.
L’ambientazione è una componente fondamentale, dato che ci troviamo di fronte ad un film di stampo teatrale e non solo per la sceneggiatura foltissima di battute che sono dei veri e propri botta e risposta che non ci lasciano il tempo di riposare la mente o la possibilità di perdere l’attenzione, ma anche e soprattutto per la presenza di due soli attori che si muovono in maniera egregia (sembra quasi che tra i due sia nato davvero l’apparente feeling emotivo ed intellettuale che lega i personaggi) nell’immenso e quasi desolato loft (pieno zeppo di cimeli come l’amaca, accendini e candele) accorciando le distanze ideali e fisiche e intessendo le trame di un intrigo avvincente e seducente. L’azione e la suspance sono condensate e contenute nelle parole che raccontano ed esprimono due diversissime personalità messe a confronto: il giornalista impegnato insofferente nei confronti dello star-system e dei suoi prodotti tanto da presentarsi all’appuntamento con Katya senza sapere nulla di lei e senza aver visto nemmeno una delle sue numerose interpretazioni, e l’attrice con il cellulare fuxia che squilla a suon di versi animaleschi e che si gonfia e sgonfia il seno a seconda di esigenze di copione.
Chi vincerà il duello verbale e mentale? Chi potrà dire di aver ottenuto davvero qualcosa da questo
coinvolgente tete-a-tete? E chi, invece, potrà dirsi sconfitto e beffato? Chi sarà caduto nella spirale dell’inganno e della menzogna e chi si sarà munito di astuzia e intelligenza per non farsi raggirare? A turno entrambi i protagonisti acquisteranno la padronanza della situazione, ma alla fine si renderanno conto di essere stati una pedina nelle mani dell’altro, un oggetto di divertimento e di sberleffo.
Una lotta fino all’ultimo respiro, quindi, che pur concludendosi con un pareggio metterà a nudo tutte le debolezze e le bassezze di cui un uomo è capace per affermare la sua supremazia e per raggiungere i suoi scopi.

VOTO: 7/7,5

 



CITAZIONE DEL GIORNO

Le istantanee sono i piccoli esorcismi contro il passare del tempo. (da "One hour photo")


LOCANDINA


18 commenti su “Interview

  1. Mi incuriosisce molto e penso proprio che andrò a vederlo. Mi piacciono i film in cui i personaggi lottano a livello psicologico a suon di dialoghi e credo di aver capito che questo sia uno di queste pellicole. Poi tutti parlano di un finale fantastico! Son curioso 🙂

    Ciao,

    Lore

  2. Son contento ti sia piaciuto! 🙂

    Anche se non direi che si conclude con un pareggio: il povero Buscemi le prende, eccome se le prende–

  3. t3nshi e Claudio fatemi sapere allora!

    gahan, io credo che le prenda di brutto anche lei…ora non posso dire molto, ma quello schermo nero sta a significare che se l’è preso in quel posto ^^

  4. Sono l’unica a non pensare che vinca lei? Per me il finale si chiude col pareggio, io ho interpertato così lo schermo vuoto che si ritrova a fissare lei…non sto qui a spiegare perchè per non rovinare la sorpresa a chi non l’ha visto.

  5. non per rovinare il finale, ma mi sembra che sia lei a spegnere lo schermo, gustandosi la sua vittoria…mentre lui ricevendo la sua telefonata capisce di essere stato fregato, in pieno. beh basta vedere le due espressioni finali.

    Max

  6. No, si vede che nel video lui dice: “Aspetta un attimo”, e si gira spegnendo la telecamera e quindi il video diventa nero. Per questo lei fa quel sorriso, nel senso che ha capito che pure lei è stata fregata…

  7. voto giusto, un buon fim anche s eper fortuna non ho letto il sottotitolo messo in italiano, altrimenti il film mi sarebbe stato sfanculato totalmente.

    non ho letto niente a riguardo questo film e forse per questo mi ha colpito e m’è piaciuto.

    che ne pensi dallo zoom spesso usato nella regia?

  8. Fede, che sottotitolo? Comunque sia, mi fa piacere che ti sia piaciuto, anche io mi ci sono avvicinata sependone davvero poco.

    Lo zoom, così come tutte le altre scelte registiche (come quella delle videocamere di cui ho parlato), è funzionale al tipo di “storia” narrata. Nel senso che seriva ad entrare (non solo metaforicamente) nel personaggio. A mio avviso Buscemi ci è riuscito in pieno.

  9. questo devo assolutamente vederlo! adoro steve buscemi, è uno degli attori più geniali degli anni ’90 e 2000… e pare che anche le sue altre prove da regista non siano affatto male…

    alberto

  10. Anche io apprezzo moltissimo Buscemi e infatti è per questo che mi sono avvicinata alla pellicola. Fammi sapere poi!

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