Invictus

REGIA: Clint Eastwood

CAST: Morgan Freeman, Matt Damon

ANNO: 2010

 

Il presidente sudafricano Nelson Mandela, decide di attuare una strategia sportiva per risolvere il problema dell’apartheid. Con l’aiuto dell’allenatore della squadra di rugby nazionale, composta solo da giocatori bianchi eccetto uno, comincerà un percorso di unione e fratellanza che riuscirà a fargli raggiungere gli obiettivi prefissati.

 

Un Eastwood irriconoscibile questo di "Invictus" che ricalca pedissequamente tutti i topoi e gli stereotipi del cinema apologetico dedicato a grandi personaggi (anche se bisogna dire che è davvero difficile avere a che fare con dei miti come Nelson Mandela) e soprattutto del cinema incentrato su uno sport che riesce a debellare le differenze e a superare ogni difficoltà. Il problema è che lo fa in modo fin troppo convenzionale e per certi aspetti addirittura stucchevole e retorico (non si può non menzionare il momento in cui un bambino di colore viene preso calorosamente in braccio da un gruppo di poliziotti bianchi che esultano per la vittoria della squadra di rugby). Uno "smacco" per tutti i fan del maestoso Eastwood che negli ultimi anni ha regalato a cinefili e non una serie di grandi capolavori, contrassegnati da una poetica e un’estetica decisamente più personali e uniche, rispetto a quelle di "Invictus" che non si distingue né narrativamente (affossandosi in una serie di cliché cinematografici appartenenti al genere, senza però rielaborarli alla maniera di Eastwood), né registicamente, ed è questa la delusione più grande, visto che stiamo parlando di uno dei più importanti e straordinari cineasti viventi. Un film che, pur mantenendosi comunque sulla sufficienza, restando dignitoso fino alla fine (ad eccezione dei terribili ralenti che caratterizzano alcuni momenti topici, enfatizzandoli in maniera didascalica), paga lo scotto di essere "figlio" di un cotale "padre", dal quale ci si aspetta sicuramente molto più di questo, sbagliando magari nell’affidargli eccessive aspettative, ma essendo giustificati nell’alta considerazione che giustamente gli si riserva, aspettandosi appunto un film degno di nota piuttosto che una riproposizione, al limite del buonismo, della strategia politica di Mandela. E’ inspiegabile questa retrocessione del maestro Eastwood, quasi come se avesse di proposito deciso di rimanere nella mediocrità per lasciare spazio alla storia di per sé molto importante. Una labile giustificazione che comunque non mitiga l’amarezza e la disillusione dello spettatore, e soprattutto degli estimatori di Eastwood, i quali si sentiranno sicuramente "traditi" dall’oggetto della loro ammirazione.

Persino la recitazione di Morgan Freeman, che in "Million Dollar Baby" aveva offerto al pubblico un’interpretazione da standing ovation, sembra adagiarsi stancamente sulla notorietà e la grandezza del personaggio chiamato ad impersonare, scadendo a volte addirittura nel manieristico. Va leggermente meglio sul fronte Matt Damon, che riesce a dare la giusta caratterizzazione del suo personaggio dapprima scettico e poi sempre più coinvolto e convinto della giustezza del "piano" di Mandela (un piano sicuramente nobile nel tentativo di rinascita e crescita di un popolo che gli è indubbiamente debitore).

Il rischio in cui si può incorrere, durante e dopo la visione di "Invictus", è quello di essere talmente delusi e smentiti nella altissime aspettative rivolte alla pellicola e al regista, da disistimarla eccessivamente, magari anche più del dovuto. Una sorta di legge del contrappasso che indubbiamente colpirà Clint Eastwood: quanto grande è stato la "slealtà" nei confronti dei suoi estimatori, altrettanto grande sarà la loro delusione nei confronti della pellicola. Per riprendersi dal "trauma" è consigliabile la visione o "re-visione" di film immensi come "Million dollar baby", "Mystic river", "Changeling" e "Gran Torino", perle rare del cinema contemporaneo donateci da un grande autore che sicuramente tornerà a farci ammirare estasiati un cinema classico ma al tempo stesso inimitabile e ricco di sfumature e pieghe nascoste. Un cinema che si spera non abbia bisogno di certe scorciatoie (la colonna sonora fin troppo ruffiana per esempio) per emozionare e coinvolgere lo spettatore più esigente. Un cinema che però, paradossalmente e tristemente, è più candidabile, rispetto ai capolavori succitati, ad essere apprezzato e premiato agli Oscar, che sicuramente si faranno “abbindolare” dalla monumentale e statuaria presenza di un protagonista come l’assolutamente incriticabile e ammirevole Nelson Mandela.

 

VOTO:

 

 

Pubblicato su www.livecity.it

29 commenti su “Invictus

  1. Superata temporaneamente l'accondiscendenza assoluta verso Eastwood, ieri sera sono arrivato ad un interrogativo: e se fosse un film di Morgan Freeman? Non dimentichiamo che qui è pure produttore…

  2. Condivido buona parte di quello che hai scritto… delusione, ma il film per me non è insufficiente. Siamo dalle parti di una sufficienza anche abbastanza rotonda, un 6 e mezzo per capirci. E per me Freeman meglio di Damon, che mi è parso davvero amorfo. 🙂

    Saluti

  3. A parte l'eccessiva enfasi (stavolta negativa!) condivido con te la delusione per un film che non riesce suscitare nessuna forte reazione.
    Quello che mi dispiace però è che quando si parla dei capolavori di Eastwood, Spietati a parte, si parla solo dei film degli ultimi 7/8 anni.
    Possibile che nessuno si ricordi di film come Potere assoluto, Un mondo perfetto, Bird, Bronco Billy o lo straordinario Il texano dagli occhi di ghiaccio?
    Va bene che ai tempi eravamo in pochi ad apprezzarlo….

  4. A breve lo vado a vedere…
    Ma la tua recensione non mi fa presagire niente (o quasi) di buono…
    Speriamo di non uscire dalla sala con dei rimorsi per averlo visto!

    Un saluto!

  5. Gegio, guarda a sto punto non so che pensare…

    Stefano, io Freeman l'ho trovato gigione più del solito. Damon era come sempre amorfo, ma diciamo che ci stava per questo tipo di personaggio. Comunque anche per me sarebbe stato un film sufficiente se a girarlo ci fosse stato un "registuncolo" e non uno come Eastwood.

    Martin, io citavo quelli perchè sono quelli appartenenti all'ultimo decennio, di cui fa parte anche Invictus.

    Afush, poi mi farai sapere.

  6. Concordo, davvero una delusione. Di solito il film di Eastwood è fra i miei 3 preferiti di ogni anno, questo non rientra nel podio nemmeno adesso, dopo solo 8 pellicole viste.

    Come hai giustamente scritto pare ancora più brutto perchè le aspettative e l'idea facevano sperare ben altro. Male Damon, malino Freeman…

  7. Pensa che l'anno scorso due film di Eastwood (Changeling e Gran Torino) sono finiti entrambi nella mia top 5 di fine stagione…e pensare che la classifica era composta da un'ottantina di pellicole…Quest'anno Clint me l'ha fatta veramente grossa…

  8. Retorica, hollywoodiano, convenzionale. L'inizio della tua recensione rende benissimo tutti i difetti dell'ultimo, per me insalvabile, film di Eastwood.

    In conclusione, a proposito del rischio delle aspettative. scrivi una cosa giustissima, ci ensavo nche io all'uscita dal cinema, ieri. Però parliamoci chiaro, non bisogna neanche essere troppo pavidi e incensare Clint a prescindere. Perchè secondo me qui non c'entra il contrappasso: Invictus è proprio bruttarello a malriuscito. Sembra girato dal gemello scemo di Eastwood, o dalla sua mano sinistra, ad occhi chiusi.

  9. D'accordo sullo scotto da Pagare di Eastwood. "Invictus" non è un capolavoro, ma probabilmente il fatto di essere abituati troppo bene da pellicole indimenticabili ci condiziona e ci incattivisce nel giudizio di un film non così scadente come all'inizio sembra.
    E' un buon film. Ed è biografico, altra grossa difficoltà per qualsiasi regista.
    Freeman da una bella interpretazione, ma niente di superlativo.
    Matt Damon idem.
    E la colonna sonora non mi sembra poi così ruffiana. 

  10. Trovo abbastanza imbarazzante dover difendere un film che non mi ha convinto, ma mi pare che si stia un po' esagerando col massacrare questo film.
    L'accusa di essere "retorico", ad esempio, è una delle più ridicole.
    Innanzitutto perchè la "retorica" spesso è legata alla realtà stessa, la Storia assume connotazioni retoriche anche nel semplice racconto degli eventi.
    E' il caso anche dell'intera storia umana e politica di Mandela, fatta di episodi talmente straordinari da essere "retorici" di per sè, senza bisogno di aggiunte apologetiche. E nel film di Estwood di apologetico c'è poco davvero e di retorica del linguaggio c'è qualcosa di minimo in qualche passaggio, sì il bambino che viene sollevato dai poliziotti bianchi, ma nell'economia del film è proprio un'inezia.
    L'altra ragione è che di "retorica" siamo pieni tutti e quasi tutte le recensioni dei cineblogger. Il "modo di scrivere e di parlare ampolloso, risonante ed enfatico" (dizionario Treccani) fa parte di una prassi talmente diffusa che non ce ne rendiamo davvero conto.
    Quindi i casi sono due: o la retorica non è per forza un male oppure bisognerebbe sforzarsi di sostiuirla con un linguaggio più efficace e calibrato.

  11. scusami se vado fuori tema, ma volevo dirti che alla fine sono riuscita a vedere Moon, e non potevo non ringraziarti per avermelo fatto conoscere!! la tua entusiastica recensione mi aveva incoraggiata nonostate la "fantascienza" non sia proprio il mio genere, ma proprio dalle tue parole si capiva che il film andava ben oltre i solito canoni del genere. e infatti è una bellissima perla. semplice e diretto, di una forza e drammaticità intrinseca incredibile. grazie mille 🙂

    *Asgaroth

  12. Beh, alla fine questo è un film molto più di Freeman che non di Eastwood, un calo di tono era piuttosto prevedibile. Sebbene l'eccessiva retorica, però, lo trovato decisamente apprezzabile, non foss'altro che per la maestosità di Storia e personaggi.

  13. Noodles, sei stato persino più cattivo di me…pensavo che la mia sarebbe stata la stroncatura più dura e invece…

    Al, da Eastwood ci si aspetta sicuramente una roba molto meno convenzionale di questa…biopic o non biopic…

    Cine, allora anche io domani mi alzo e decido di fare un film su Dio (serio non come quello comici che esistono). Allora siccome mi sto occupando di un "soggetto" straordinario, devo farlo per forza in maniera retorica? E poi non è giustificabile il fatto che Eastwood abbia fatto un film retorico, col fatto che anche i blog sono pieni di retorica.

    Asgaroth, mi fa piacere che l'abbia apprezzato. Grandissimo film secondo me.

    Agegio, un calo davvero inaspettato da parte mia…

    Giacomo, ripeto, non si discute la maestosità della storia e dei personaggi, certo che lo si poteva gestire meglio (alla terza volta che si vede Freeman che mentre parla di cose serie si fomenta per il rugby, a me è venuta voglia di entrare nello schermo e prenderlo a calci, ahah).

  14. Un film su Dio, ma serio?
    Che magnifica idea!!! Che dici, mettiamo giù una sceneggiatura?
    😉
    In ogni caso ciò che volevo dire è che in certi casi un pochino di retorica è proprio inevitabile e quindi va presa con un po' più di benevolenza e "perdonata". Soprattutto quando è ridotta davvero al minimo.
    Anche perchè, in fondo, fa parte della vita.

  15. Ahah, chissà che roba esce…
    Vabè, comunque su questo non ci piove, cioè sul fatto che a volte la retorica è inevitabile. Ma a me non è parsa poi così ridotta al minimo in questo film. E se ci aggiungiamo che si tratta di Eastwood, uno che praticamente mi fa sempre sbavare al cinema…diciamo che alla fine la mia "cattiveria", forse sicuramente eccessiva (così come del resto dicevo anche nella recensione), è un tantinello giusitificata.

  16. Certo che da Eastwood ci si aspetta altro. Ma il genere biografico in sè porta dei rischi difficili da evitare.
    Anche il nostro caro Clint ci è inciampato.
    Speriamo ancora di più nel suo prossimo film.

  17. Io proporrei anche Letters from Iwo Jima.
    Andando ad Invictus, sono sostanzialmente d'accordo con la tua analisi eppure il film a me non è sembrato tanto tragico, l'ho seguito bene ed in alcuni momenti mi sono anche emozionato, forse proprio perchè sapevo che se il Sud Africa non è piombato in una guerra civile il merito è di Mandela, un vero leader.
    Però hai ragione, il ragazzino di colore abbracciato dai poliziotti, i rallenti, parte della sceneggiatura, se paragonato ai film che hai citato tu, il film è un'opera minore senza alcun dubbio, eppure a me ha convinto.
    Ciao

  18. Al, per esempio Van Sant con Milk ha evitato abbondantemente molti di questi rischi (certo la grandiosità dei due personaggi non è paragonabile però…). Anche io spero tanto nel suo prossimo film…

    Pillole, i ralenti e le scene di gioco sono state la parte più tremenda del film a mio modo di vedere…

  19. francamente la recensione mi è sembrata eccessivamente negativa, anche se come sempre gioca un ruolo fondamentale sull'aspettativa del film
    io mi aspettavo un buon film, non un capolavoro, anche sapendo che era un film più dedicato all'impresa sportiva che alla figura di Mandela, perciò rispetto alle aspettative che mi ero fatto io non sono rimasto deluso.
    2,5/5 mi sembra un pò bassino come voto, io lo metterei a 3/5, ovvero un diplomatico 7 in pagella dei film senza infamia e senza troppa lode, ma comunque godibili, anche perchè le interpretazioni e certe scene sono ottime, buoni passi di sceneggiatura

    ovvio che non siamo di fronte agli stessi livelli degli ultimi lavori di Clint, ma io non lo stroncherei così

  20. drimacus, mi rendo conto che molto probabilmente sono stata eccessiva, questo è dovuto all'altissima considerazione che ho di Eastwood. Mi rendo conto anche che non ci si dovrebbe far influenzare aprioristicamente da ciò che si pensa in generale del regista, però stavolta non ce l'ho proprio fatta, la delusione è stata cocentissima.

  21. concordo su alcune cose, specialmente sui ralenti, però secondo me c'è anche del buono: un argomento di questo genere sarebbe stato trattato in modo molto più pomposo e fastidioso da qualsiasi altro regista. diciamo che forse non era il film giusto per eastwood, abituato a storie più intime, però secondo me non è un'opera disprezzabile.
    alberto

  22. Alberto, in generale non sarebbe un'opera "disprezzabile", ma proprio perchè è un'opera di Eastwood da cui ci si aspetta che perlomeno non "scada" in alcuni espedienti come i famigerati ralenti per dirne uno, allora diventa un pò meno sopportabile, perlomeno per chi come me lo ama moltissimo.

  23. Ah, l'hai stroncato alla grande vedo. Ti dirò, per quanto non sia sicuramente tra i capolavori di eastwood, non l'ho trovato affatto male. Vi sono indubbiamente dei difetti (che ho citato anche io nel mio post, tipo l'eccessiva retorica e anche alcune scelte stilistiche tipo la sequenza nel carcere dove a matt damon appare la visione di morgan freeman) ma credo che questo film vada visto, al di là dei contenuti, nello straordinario lavoro tecnico operato da eastwood: credo ci siamo soffermati troppo sulla retorica e sulla stucchevolezza dei contenuti e non siamo andati a guardare il lavoro a dir poco magnifico fatto da eastwood nella messa in scena delle sequenze sportive: la mezz'ora finale è, a mio parere, tra le cose migliori del cinema di clint. Ripeto, non è tra gli eastwood migliori, ma nemmeno assimilabile a delusioni tipo lettere da iwo jima o space cowboy; per intenderci, a me hanno deluso molto di più avatar e l'ultimo burton.

  24. I ralenti sono la cosa che ho odiato di più in questo film, ma anche la sequenza nel carcere che non ho citato nella recensione è sicuramente da dimenticare. Insomma io che Eastwood si mettesse a girare una cosa simile non me lo sarei mai aspettata…

  25. Oh finalmente una recensione come si deve di questo invictus..sono d'accordo su tutto.ho letto di persone che l'hanno adorato (mah…) e di altri che lo odiano a morte (capisco più loro), come dici tu bisogna far attenzione alle altissime aspettative comunque confermo tutto quel che dici..altamente retorico (oltre al bambino l'immagine finale con la schiavetta nera abbracciata dove la mettiamo???) e con interpretazioni affatto eccezionali..delusione..
    deneil

  26. Guarda per me è stato difficile, perchè Eastwood è proprio una mia "debolezza" cinematografica. Ma stavolta, ripeto, me l'ha fatta proprio grossa.

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