John Malkovich

Ritornando a parlare di attori, cioè di coloro che impersonano storie, vite, sogni e speranze non si può non ricordare il grandissimo quanto enigmatico ed affascinante John Malkovich che del suo aspetto ambiguo e del suo cipiglio a tratti crudele a tratti malefico a tratti pauroso, ha fatto il successo di una vita. E’ riuscito ad affascinarci, ad interrogarci, ad impaurirci, ad interessarci, ad ammaliarci con ciascuna delle sue profonde e inusuali interpretazioni. Ha saputo anche ridere di sè e ad ironizzare sul suo essere un’icona nel film cult Essere John Malkovich, ha saputo colpirci con la forza dei suoi sguardi e dei suoi sorrisi a dir poco ambigui che mettono i brividi come in Le relazioni pericolose e soprattutto ha saputo mostrarci cos’è la vera arte mettendosi al "servizio" di grandissimi autori davvero valenti, come il nostro grande Bertolucci. John Malkovich, insomma, non è un attore, anzi una persona, che passa inosservato per il fascino indiscreto che lo contrassegna, ma soprattutto per la particolarità inebriante del suo volto.


Nome: John Gavin Malkovich Data di nascita e luogo di nascita: 9 Dicembre 1953, Benton, Illinois, USA

È stato il più grande regalo dell’America all’Europa. Non certo ricordato per i suoi ruoli da "bravo ragazzo" (difficili trovarli nella sua lunga filmografia), John Malkovich è l’indimenticabile maestro di quella recitazione che è incastrata in un gioco di specchi, fra bene e male, che si riflettono in un unico corpo. Caldo e polveroso per Bertolucci, gelido per Frears, è una combinazione di personaggi ricchi di incomprensioni, senza identità, senza integrazione, che talvolta prendono a spallate il politicamente corretto. Non si esce dai labirinti della mente di John Malkovich, ma come ci ha insegnato Spike Jonze ci si può entrare. Un volto che nasconde una tensione palpabile, che regala forza e verità, sdegno e passione, confusione e magnetismo.

Figlio di due editori di origini croate, studente ateo alla Benton Consolidated High School (compagno di classe dell’attrice Joan Allen), poi alla Eastern Illinois University e alla Illinois State University, John Malkovich non ha mai partecipato agli spettacoli teatrali scolastici o universitari, preferendo lo sport (per entrare nella squadra di football della scuola fece una ferrea dieta per eliminare i chili in soprappeso) e la musica (è un eccezionale suonatore di tuba). Con l’idea di seguire le orme del padre, esperto di problemi ambientali, vuole laurearsi in Scienze dell’Ambiente, idea che però presto abbandona per frequentare corsi di recitazione. Nel 1976, lascia definitivamente l’università e si trasferisce a Highland Park (Chicago) dove, con il suo amico, l’attore Gary Sinise, mette su un teatro nei sotterranei di una chiesa: la Steppenwolf Theater, con tanto di compagnia teatrale che ottiene col tempo un certo successo e della quale è anche regista. Nei sei anni successivi, è attivissimo in ben 50 spettacoli, fino a quando, trasferitosi a New York, recita con grande successo a Broadway, nel dramma di Sam Shepard "True West".

La sua prima esperienza cinematografica è nel 1978, in una scena (tagliata) di Un matrimonio di Robert Altman, mentre il debutto sul piccolo schermo è tutto per il film televisivo World of Honor di Mel DamskiKarl Malden. Nel frattempo, sempre negli anni Ottanta, sposa l’attrice Glenne Headly e partecipa alla pellicola con Sally Field Le stagioni del cuore (1984) di Robert Benton, dove interpreta la parte di un cieco in una maniera così perfetta che l’Academy decide di premiarlo con una nomination come miglior attore non protagonista. La sua carriera prosegue apparendo al fianco di Dustin Hoffman in Morte di un commesso viaggiatore per la regia di Volker Schlöndorff, poi in Urla del silenzio di Roland Joffé, mentre l’attore Paul Newman lo vuole fra i protagonisti del suo film da regista Lo zoo di vetro (1987) e il re di Hollywood Steven Spielberg gli affida una parte in L’impero del sole (1987).

Ancora fortemente legato all’amico Sinise, sarà l’interprete di alcuni dei suoi film da regista: Gli irriducibili con Richard Geere e Uomini e topi (1992). Ma galeotti saranno i set cinematografici nella sua vita: nel 1988, mentre girava Le relazioni pericolose (mai titolo fu più adatto) di Stephen Frears, allaccia un flirt con l’attrice Michelle Pfeiffer, per la quale divorzierà dalla moglie. Mentre sul set de Il tè nel deserto (1990) di Bernardo Bertolucci si invaghisce e si innamora (e poi sposa) dell’italiana Nicoletta Peyran, aiutoregista di Bertolucci, dalla quale avrà due figli: Amatine e Lorwy.

Woody Allen lo inserirà nel megacast di Ombre e nebbia (1991), ma sarà il ruolo dello psicopatico assassino politico di Nel centro del mirino (1993) di Wolfgang Petersen che gli farà avere una seconda candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista. Vestirà poi i panni di Kurts nella trasposizione televisiva del romanzo Cuore di tenebra (1993) e dopo essere stato diretto da Manoel De Oliveira in Il convento (1995), ne diverrà attore feticcio, spesso presente in altre pellicole dell’autore come: I misteri del convento (1996), Ritorno a casa (2001) e Un film parlato (2003).
Antonioni, Campion, ancora Frears, Wallace, ma soprattutto Raoul Ruiz ne confermano la maestria nella recitazione di ruoli ambigui, suadenti e contraddittori, spesso venati da sottile perfidia, mentre sempre incatenato al teatro dirigerà la piecé inglese "Hysteria" nel 1999. Spike Jonze gli dedica la strana trama del film Essere John Malkovich, ambigua storia di un uomo che scopre una porta dalla quale si può accedere per diventare l’attore e, da sempre appassionato di storie anomale, lo si ritrova in uno dei suoi ruoli più belli dopo quelli del visconte libertino, sbruffone e cinico Valmont de Le relazioni pericolose, quelle del regista in L’ombra del vampiro (2000) di E. Elias Merhige, nonché nel film diretto da Mike Figgis Hotel (2001). Passa anche alla regia cinematografica dirigendo il grande Javier Bardem e la nostra Laura Morante in Danza di sangue (2002), mentre si farà dirigere dalla nostra Liliana Cavani per Il gioco di Ripley (2002).
Continua ad alternare teatro e cinema, senza lasciarsi sfuggire qualche piccola e simpatica digressione come il corto prodotto dalla Pirelli The Call (2006) diretto da Antoine Fuqua, dove interpreta un esorcista contro il demone Naomi Campbell. Molto attratto dal fantasy, soprattutto in ruoli malvagi, lo si ritrova nel cast di Eragon (2006) e del Beowulf (2007) diretto da Robert Zemeckis.
Talmente naturale nella sua recitazione da sembrare violento (forse perché porta un po’ della sua esperienza personale nei suoi personaggi), John Malkovich è un attore che sa bene cosa sia il processo di trasformazione che investe un interprete nel momento in cui passa da un ruolo all’altro e lo mette in scena con impressionante verità, sia nel volto che nel corpo. Sceglie la settima arte come linfa vitale e con il suo sguardo che vaga obliquo tra vissuto e immaginario e fra drammi umani, costruisce qualcosa di stravagante, irriverente, imprevedibile, tragico che si inserisce nella pelle dei suoi ruoli abbandonati, traditi e respinti. Ecco come si rimane colpiti al cuore da John Malkovich.
Non bello, quasi calvo, dall’aria scostante e antipatica ma con uno sguardo intenso e magnetico, esercita una certa attrazione sul pubblico femminile. Carismatico, il suo modo d’essere istrionico lo avvicina a Jack Nicholson, con una solida preparazione di base e dotato di un’intelligenza mimetica che lo rende capace di trovare ed esprimere le più sottili sfumature psicologiche , Malkovich ha tra i suoi meriti anche quello di aver fin qui saputo evitare progetti o produzioni scadenti. Può senza dubbio essere considerato uno dei migliori attori in circolazione.

 

FILMOGRAFIA


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