Joshua

REGIA: George Ratliff

CAST: Sam Rockwell, Vera Farmiga, Celia Weston, Dallas Roberts, Jacob Kogan, Michael McKean
ANNO: 2007

TRAMA:

Joshua è un bambino un po’ strano, amante del piano piuttosto che del basbell e vestito sempre come un ometto, di cui possiede anche la parlantina. Quando nasce la sorellina Lilly, in casa cominciano a succedere delle strane cose, che portano sua madre verso la depressione e suo padre verso l’esasperazione. Inquietante e quasi terrorizzante si rivelerà la causa di cotali avvenimenti.

 



ANALISI PERSONALE

Chi di noi, anche per un solo istante, negli anni dell’infanzia non è stato geloso di un fratellino o di una sorellina che ricevevano troppe attenzioni da parte dei cari e amati genitori? Chi non ha mai escogitato un piano per attirare le suddette attenzioni su di sé e per farsi coccolare un po’ di più? In sostanza l’assunto di questa pellicola è tutto qui, se non fosse che in realtà qui l’intento non è quello di riacquistare quel minimo di affetto che per un periodo i genitori ci sottraggono per dedicarsi completamente ai “nuovi arrivati”. Qui si fa molto di più e in maniera davvero piuttosto subdola ed agghiacciante. Qui ci si libera direttamente dei “traditori”, lasciando spazio solo a coloro che se lo meritano e che hanno dimostrato di voler bene in egual modo a tutti i componenti della famiglia. Ed è così che la mamma, Abby, viene spedita in una clinica psichiatrica, il papà, Brad, viene fatto accusare di abusi e la nonna un po’ pedante viene spedita all’altro mondo, anche se rimane il dubbio che quello possa essere stato un terribile incidente. Rimane solo lo zio, l’unico che si è seduto con lui a suonare il pianoforte anche quando i genitori lo rimproveravano per il rumore che disturbava la sorellina. La tematica del bambino pestifero, per non dire malefico, non è nuova al cinema (il primo che viene in mente è Sean di Io sono Sean, ma anche i due protagonisti de L’innocenza del diavolo andando un po’ indietro con gli anni o addirittura il terrificante Omen). Ma Joshua ha una faccia pulita, è sempre molto carino ed educato e apparentemente addolorato di tutte le disgrazie che colpiscono la sua perfetta famigliola dell’Upper East Side (particolarmente interessante l’interpretazione di Jacob Kogan). Nessuno potrebbe mai pensare che la causa di tutti i mali possa mai provenire da lui, eppure noi spettatori che ne rendiamo conto sin dalle prime battute del bambino, che preferisce disfarsi di tutti i suoi costosissimi giocattoli per darli in beneficenza e per dedicarsi all’egittologia, che continua a preferire un genitore e poi l’altro, dicendo apertamente ad ognuno di loro “Sei meglio tu” e via di questo passo.

Pur non essendo originalissimo nel soggetto, anche se in realtà questa figura molto emblematica dà modo di pensare, il film colpisce per alcune sequenze che ci fanno provare la suspance e la sensazione dell’attesa di qualcosa di terribile. Una su tutte quella in cui il bambino molto candidamente chiede alla mamma di giocare a nascondino e poi scompare facendo perdere letteralmente le sue tracce e anche quelle della sua piccola e indifesa sorellina, sempre colta da crisi di pianto sin dalla nascita e per tutti i giorni della sua crescita. La pellicola è proprio suddivisa in capitoli che scandiscono i giorni che passano dalla nascita di Lilly che ha scatenato le reazioni a catena di tutti i componenti della sua famiglia. Abby, già di per sé sul filo della depressione post parto, comincia ad avere seri problemi a partire da questa circostanza e crollerà definitivamente quando vedrà il soffitto della camera da letto aprirsi lentamente a causa di alcuni lavori all’appartamento di sopra. Le medicine non basteranno più, e nemmeno l’amorevole pazienza di Brad, che si ritrova in bilico tra l’amore per il figlio e la nascita dei sospetti su di lui (particolarmente intensa l’interpretazione di Sam Rocwell). Il papà, che sta avendo anche non pochi problemi sul lavoro e che ha perso da poco il suo amatissimo cane, morto in circostanze oscure di ritorno da una passeggiata col piccolo Joshua, e la madre caduta dall’altissima scalinata di un museo che era andata a visitare col nipotino, rimane solo a prendersi cura dei suoi piccoli, ma ben presto i suoi dubbi cominceranno a prendere sempre più consistenza fino ad arrivare ad uno scoppio d’ira, intelligentemente e maleficamente provocato.. Quella del parco, con Brad che non riesce più a trattenersi dal picchiare suo figlio, è l’altra sequenza che riesce a colpire lo spettatore, soprattutto in seguito al ghigno malefico di Joshua che minaccia suo padre con queste parole “Non potrai più avere amore da nessuno”. Arenandosi in non poche ripetizioni nella parte centrale che prosegue piattamente (ad esclusione di quelle poche sequenze girate con abile maestria) e noiosamente, il film si conclude con un finale privo di eclatanti colpi di scena, ma sicuramente illuminante e shockante.

VOTO: 6

 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Chissà se il Generale Custer si senti’ come me…". "Il Generale Custer era una mezza sega signore… lei no". (da "We were soldiers")


LOCANDINA

10 commenti su “Joshua

  1. Sembra un film interessante e con la tua sempre perfetta recensione mi hai incuriosito. Me lo appunto per un prossimo recupero.

  2. “Chi di noi, anche per un solo istante, negli anni dell’infanzia non è stato geloso di un fratellino o di una sorellina che ricevevano troppe attenzioni da parte dei cari e amati genitori?” Chi non aveva un fratellino o una sorellina!……battutone…….comunque..da come ne parli non sembra malaccio e se addirittura, da quanto ho capito, riesce anche a dire qualcosina di nuovo e a stupire ancora (almeno in certe scene) nel filone bambini malefici (che sinceramente un po’ ne abbiam le palle piene tutti) direi che ha raggiunto il suo scopo!

  3. Luciano, infatti ha qualche spunto di riflessione interessante.

    Deneil, bentornato sul mio blog dopo tantissimo tempo! ^^

    gahan, infatti mi sono fidata del tuo giudizio e ho fatto bene! ^_-

  4. A me non ha convinto molto, anche perchè credo che aggiunga poco al genere “bambino indemoniato”.

    Certo, non ci si annoia, c’è una buona dose di tensione e ci sono un paio di scene girate ottimamente.

    Il problema, come dici anche te, è che la parte centrale è un po’ troppo ripetitiva (io avrei tagliato una ventina di minuti; il film sarebbe stato più snello e movimentato) e che il finale è totalmente anti climax. Io non l’ho trovato shockante, anzi mi ha dato l’idea di qualcosa di incompiuto.

    Ciao,

    Lore

  5. Bè, alla fin fine io l’ho trovato shockante per la facilità con la quale il bambino, tramite la canzone, confessava allo zio la propria colpevolezza nei fatti accaduti…

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