Knives Out: invito al cinema con diletto

Il celebre scrittore di romanzi gialli, Harlan Trombay, il giorno dopo il suo ottantacinquesimo compleanno viene trovato morto nella sua stanza. Apparentemente si tratta di suicidio, ma l’investigatore privato Benoit Blanc, chiamato per sciogliere la matassa di questo intrigo, inizia a sospettare di tutti i membri della sua famiglia composta da figli, nuore e nipoti che avevano ben più di un motivo per volerlo fuori dai giochi. Nel mezzo si pone l’infermiera Marta, molto vicina all’anziano, che l’investigatore vorrà al suo fianco per aiutarlo nelle indagini.

Per gli amanti di Agatha Christie e del giallo deduttivo questo film è pura manna dal cielo, soprattutto se consideriamo che si tratta della prima sceneggiatura originale appartenente al genere dopo anni di trasposizioni più o meno entusiasmanti dei vari romanzi facenti parte del filone in questione. Era dai tempi di Invito A Cena Con Delitto (da qui l’inutile e anche fuorviante sottotitolo italiano di Knives Out, Cena Con Delitto, appunto), che non ci si divertiva così tanto al cinema con un film che intrattiene sia per lo spirito ironico e scoppiettante che lo contraddistingue sia per il whodunit al centro della storia, costruito in maniera impeccabile e intrigante.

Siamo, quindi, di fronte ai classici schemi che ci aspetteremmo di trovare in un film del genere, con l’investigatore geniale e molto particolare (fantastico Daniel Craig che con piglio ironico e con un accento esilarante dà vita a questo personaggio che rimarrà un’icona, tant’è che si è già pensato a un sequel in cui dovrà investigare su un nuovo caso), la casa sfarzosa ed elegante in cui avvengono principalmente le indagini (ambiente ricco esso stesso di spunti fino ad arrivare ad un finale in cui un particolare oggetto di scena diventerà esso stesso protagonista), il gruppo ristretto di persone su cui ricadono i sospetti dell’investigatore e dello spettatore stesso che si ritrova, ovviamente, insieme a lui a puntare su uno piuttosto che sull’altro.

Ma al di là della presenza di certi passaggi obbligati ciò che rende Knives Out, nonostante questo, un film molto originale è il modo in cui questi personaggi sono scritti e interpretati, la totale capacità di rendere moderna e attualissima una storia di questo tipo e la presenza di scene e momenti cult che risultano irresistibili (la metafora che il detective utilizza per descrivere la complessità del caso ma l’esistenza al tempo stesso di numerose falle che lo caratterizzano, con il riferimento ad una ciambella con o senza buco, ci lascerà di stucco).

Menzione di merito va ovviamente anche al cast in cui spiccano maggiormente la docile e al tempo stesso risoluta infermiera di Ana de Armas, il già citato investigatore iconico di Daniel Craig e il nipote dissoluto e menefreghista di Chris Evans. Ma non sfigurano nemmeno gli irresistibili Christopher Plummer, Don Johnson, Toni Colette, Jamie Lee Curtis e Michael Shannon.

Giocando abilmente con i flashback rivelatori, i cambi di prospettiva e i plot twist, Rian Johnson (che dopo aver girato alcuni episodi indimenticabili di Breaking Bad è passato al cinema, destreggiandosi felicemente tra vari generi), più che un invito a cena con delitto, ci serve su un piatto d’argento un vero e proprio invito al cinema con diletto, condendo questa indagine, già irresistibile di per sé, con venature di sottile satira sociale (ormai un must nel cinema degli ultimi anni) nel tratteggio di questi ricchi viziati e viziosi a cui crolla il terreno sotto i piedi nel momento in cui scoprono di aver perso tutti i loro privilegi.

4 commenti su “Knives Out: invito al cinema con diletto

  1. Ana de Armas è brava (oltre che bellissima) e buca lo schermo, il film invece avrei voluto amarlo di più trattandosi di uno dei pochi soggetti originali, in un panorama pieno di seguiti e remake, però niente, non è scattata la scintilla, ma io e il regista non andiamo troppo d’accordo dal secondo tempo di “Looper” 😉 Cheers

    1. Ho letto che non hai apprezzato Looper, io devo ammettere che la prima volta l’ho amato molto, alla seconda e poi terza visione effettivamente ho sentito qualcosa scricchiolare, ma tutto sommato lo reputo comunque un buonissimo film.

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