La colazione dei campioni

REGIA: Alan Rudolph

CAST: Bruce Willis, Nick Nolte, Albert Finney, Glenn Headly, Barbara Hershey, Lukas Haas, Omar Epps
ANNO: 1999

TRAMA:

Dwayne Hoover, famoso commerciante di automobili, tenta disperatamente il suicidio perché ossessionato dal lavoro e dalla famiglia, ma alla fine riesce a trovare l’aiuto che cercava grazie ad uno scrittore fallito di romanzi fantascientifici, nel quale l’imprenditore si rispecchia.

 


ANALISI PERSONALE

Fracassone ed esagerato sono i primi due aggettivi che vengono in mente a fine visione di questo film. Perché in realtà le idee e le trovate ci sono eccome e alcune sono anche simpaticissime, ma con un po’ di garbo, parsimonia e stile in più La colazione dei campioni avrebbe potuto essere uno di quei fatati film alla Gilliam o uno di quelli strambi e geniali alla Coen. Invece, qui le immagini, i colori, i suoni, gli attori stesso vengono letteralmente lasciati e lanciati a briglia sciolta, senza un minimo di criterio. Certo i momenti esilaranti non mancano e si fanno ricordare anche a distanza di tempo, ma tutto questo non basta. Come dimenticare ad esempio un grande autoironico Nick Nolte vestito in lingerie femminile, o un Bruce Willis con tanto di tupé che per zittire i suoi interlocutori stringe tra le mani la loro lingua, o un Albert Finney scrittore fantascientifico fallito (alter ego dello scrittore Vonnegut autore del romanzo da cui è tratto il film) che entra in uno specchio passando in un’altra dimensione dove torna bambino?  Ma al di là di questo il film non riesce ad andare, il messaggio che poteva essere più interessante si perde nei meandri delle miriadi di scritte sovrapposte o di canzoni un po’ troppo ripetute o di visioni tra lo psichedelico e il grottesco che però vengono un po’ troppo inflazionate.

Dwayne Hoover (un quasi onnipresente Bruce Willis che sfiora il macchiettistico, rimanendo comunque credibile) è il proprietario di una concessionaria automobilistica e ogni qualvolta arriva un periodo di promozioni (in questo caso la settimana hawaiana), cade nella più totale depressione perché oberato dalle numerose pressioni lavorative e familiari. A circondarlo non ci sono di certo delle persone “normali”: una moglie completamente assuefatta alla tv e soprattutto agli spot pubblicitari (di cui Dwayne è un importante e famosissimo esponente), un figlio dalle tendenze omosessuali che vive nello scantinato e che indossa giacche scintillanti e ciabatte dalla forma di coniglietti con le quali si esibisce anche come cantante di piano bar, un dipendente Harry LaSabre (uno strepitoso Nick Nolte) che ama travestirsi da donna insieme a sua moglie, un’amante segretaria Francine (Gleen Headly) un po’ troppo asfissiante e, come se non bastasse, ad aggiungersi alla bolgia arriva un fan sfegatato appena uscito di prigione, col nome simile al suo e cioè Wayne Hoobler (Omar Epps).
Per Dwayne questo è troppo e allora tenta più volte il suicidio se non fosse che ogni volta viene interrotto dalla cameriera che lo chiama a consumare la cosiddetta “colazione dei campioni” o dalla segretaria che gli telefona per dirgli quanto lo ama o dal suo fan sfegatato che vuole lavorare con lui a tutti i costi.
Allora Dwayne tenta di andare avanti senza scivolare nel baratro della depressione e della totale pazzia, resistendo alle preoccupanti “assenze” mentali di sua moglie, alle stravaganze di suo figlio, all’inadeguatezza dell’amico e dipendente Harry (che tenta disperatamente di non farsi scoprire nella sua segreta passione), alle insistenze di Francine e del suo strambo e a tratti irritante ammiratore.
Quando alla tv e alla radio sente la notizia dell’arrivo in città dello scrittore Kilgore Trout (un fantastico Albert Finney), Dwayne comincia a nutrire qualche sogno di speranza. Trout era uno scrittore di romanzi fantascientifici, chiamato in città per presenziare al Festival delle Arti della città. Leggendo uno dei suoi romanzi, Dwayne si è talmente identificato da credere di poter trovare tutte le risposte alle sue domande, ed è così che dopo aver parlato a tu per tu con lo scrittore (che è giunto non senza difficoltà in paese), Dwayne dà libero sfogo alle sue repressioni e riesce a ritrovare se stesso.

“Addio triste lunedì”, è il motto di uno spot pubblicitario, come quelli che la moglie di Dwayne, non fa altro che guardare alla tv. E’ con questa frase che si apre e che si chiude il film: alla fine però viene pronunciata dallo stesso Dwayne che pare aver capito la vera condizione di sua moglie e di suo figlio che in realtà non erano affatto fuori dal “normale”, ma è il “normale” ad essere fuori. Numerosi i temi affrontati da questa pellicola, anche se non in maniera del tutto adeguata ed approfondita, nascosti volutamente o meno sotto innumerevoli stramberie registiche e recitative. Si va dalla critica alla televisione e ai mezzi di comunicazione che non fanno altro che “assuefare” il pubblico a cui si rivolgono, alla famiglia americana apparentemente felice ma internamente sgretolata, alla consueta crisi di identità dell’uomo di mezza età e via dicendo. Alla fine, veniamo lasciati con una sorta di pessimismo misto a rassegnazione, con il protagonista che urla tra le lacrime a sua moglie: “Finchè non muori, devi solo vivere!”.
Per carità, il risultato non è affatto negativo, ma il tutto poteva essere un po’ meno forzatamente grottesco. Interessantissimi e molto divertenti i vari spot pubblicitari di Dwayne Hoover, originale la colonna sonora che inserisce tra un motivetto e l’altro dei veri e propri rumori come gli ululati ad inizio e fine film, interessante la poliedrica fotografia e coraggiose alcune scelte registiche che tagliano le immagini sovrapponendole ad altre.
Insomma, molte cose potevano essere evitate, ma sicuramente ci troviamo di fronte ad un film simpatico, leggero (con messaggi seri ma già sentiti e visti) e di divertente intrattenimento.

Regia: 6
Sceneggiatura: 5
Recitazione: 7
Fotografia: 7
Colonna sonora: 6,5
Ambientazione: 6,5
Voto finale: 6

 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Siamo della disinfestazione, hanno visto degli scarafaggi al 25° piano". "Devono essere belli grossi!". "Staccano le teste a morsi!". (Peter Wenkmann in "Ghostbusters")


LOCANDINA


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