REGIA: Andrea Molaioli
CAST: Toni Servillo, Nello Mascia, Marco Baliani, Giulia Michelini, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Anna Bonaiuto
ANNO: 2006
ANALISI PERSONALE
“Di Sorrentino ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno?”. Forse è così, ma non per questo il film di Molaioli può essere considerato del tutto non riuscito. Certo l’ispirazione al regista de Le conseguenze dell’amore è lampante, anche se non si raggiunge l’apice di quella pellicola, però Molaioli riesce a dare un tocco tutto suo alla pellicola, incentrandosi più che sul giallo in sé per sé, sulle dinamiche che contrassegnano la realtà della provincia italiana e dei suoi abitanti che nascondono sempre qualche segreto, nonostante si dica che tutti conoscono tutto di tutti. E poi, come si suol dire, dove c’è Servillo c’è qualità. Poco importa se in alcuni momenti ci sembra di stare seguendo una fiction televisiva alla Montalbano, poco importa se qualche passaggio risulta non all’altezza di un buonissimo film, poco importa se metà del cast è preso in prestito dalla televisione, poco importa se la risoluzione del giallo e soprattutto il movente ci sembrano deludenti. Grazie all’intensa e straordinaria interpretazione di quel grandissimo attore che è Toni Servillo (tra l’altro utilizzato da Sorrentino per ben due delle sue tre pellicole), riusciamo ad immergerci nell’atmosfera di una pellicola che ha come principale scopo quello di farci entrare in un piccolo micromondo, come tanti di quelli che fanno parte del nostro paese, e di giocare con le psicologie che stanno dietro a delle scelte e degli atteggiamenti apparentemente inspiegabili (vengono subito alla mente i gialli che imperversano ignobilmente nelle nostre tv, da Cogne a Garlasco e via dicendo). Come un nostrano Simenon, il commissario Sanzio indaga sulle interiorità dei suoi sospettati e delle persone coinvolte, arrivando a scoprire dei legami con un’altra morte che lo poteranno alla risoluzione del caso. Ad essere messo sotto la lente d’ingrandimento è anche il rapporto padre-figlio o per meglio dire il ruolo del genitore che il più delle volte non riesce a sapere cosa passa per la mente dei propri figli, come dice il padre della vittima al commissario.
Ci sono ben quattro padri ne La ragazza del lago: il commissario che non sa come comportarsi con sua figlia che pretende di sapere la verità sulla terribile malattia della madre; il padre della vittima che nasconde forse un’esagerata morbosità nei confronti della figlia defunta; il padre dello scemo del villaggio che è “costretto” a convivere con un figlio che ha sempre odiato; e il padre di Angelo un bambino di tre anni morto in seguito ad un tragico incidente.
Il paesino in questione è in Friuli Venezia Giulia, ma avrebbe potuto benissimo trovarsi anche in Campania o in Sardegna o in qualsiasi altra regione italiana. La cosa che sorprende è che lo sceneggiatore Sandro Petraglia ha saputo adattare le vicende di un romanzo ambientato tra i fiordi norvegesi (Lo sguardo di uno sconosciuto – Karin Fossum), alla nostra realtà, quelle delle piccole province quasi sperdute e dimenticate, ma brulicanti di vita. Tutti si conoscono, al punto da permettere ad una bambina di sei anni di poter tornare da sola a casa e di accettare un passaggio da Mario, lo scemo del villaggio. Un inizio davvero molto interessante, che fuorvia lo spettatore e gli fa temere che sia proprio lei la vittima, sul cui assassino si indagherà nel corso della pellicola. In realtà non è così, perché La ragazza del lago gioca con lo stravolgimento degli stereotipi: lo scemo del villaggio che incute un certo timore non è poi così cattivo e infatti non fa alcun male alla bambina, anzi non potrebbe farlo a nessuno come viene ripetuto più volte in seguito, mentre il male o perlomeno l’oscuro e l’ignoto si nascondono proprio dove meno ce lo aspettiamo, nelle famiglie benestanti e meno sospettabili. Un ruolo strategico è svolto dalla suggestiva ambientazione, soprattutto dal bellissimo lago del titolo, immerso in un verde apparentemente rassicurante che in realtà nasconde una serie di mali che non si conoscono o che semplicemente si ignorano. Particolarmente interessante anche la colonna sonora elettro-minimal che scandaglia le varie fasi dell’indagine ma soprattutto le varie interiorità dei protagonisti. La ragazza del lago, seppur non riuscitissimo, è un buon esempio di film di genere che per essere un’opera prima assolve discretamente al suo compito e fa sperare in un futuro più roseo per il cinema italiano.
CITAZIONE DEL GIORNO
LOCANDINA
bravissima,ale, condivido.
Qualche volta condividiamo anche noi!
Condivido anche io, voto compreso! Ottima la colonna sonora e ottimo Toni Servillo. Secondo me il punto debole del film è il finale: troppo frettoloso, e troppo “intuizione” del protagonista.
Ciao,
Lore
Noto con piacere che è un film che mette d’accordo quasi tutti, almeno spero e credo ^^
Questo mi manca. Non sono riuscito a vederlo in sala la prima volta. Speriamo di farcela stavolta. Ma devo ancora vedere Iron Man (un imprevisto mi ha impedito di andare al cinema stasera).
“Poco importa”, ma importa– Buon pilota di un telefilm nostrano.
Luciano, prima Iron man ovviamente!!!
Gahan, quindi tu non salvi niente?
Do la sufficienza, un’occasione persa.
Capisco…io l’ho trovato perlomeno un tentativo di discostarsi dal solito cinema italiano e di tentare una strada nuova…
Telepatia totale…l’abbiamo recensito praticamente in contemporanea 🙂 bella recensione, ovviamente condivido come indica chiaramente il mio post.
Già, successe anche con Interview ^^
Sono curioso di vederlo! Mi sembra proprio che ne valga la pena, qualche difetto a parte.
Il poster è orribile, il film me lo aspetto proprio come l’hai descritto tu.
Non vedo l’ora che esca il terzo film della miracolosa coppia Sorrentino-Servillo: Il Divo.
Bella recensione!
🙂
Leonard, infatti, mi sembra un’operazione se non altro interessante e in certi punti innovativa.
Valetina, a chi lo dici!!!!
film molto molto buono, servillo ha una marcia in più, è un grandissimo
Servillo è il migliore.
Un film che mi è molto piaciuto, nonostante non sia perfetto: appena uscito dalla sala ho pensato anch’io di aver visto – finalmente – un film italiano che si discostasse dal “solito” film italiano. Sorvillo è sempre un grande.
Ciao, Ale
Ale, mi fa piacere che anche tu apprezzi il mitico Servillo!!!
Film bello e importante. Girato bene (anche se un pò di maniera, ma chissenefrega) e recitato maestosamente da Servillo, che fra qualche settimana ammireremo nell’interpretazione dell’anno ne “Il divo”.
Un esordio come non ce n’erano da tempo in Italia… davvero da premiare.
Chimy
Non pensavo chimy!! Invece noto con stupore e con piacere che è garbato anche a te!
Sì decisamente… se poi t’interessa trovi anche la mia recensione nella lista del blog.
Ciao
Chimy
Corro!!!
A me questo film è piaciuto tantissimo…
Anche tu!!! Gente non sospetta prorpio! Mi fa veramente piacere!!!