La rosa purpurea del Cairo

REGIA: Woody Allen

CAST: Mia Farrow, Danny Aiello, Jeff Daniels
ANNO: 1985

TRAMA:

Cecilia, una cameriera che deve vedersela con un marito dispotico e villano, è una grandissima appassionata di cinema, dove si rifugia ogni giorno dopo il lavoro sognando vite e mondi diversi. Alla quinta proiezione del film La rosa purpurea del Cairo, Tom Baxter, uno dei protagonisti, esce dallo schermo e porta via con sé la donna di cui si è innamorato e da cui è amato. I due vivono un’idilliaca parentesi amorosa, fino a quando il marito di Cecilia, ma anche Gil, l’attore che interpreta Baxter, non si mettono in mezzo.

 


ANALISI PERSONALE

Nel grandissimo capolavoro muto che è La palla numero 13, un timido e impacciato Buster Keaton, protezionista di mestiere, per rendere vivo e reale il suo sogno di diventare un detective e di conquistare la donna amata, entrava nello schermo dove veniva proiettato un film e diventava un vero e proprio eroe. In questa pellicola, che omaggia quella citata, la protagonista vive la situazione opposta, i suoi sogni divengono tangibili grazie al fatto che l’eroe del suo film preferito fuoriesce dallo schermo dimostrandosi un uomo perfetto, ma irreale. La rosa purpurea del Cairo è un film che contiene profondissime riflessioni sul cinema e sul suo ruolo di catalizzatore di sogni, speranze, illusioni. Quello di Allen, in questo caso, è un vero e proprio discorso metacinematografico, un’interessantissima serie di considerazioni sul mezzo cinematografico, un film che parla di film, di attori, di sceneggiature, di produzioni, regie, pubblico e via dicendo. Gli amanti di questo mondo non possono non ritrovarsi a ragionare con i protagonisti della pellicola sul senso di quello che è capitato a Tom Baxter e a Cecilia. Lui, il personaggio fittizio, non vede l’ora di fuoriuscire dallo schermo per imparare a conoscere il vero mondo, lei, la donna reale, sogna da sempre di poter entrare a far parte di una di quelle fantastiche storie di fantasia. I protagonisti del film nel film, “La rosa purpurea del Cairo”, si ritrovano a non saper come andare avanti una volta che uno dei protagonisti (seppur di minore importanza, segno questo della rilevanza di qualsiasi elemento di una pellicola) è scomparso. Si ritrovano tutti a ragionare e sragionare nella sala di un lussuoso appartamento, ribellandosi per i buchi nella sceneggiatura, per la mancanza di trama, per il fatto che il pubblico reclama la continuazione della pellicola e via di questo passo. Ad andare nel panico però non sono solo i protagonisti in bianco e nero della pellicola, ma anche i gestori della sala cinematografica che devono affrontare le ire degli spettatori desiderosi di vedere una storia. Il riferimento  all’assuefazione di pubblico e addetti ai lavori ai meccanismi ormai consolidati di una determinata tradizione cinematografica, si fa lampante, tanto che ad un certo punto uno dei protagonisti del film nel film, un cameriere, quando si rende conto di essere libero dalle maglie della trama e delle sceneggiatura, esulta cominciando a ballare e saltellare per la sala del ristorante dove lavora (“Ce ne stiamo fregando della trama, signore?” “Precisamente. Ognuno per sé e Dio per tutti.” “Allora non porto più la gente ai tavoli, posso fare quello che ho sempre sognato di fare!”).

Ad essere approfondito è anche il rapporto tra sogno e realtà, tra la vita vera e quella vista al cinema, una dicotomia che comincia a perdere i suoi contorni che divengono via via più sfumati grazie al personaggio di Cecilia che si innamora di un personaggio inventato (Tom Baxter) e che riceve anche le attenzioni di Gil (l’attore che interpreta il personaggio), un uomo reale arrivando poi al momento della scelta difficile e sofferta (“Senti, io non voglio più parlare di ciò che è vero e di ciò che illusione: la vita è breve, non sprechiamo tempo per pensare alla vita, viviamola e basta!” “Io sono una persona reale. Per quanto forte sia la tentazione, devo scegliere il, mondo reale.”). Come risollevarsi dalle proprie miserie? Da un marito fannullone e manesco e da una vita difficile fatta di stenti e povertà? Il periodo in cui è ambientata la pellicola è quello dei primi anni del sonoro nel cinema, ma anche della Grande Depressione, periodo narrato in maniera encomiabile non solo grazie ad una perfetta sceneggiatura e interpretazione dei personaggi, ma anche alla finissima e appropriata fotografia incentrata sui colori spenti e una colonna sonora che ripete il famosissimo motivo musicale che accompagnava uno dei più noti film di Fred Astaire e Ginger Rogers, senza tralasciare le straordinarie scenografie e ambientazioni. Cecilia riesce a sopravvivere rifugiandosi in un mondo onirico e irreale che però riesce a farle credere di poter essere una donna migliore e più felice e il clou di questa sua fantastica avventura arriverà quando il suo amato Tom la porterà nello schermo con sé, facendola divenire un personaggio in bianco e nero del suo film (“Per tutta la vita io mi ero chiesta come sarebbe stata da questa parte dello schermo.”).  Pur essendo la tentazione molto forte, Cecilia decide di rimanere ancorata alla realtà, sperando di poter avverare comunque il suo sogno di amore e di vita felice, ma molto presto tornerà coi piedi per terra e verrà catapultata nuovamente nella miseria e nell’infelicità della sua vera vita. L’unica via di fuga e di speranza sarà nuovamente la sua amatissima saletta cinematografica dove danzare con la mente e con il cuore insieme ai mitici Ginger e Fred.

VOTO: 8,5/9

 



CITAZIONE DEL GIORNO

Julius: "Eri nervoso la prima volta?". Vincent: "Avevo dodici anni, e lei era una suora. Puoi immaginartelo!". (Da "I gemelli")


LOCANDINA

28 commenti su “La rosa purpurea del Cairo

  1. Oh ma che filmone che hai recensito Ale!!! Veramente spettacolare. Pensa che questo film di Allen ha come antenato il film di Buster Keaton che hai recensito un pò di tempo fa: La palla n° 13 (Sherlock Holmes jr).

  2. che brava che sei stata ale55andra!

    mi trovo d’accordo con te, e mi hai fatto rivivere alcuni passaggi di questo film da vedere, rivedere e rivedere anocra.

    mario

  3. Uno (per me) dei migliori film di Woody Allen. Esempio da manuale di un metacinema (ma, come hai scritto, non solo) esposto in modo divertente (ma non solo). Nel mondo le auto non partono da sole. Ottima recensione^^

  4. anch’ io su allen sono impreparatissima, ma la tua recensione mi invoglia a recuperare questo film che da quello che scrivi sembra bellissimo^^!

  5. Rieccomi da due giorni di ferie in quel di Rimini e Riccione.

    Luciano nel mondo reale i baci non finiscono con una dissolvenza ^^

    Davis, a chi lo dici!!!

    Gahan, di poche parole eh? ^_-

    Filippo, non so se può essere il tuo genere, ma sono quasi sicura che questo film ti piacerebbe moltissimo.

    monia, recupera recupera!

    chimy, si per questo l’ho amato molto.

    Stefano e Lore, grazie ^^

  6. Ciao alessandra. Lo sfondo verdino ci sta davvero bene. Passavo a salutarti, sei irrefrenabile con questi film madò!! Spero che oltre al cinema ti stai godendo anche l’estate. bye

  7. Bè fly, in realtà ho rallentato di parecchio il ritmo, anche perchè con questo caldo infernale è impossibile rimanere in casa a guardare film (anche se mi piacerebbe moltissimo) e in sala ci sono solo film da evitare…

  8. Per me i suoi migliori in assoluto sono: Io e Annie, Manhattan, Stardust Memories, Ombre e nebbia, Harry a pezzi, ma subito dopo vengono numerosi altri film, tra cui questo ^^

  9. Per me:

    1) IO E ANNIE

    2) MANHATTAN

    3) ZELIG

    4) CRIMINI E MISFATTI

    5) MATCH POINT

    Ma ogni Allen è a priori una goduria!

  10. Zelig, Crimini e misfatti e Match point sono tre film fenomenali!!! Io ci aggiungerei anche l’ultimo Sogni e delitti che non mi ha deluso affatto, anzi. Attendo con ansia l’ultimo film!!

  11. Se qualcuno un giorno dovesse chiedermi di spiegargli in due parole la magia del cinema, gli direi di vedere La rosa purpurea del Cairo.

    PS:concordo:Annie Hall e Manhattan sono inarrivabili, il primo è secondo me fra i 7-8 film più belli della storia.

  12. Hai ragione, La rosa purpurea del Cairo trasmette in pieno la magia del cinema. Ah, Annie Halle e Manhattan sono fenomenali, ma chettelodicoafà!!

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