La saga dell'enigmista – Saw I, II, III, IV (post cumulativo)

                                             SAW I – L’ENIGMISTA

REGIA: James Wan

CAST: Leigh Whannel, Cary Elwes, Danny Glover, Ken Leung, Dina Meyer, Michael Emerson, Shawnee Smith, Tobin Bell
ANNO: 2004

TRAMA:

Due uomini, un fotografo e un dottore, si ritrovano imprigionati in un luogo fatiscente. Entrambi hanno le gambe legate ad un catenaccio e non possono quindi muoversi liberamente. Ben presto si renderanno conto di essere vittime del famoso Enigmista, che gioca con le persone a suon di indovinelli che se risolti salveranno la pelle ai malcapitati di turno, altrimenti li porteranno alla morte. I due dovranno superare numerose prove e avranno tempo fino alle sei del pomeriggio per soddisfare i sadici giochi ai quali verranno sottoposti.


ANALISI PERSONALE

“Vivere o morire? Fà la tua scelta”, è questo il motto di Jigsaw, il terribile enigmista che ci viene presentato in questo horror dai sapori forti, ma molto particolare e alquanto originale, se non altro in alcuni suoi spunti e soprattutto nel cosiddetto twist-end, volto a lasciare col fiato sospeso e con le bocca aperta dall’incredulità. Saw è un film che preferisce giocare con le psicologie dei personaggi, piuttosto che affastellare in maniera disordinata e confusionaria tutta una serie di effetti orrorifici (come avviene nella maggior parte degli odierni horror). Quello che più conta è riuscire a svelare i contorti enigmi di Jigsaw (Tobin Bell) che si esprime tramite un registratore trovato nella tasca di uno dei due malcapitati, ma soprattutto la cosa più importante è riuscire a comprendere quale sia il vero ruolo di queste due persone, chi sia l’enigmista tra tutti i personaggi che ci vengono presentati tramite una serie di flashback abilmente costruiti e perché l’enigmista fa quello che fa. La tensione in questo caso è creata dal fatto che anche noi, come Gordon e Adam (i due protagonisti) siamo completamente all’oscuro degli antefatti che li hanno portati ad essere prigionieri in questo putrido bagno che sembra non avere nessuna via d’uscita. Anche noi come Gordon e Adam non sappiamo chi sia quel cadavere riverso sul pavimento che si è tolto la vita perché il suo sangue è stato avvelenato, così come dice l’enigmista in una delle sue registrazioni piene di indizi per risolvere i suoi giochetti. Ma Gordon e Adam non sono gli unici due personaggi a fare la loro apparizione sullo schermo, anche se sicuramente sono i più emblematici e importanti. Numerosi, infatti, i sospetti o le vittime, primo su tutti il poliziotto (Danny Glover) del tutto intento a catturare il sadico torturatore e poi estremamente deciso a vendicarsi per la perdita del suo collega, morto durante l’inseguimento nel quale ovviamente Jigsaw ha avuto la meglio. Ma ad essere sospettato ci fu anche lo stesso Gordon, che prima di essere catturato dall’enigmista si trovò a doversi difendere dall’accusa di esserlo egli stesso, perché la sua penna fu trovata sul luogo di un altro “delitto”. In realtà l’enigmista non è tecnicamente un assassino, dato che si limita solamente a piazzare delle trappole, dalle quali ci si può salvare se si è pronti al sacrificio e soprattutto se si aguzza l’ingegno (se vogliamo, quindi, i luoghi che Jigsaw predispone per le sue vittime, simboleggiano proprio la vita stessa la quale si può affrontare solo se si è disposti a “stare al gioco”). Non manca nemmeno un sottile riferimento alla società attuale permeata dal voyeurismo e dai “grandi fratelli”, rappresentata non solo dal fotografo che viene punito dall’enigmista proprio perché non vive una vita propria, ma si ciba delle esperienze e delle vite altrui; ma anche dalla telecamera posta all’interno del covo, che permette a Jigsaw (o chi per lui) di spiare le sue vittime. Già, perché all’enigmista – come dice una delle poliziotte sulle sue tracce (Dina Meyer) – piace riservarsi sempre un posto in prima fila, così come aveva fatto per la donna costretta ad estrarre una chiave dallo stomaco di un uomo ancora vivo o un uomo intrappolato in una spirale di filo spinato o un altro ancora completamente cosparso di materiale infiammabile. Saw è caratterizzato, quindi, da una componente prevalentemente orrorifica, ma anche psicologica, giallistica, moralistica (per quanto attiene alle motivazioni che spingono l’enigmista a giocare con le sue vittime) e a tratti quasi metafisica. Di sicuro non un capolavoro, ma un film molto coinvolgente ed interessante. Chi sarà l’enigmista? Adam? Gordon? Il poliziotto? L’infermiere che ad un certo punto rapisce moglie figlia di Gordon? Oppure di qualcuno completamente inimmaginabile?

VOTO: 6/6,5





SAW II – LA SOLUZIONE DELL’ENIGMA


REGIA
: Darren Lynn Bousman

CAST: Donnie Wahlberg, Shawnee Smith, Tobin Bell, Erik Knudsen
ANNO: 2005

TRAMA:

Torna il diabolico enigmista, e stavolta torna a fare i suoi giochi psicologici con un gruppo di persone che hanno qualcosa in comune. Tra queste c’è Daniel, il figlio di Eric, un poliziotto che farà di tutto pur di salvarlo. Tutto quello che chiede l’enigmista è che le sue regole vengano rispettate e soprattutto di essere ascoltato per almeno tre ore dal poliziotto. Chi l’avrà vinta stavolta?


ANALISI PERSONALE

Le prime avventure di questo malefico personaggio non avevano deluso gli appassionati del genere e a dirla tutta nemmeno chi con l’horror e lo splatter non ci va molto d’accordo. Laddove c’era l’originalità dell’idea e la novità del personaggio, con questo secondo capitolo ci si arena nella prevedibilità e nei cliché da filmetto horror che punta tutto sugli effettacci e i fiotti di sangue e che soprattutto, abbonda di incongruenze e luoghi comuni.
In questo caso abbiamo ben 8 personaggi segregati in un luogo predisposto e contaminato da trappole mortali (così come lo era quello del primo capitolo) e che sono costretti volenti o nolenti a collaborare per salvarsi la pelle. Ben presto si scoprirà che tra loro c’è qualche mentitore, qualche traditore e qualcuno che non ha tutte le rotelle a posto. E così le vicende di queste sfortunate persone ricordano lontanamente quelle dei protagonisti del famosissimo giallo di Agatha Christie, 10 piccoli indiani, se non fosse che lì non c’era nessun malato terminale che si ergeva a Dio come punitore dei peccatori, nessun poliziotto che a causa della sua dedizione al lavoro si è rovinato la famiglia (che novità eh?) e nessun marchingegno atto a bruciare viva la gente, a far saltare pezzi di faccia con una pistola posta dietro la serratura di una porta e via dicendo.
La novità rispetto al capitolo precedente è che questa volta conosciamo più da vicino il fantomatico enigmista che impaurisce le sue vittime con una maschera da clown. Il suo nome è Jigsaw (è interpretato discretamente da Tobin Bell) ed è in fin di vita, colpito da una malattia terminale che lo costringe ad essere collegato a delle macchine per sopravvivere. Questa volta ha deciso di
prendersela con persone accomunate dal fatto di essere state almeno una volta in prigione, per un motivo o per un altro (quasi sempre per motivi di droga), ma soprattutto accomunata da un elemento fondamentale. Come nel primo capitolo della saga, l’enigmista ha portato le sue vittime in un posto contaminato di trappole mortali dal quale è però possibile uscire se si sta attenti e si aguzza l’ingegno e soprattutto se non ci si lascia sopraffare dal terrore e dalla disperazione. Perché l’enigmista lascia sempre degli indizi alle sue povere vittime, dettati tramite dei registratori e disseminati nel luogo prescelto (alla fine faremo anche una capatina nella vecchia location del primo capitolo). Il film risulterebbe sufficientemente apprezzabile se non fosse per una serie di personaggi stereotipati, primo su tutti il poliziotto (interpretato da Donnie Wahlberg, fratello del più talentuoso Mark) e la sua collega Carry (Dina Meyer) che guardacaso aveva avuto una relazione con lui; ma anche di personaggi assurdi e incomprensibili come uno degli otto che all’improvviso comincia a voler uccidere tutti gli altri e a prendersela con una precedente vittima dell’enigmista, senza alcun motivo apparente. La sceneggiatura contribuisce a risollevare, anche se di poco, le sorti di questo sfortunato sequel (in quanto a qualità non ad introiti), anche se si avvale di dialoghi al limite del sopportabile e di un finale che apre la pista ad uno o più sequel. Anche in questo caso, gli 8 protagonisti sono ripresi da telecamere che ne scrutano i movimenti senza carpirne i discorsi e anche in questo caso, un po’ alla volta, riusciranno a cogliere gli indizi e a svelarne le soluzioni (tutto sta a vedere se lo faranno in tempo o meno). Tra persone che cadono in fosse piene di siringhe, altre che muoiono asfissiate da un gas nocivo e altre ancora che si staccano lembi di pelle per scoprire dei numeri facenti parte della combinazione di una cassaforte, l’avventura ideata dall’enigmista continua, anche se a vederne il finale saranno in pochi, dato che gli altri soccomberanno prima di poter rivedere la luce.
Il film comincia bene, con un uomo la cui testa è intrappolata in un terrificante casco acuminato che si chiuderà se lo sfortunato non recupererà la chiave precedentemente nascosta dall’enigmista all’interno della sua testa. Ma poi prosegue in maniera del tutto approssimativa e per niente originale od interessante. La cosa che delude di più è la motivazione che spinge l’enigmista ad agire in quella
maniera, oltre che la mancanza di giochi psicologici che avevano contrassegnato positivamente il suo precedente. Nemmeno il finale con colpo di scena, il cosiddetto twist-end, riesce ad entusiasmare e ad innalzare il livello della pellicola. Insomma, Saw II è un sequel di cui molto probabilmente si sentiva il bisogno, dato anche il grandissimo successo commerciale e non del primo, ma che delude in ogni suo singolo aspetto facendoci temere per la scarsa e bassa qualità dei suoi successori.

VOTO: 5





SAW III – L’ENIGMA SENZA FINE


REGIA
: Darren Lynn Bousman

CAST: Tobin Bell, Dina Meyer, Angus McFayden, Shawnee Smith, Bahar Soomekh
ANNO: 2006

TRAMA:

L’enigmista stavolta è in fin di vita, ma nonostante sia allettato e bisognoso di un’operazione al cranio, riesce a mietere nuove vittime dei suoi giochi perversi e psicologici. Questa volta si tratta di una dottoressa che sarà costretta, pena la sua vita, ad operarlo e a salvargli la vita e un uomo accecato dal dolore per la perdita di suo figlio, morto a causa di un incidente d’auto. Se quest’ultimo supererà tutte le prove a cui verrà sottoposto, la dottoressa si salverà.


ANALISI PERSONALE

Dopo Saw II si pensava che il peggio ormai fosse passato, e invece, non bisogna mai perdere la speranza, perché a quanto pare non c’è mai limite al peggio. In questo terzo capitolo della fortunatissima saga dell’enigmista, abbiamo una sorta di stravolgimento di quello che era il modus operandi di Jigsaw e della sua fedele collaboratrice Amanda, mostrataci nel suo vero ruolo alla fine del secondo capitolo. Il cambiamento consiste nel fatto che questa volta le vittime non sono costrette a condividere lo stesso spazio chiuso e pieno di trappole e ad aiutarsi a risolvere gli enigmi e ad uscirne. I due prescelti, in questo caso, sono separati nei luoghi di permanenza e, apparentemente, anche nelle motivazioni che li spingono a rispettare o meno le regole del sadico malato terminale. Se qualcuno l’avesse dimenticato, infatti, l’enigmista è colpito da un grave tumore e per questo punisce a destra e a manca tutti coloro che non apprezzano adeguatamente il dono della vita, dato che a lui molto presto verrà tolto. Se coi primi due capitoli eravate rimasti perplessi per qualcosa lasciata in sospeso o per qualche segreto rimasto nascosto, non preoccupatevi, ci pensa Saw III con una miriade di fastidiosissimi e ripetitivi flashback a farvi una sorta di disegnino metaforico e a scoprire tutte le carte in tavola, soprattutto per quanto attiene alla preparazione del luogo prescelto nel primo capitolo e all’”affiliazione” di Amanda, perdutamente innamorata e succube dell’enigmista. Cosa dovremo aspettarci quindi, che nel quarto capitolo ci verranno mostrati tutti i meccanismi di preparazione della casa nella quale furono intrappolati gli 8 sfortunati del secondo? Con la speranza di ricevere una risposta negativa, possiamo comunque dire che qualcosa di positivo Saw III ce l’ha anche se abilmente nascosto tra la miriade di scene esageratamente gore (saranno contenti gli appassionati). I due protagonisti, infatti, non cadono, se non saltuariamente, nelle maglie della banalità e della retorica (come avveniva col poliziotto del secondo capitolo, del quale qui attraverso i soliti flashback, viene mostrato il triste e nefando destino) e si muovono spinti da motivazioni che seppur apparentemente scontate e fin troppo esplicate, lasciano modo di riflettere anche se solo per qualche secondo. Perché in realtà siamo estremamente occupati ad inorridire per dei crani trapanati, dei corpi congelati vivi, degli uomini completamente sommersi da feci e bile di maiale, degli altri intrappolati in macchine che torcono completamente gli arti e la testa, degli altri ancora con degli enormi anelli infilzati in tutto il corpo e via dicendo. Come ogni saga orrorifica che si rispetti, anche questa dell’enigmista col passare dei sequel si concentra maggiormente sulla violenza e sugli effetti speciali, piuttosto che sulla costruzione di solide trame e ben confezionate sceneggiature. Perché, sia chiaro, agli spettatori di questo genere di film è questo che interessa, di sicuro non le pippe mentali sul sentimento di vendetta di un padre che ha perso un figlio o sull’importantissimo significato del perdono e di come questo possa salvarci la vita (sottilissimo, ma neanche tanto, riferimento etico-religioso), o qualsiasi altra profonda analisi sui meccanismi che spingono l’enigmista ad agire come agisce e le sue vittime a reagire come reagiscono. Quindi, sotto questo punto di vista, il film è abbastanza riuscito, dato che è pieno zeppo di trappole (che col passare dei sequel paiono crescere a livello esponenziale) e di situazioni al limite del sopportabile, soprattutto per gli stomaci più deboli. Sostanzialmente Saw III non è un film che ti fa provare paura o terrore, è una pellicola che ti fa provare proprio lo “schifo”, causato dalla massiccia dose di splatter. Ma se non sei un Cronenberg che dietro lo “schifo” ci mette tutto un mondo di visioni, ossessioni, analisi e via dicendo, il risultato dipende da quanto si è disposti ad accontentarsi di una semplice e vuota messa in scena di orrori, squartamenti, mozzamenti e via dicendo.
Ovviamente anche in questo caso non ci viene risparmiato il twist-end (forse l’unico segno distintivo di Saw) e soprattutto la curiosità su come possa procedere la saga, dopo la morte dell’enigmista, di Amanda e delle sue numerose vittime, anche se una leggera idea è possibile farsela.

VOTO: 4,5





SAW IV – THE REBIRTH


REGIA
: Darren Lynn Bousman

CAST: Tobin Bel, Scott Patterson, Angus McFayden, Lyriq Bent, Costas Mandylor, Betsy Russell, Athena Karkanis, Donnie Wahlberg
ANNO: 2007

TRAMA:

Nonostante l’enigmista e la sua assistente siano morti, le sue gesta continuano a ripercuotersi su alcune delle vittime da lui designate per superare o meno i suoi giochi psicologici atti a salvarsi la vita in base alla propria voglia di viverla. Questa volta ad essere preso di mira è un poliziotto (visto già nel primo capitolo) che dovrà superare la sua ossessione di salvare chiunque a tutti i costi, per riuscire ad arrivare al nascondiglio dove sono tenuti nascosti due suoi colleghi (uno dei quali è Eric Mathews, la sfortunata vittima del secondo capitolo).


ANALISI PERSONALE

Sicuramente Saw IV è il peggior capitolo della saga che vede come protagonista il sadico e perfido torturatore che si erge al di sopra delle parti e giudica il prossimo in base alla sua voglia di vivere e al rispetto che dà nei confronti del dono della vita. Anche da morto Jigsaw continua a rompere le uova nel paniere (per usare un eufemismo) a tutti coloro che nella propria vita hanno qualcosa da nascondere, un’ossessione, un passato torbido, una vita non proprio perfetta. Ma fin qui eravamo preparati, sapevamo già che l’enigmista puniva tutti coloro che in un modo o nell’altro avevano qualcosa da farsi perdonare. Quello che proprio non si riesce a reggere è la voglia di umanizzare questa figura (attraverso i consueti e ormai insopportabili flashback nei flashback nei flashback) e di giustificare tutte le sue terribili e assolutamente ingiustificabili azioni, per la perdita di un bambino ancora in grembo della moglie troppo fiduciosa nel prossimo e per questo caduta vittima di un assalitore. Insomma, un povero sfigato questo enigmista, che prima perde un figlio al quale teneva più di qualsiasi cosa al mondo, tanto da arrivare a lasciare sua moglie perché ritenuta colpevole della terribile disgrazia, e poi viene anche colto all’improvviso da un tumore che non gli lascia via di scampo e che lo condurrà irrimediabilmente a morte sicura. Allora cosa fare per passare il tempo e per lenire le sofferenze date dalle due disgrazie che lo hanno colpito? L’idea che viene a John Kramer (così si chiama in realtà Jigsaw, interpretato sempre dal sibillino Tobin Bell) è quella appunto di cominciare ad ideare trappole micidiali (lui è un ingegnere, che prima di avventurarsi in questa sorta di spirale vendicativa si occupava insieme alla moglie del recupero di gente bisognosa d’aiuto), per portare le sue vittime ad apprezzare realmente il dono della vita e soprattutto per far capire a loro e agli altri, che ognuno deve aiutarsi da sé. Non è possibile essere salvati dal prossimo, se dentro di sé non si ha la voglia di combattere e di continuare a vivere. Insomma, quasi quasi ci viene da piangere per la morte di quest’uomo che con un ribaltamento di prospettive pare essere quasi un santone e un benefattore, se non fosse per la mattanza di persone stritolate da enormi blocchi di ghiaccio o intrappolate in marchingegni che strappano i capelli fino a far fuoriuscire i carni, o costrette a tagliarsi la faccia con lame acuminate per salvarsi la vita e si potrebbe continuare all’infinito. Perché, come già per i precedenti capitoli della saga, diretti da Bousman, quello che conta, piuttosto che costruire un plot credibile sorretto da una sceneggiatura interessante ed originale, è colpire lo spettatore con l’eccessiva dose di schifezze mostrate per inorridire e spaventare (?). Del resto l’incipit è una dichiarazione d’intenti, nonché un biglietto da visita che informa sull’estrema dose di orribili effetti speciali che contrassegnano la pellicola. Il film comincia infatti con l’autopsia eseguita sul corpo del defunto enigmista (che prima di morire ha però piazzato qua e là alcune delle sue trappole e delle sue immancabili cassette contenenti indizi su come procedere, una persino nascosta all’interno del suo stomaco), che non manca di mostrare crani scoperchiati per estrarre il cervello, stomaci aperti contenenti indizi, toraci squartati con seghe e seghetti e via di seguito. E il film procede su questa lunghezza d’onda, la mattanza non ha di certo fine con la morte di Jigsaw, che si erge a protagonista di questo capitolo nonostante sia morto, grazie non solo ai flashback raccontati dalla ex-moglie interrogata da un poliziotto del tutto deciso a venire a capo di questi enigmi, ma anche dai registratori che ce ne ricordano la possente e temibile voce. Le vittime, anche in questo caso, sono parecchie a partire dai due sfortunati che si ritrovano legati l’uno all’altro, solo che ad uno sono stati cavati gli occhi e all’altro è stata cucita la bocca (questa è forse l’unica scena girata in maniera abile della pellicola).
Con un montaggio estremamente frenetico ed eccessivamente incrociato (numerose anche le cosiddette inquadrature-ponte che collegano spazi e tempi differenti), la regia di questo, ahinoi, non conclusivo capitolo della serie, è addirittura più movimentata delle avventure dei protagonisti che ne fanno parte, e se questo movimento e questo eccesso di sovrapposizione di immagini e di contenuti non è accompagnato da una coerenza di fondo ed è quindi fine a sé stesso, il risultato non può che
essere disastroso.
Numerose le questioni lasciate irrisolte, culminanti nel consueto e ormai stancante twist-end (anche se in realtà questo Saw IV non è un sequel, bensì un cosiddetto prequel dato che le vicende narratevi sono in realtà contemporanee a quelle del terzo), che verranno sicuramente snocciolate e mostrate nel o nei capitoli successivi.

VOTO: 3,5





CITAZIONE DEL GIORNO

Se tu non ottieni cio’ che vuoi col denaro, lo puoi ottenere con molto denaro ! (dal film "Chat noir, chat blanc" di Emir Kusturica)


LOCANDINE

  

 


35 commenti su “La saga dell'enigmista – Saw I, II, III, IV (post cumulativo)

  1. al primo darei di più, è davvero ottimo e alla sua uscita non mi pareva vero di aver visto un horror degno di questo nome… gli altri invece sono man mano sempre più noiosi.

  2. Non so, di più non gli ho voluto dare, perchè comunque in ambito horror a mio avviso c’è di meglio. Però è buona l’idea, è originale il personaggio, insomma più che sufficiente!

  3. Ho visto solo il primo ma me lo ricordo pure poco (a parte l’assurda inverosimiglianza del “morto” al centro della stanza: può essere che nessuno si è accorto che respirava?)

    Però le locandine sono geniali!

  4. Hehe, vedo che alla fine la curiosità ha vinto e ti sei concessa la full immersion 🙂

    Complimenti, anche perché vederli tutti di fila non deve essere facile, l’effetto saturazione è in agguato!

    Davide DG

  5. Country, in realtà quello lì si era preso un robo che lo mandava in apnea, na cosa del genere ^^

    Davide, che coraggio si!!!

  6. E così è arrivato il post cumulativo! Domanda: ma hai scritto i vari pezzi dopo ogni singola visione o tutti alla fine?

    Non sto qui ad annoiarti andando nel dettaglio nel dirti dove non son d’accordo, tanto lo sai che non son d’accordo nel merito. Cmq sei in grande compagnia, e più o meno dite sempre la stessa cosa: e che palle, e il gore, e dietro il gore non c’è nulla. A me, per dirla in breve, pare proprio che non sia come dite; anzi, la struttura complessiva è bella tosta. Prevedo di rivederli tutti, perché come sai devo chiarirmi qualche buco, poi magari anch’io partirò all’attacco! 🙂

  7. No, dopo ogni film ho scritto la recensione, però ho aspettato di averle tutte per pubblicarle. Comunque vabè, ognuno poi ha i propri gusti ^^

  8. Si, secondo me un tracollo indicibile…tra l’altro non è ancora finito! Anche io avevo visto solo il primo, ma volevo capire com’è che si arrivasse addirittura al quarto, senza essere tra l’altro alla fine…

  9. Soggettivamente parlando non l’ho mai considerato un horror, forse più uno splatter risoluto, magari un trash a regola d’arte, rispetto magari ad altri del genere. Credo che l’unica particolarità di questi film siano le trappole “geniali” che rendono ogni scena morbosamente soffocante per quella sensazione, procedendo man mano con la storia, che non ci saranno scappatoie verso quel possibile spiraglio di salvezza (ed ovviamente altra pecunarietà sono i livelli degli effetti speciali che rendono le scene di sangue più realistiche che mai). Arrivati ad un certo punto lo si guarda con quel distacco che in realtà è la nostra rassegnazione del prendere il film così com’è tralasciando quasi l’idea del buon finale un po’ rassegnati di fronte alla violenza gratuita del film. Concordo col punteggio, io amo i film horror ed anche diversi splatter che hanno segnato la storia, ma questo non mi ha entusiasmato quasi per niente.

  10. Ah Alessandra devi assolutamente recensire The Mist. Un film horror abbastanza recente che però in italia sembra non uscire.

    Un ottimo film horror secondo me, ispirato ad una novella di Stephen King “the fog”.

  11. Fly, in effetti, hai perfettamente ragione, però come dici bene tu sono gli altri gli splatter che prediligo. Comunque cercherò di recuperare assolutamente il film che mi consigli ^^

  12. Martin, non hai idea!!! Però molte volte mi hanno fatto anche ridere (anche se la sensazione prevalente era proprio di faccia schifata, ma non per gli effetti orrorifici, proprio per la qualità del film). Comunque va bè, non è stato poi così un grosso sacrificio! Del resto mi piace guardare film, è come una malattia…anche se fanno schifo mi piace comunque!

  13. Quanto ti capisco quando parli di malattia.

    E ancora una volta ci avevo visto bene, hai presente quando parlavo di “contagiosa” competenza?

  14. Guarda, come ho già detto da me, Saw non mi ha mai entusiasmato più di tanto.

    Lo apprezzo di più ora che è diventato un semplice baraccone dell’orrore, senza troppe pretese, puntuale ogni anno come un orologio svizzero…

    Che poi sia diventato l’emblema della pretestuosità, lo si capiva già dal secondo episodio…per quanto mi riguarda da li in poi sono tutti allo stesso livello…

    Da un certo punto di vista sono anche contento, mi ricorda i bei tempi di Nightmare e compagnia bella…:)

  15. Eh si Martin, noi cinefili siamo proprio malati!!!

    Filippo, infatti ho letto da te…non so l’ultimo io l’ho trovato veramente insopportabile.

  16. Da amante del genere non mi sono lasciato scappare nemmeno un capitolo della saga!

    Il primo film secondo me è un ottimo horror, una ventata d’aria fresca che riporta in vita il genere splatter. Simpatica la trama e molto buono il colpo di scena finale.

    Il secondo è un seguito carino, buona l’idea di un gruppo di persone tutte insieme e ci sono almeno un paio di scene che fanno accapponare la pelle (non mi sono ancora ripreso dalla scena del bagno nelle siringhe).

    Il terzo inizia a dimostrare cenni di disfacimento. Ricordo solo che mi sono annoiato e che alcuni delitti erano troppo macchinosi da risultare poco impressionanti.

    Il quarto mi ha fatto proprio schifo. Un film brutto, piatto. Ho odiato il trucchetto di andare avanti e indietro nella storia, mi è sembrato uno sterile trucchetto per manterere viva l’attenzione dello spettatore. Trama apparentemente caotica che si risolve in modo piuttosto semplice e banale. Però ammetto che ci sono almeno un paio di scene splatterose niente male. Gore all’ennesima potenza!

    Mi sono ripromesso di non cedere a Saw V, ma sono sicuro al 100% che non ci riuscirò ^^

    Ciao,

    Lore

  17. Ahahaha, vedo che dunque siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Comunque ovviamente anche io, nonostante abbia dato 3.5 al quarto, non riuscirò a resistere al quinto, al sesto, al decimo, al ventesimo!!!

  18. inizio a preoccuparmi del fatto che i nostri gusti coincidano da qualche post a questa parte. in questo caso per i primi tre SAW, perchè il quarto ancora non l’ho visto. aspetterò tranquillamente il dvd, chi se ne fotte.

    ciao

  19. Damiani, dove si trova questo saggio!!! Non sapevo che Conte avesse scritto sulle torture al cinema!!

    Mario, da quando hai chiuso siamo sempre d’accordo? Preferivo che fossimo in disaccordo allora ^^

  20. Ehm… non ho visto nessuno dei quattro film . E’ grave? Dovrò rimediare quanto prima. Però non ho voglia di andare al cinema a vedere Saw IV. Magari me li vedo tutti di seguito sul DVD. Grazie Ale. 😉

  21. Bè, io avevo visto solo il primo, però l’uscita del quarto mi ha messo la pulce nell’orecchio e me li sono recuperati tutti, anche perchè ad essere sinceri è impossibile vedere il successivo se non hai visto il precedente…

  22. Ho visto i primi due e mi sono bastati per capire l’andazzo da te messo in evidenza. Peccato perché il primo film non era male. Il terzo e il quarto un giorno li vedrò ma solo per amore nei confronti del genere.

    Le saghe horror sono comunque affascinanti: Nightmare, Venerdì 13, Halloween…tutte bellissime in un certo senso anche se tutte in discesa dopo il primo capitolo.

  23. Si, sono d’accordo, altrimenti non mi sarei di certo mai cimentata nel recupero di questi quattro film (il primo l’avevo già visto, ma l’ho rivisto per avere un quadro più completo). L’horror è un genere che affascina molto anche me, però non sono moltissmi gli esempi di ottimi film horror, soprattutto negli ultimi tempi. Certo ci sono i film cult come Nightmare ad esempio (che dovrei rivedere perchè sono quasi persi nei miei ricordi). Insomma, anche se non sono perfetti, anche se non hanno sostanzialmente niente da dire, anche se con l’andare del tempo e il susseguirsi dei capitoli non fanno altro che peggiorare, è sempre bello guardarli!!!

  24. Horror interessanti ne escono ancora adesso volendo considerare, basterebbe dedicarsi un attimo a questo genere talmente vasto da non venirne più fuori se ci decidessimo di seguire almeno un film al giorno. Splatterconteiner è un sito che si dedica esplicitamente a questo genere cinematografico proponendo recensioni e notizie più contenuti extra, probailmente lo conoscerete tutti. Chiaramente se ci si concentra sul cinema a 360° risulta poi difficile seguire un genere inarrestabile come questo.

    Neanche a farlo apposta ultimamente stanno pubblicizzando molto “La setta delle tenebre” con Lucy Liu.

  25. Il primo non era malaccio, ma giusto accettabile. Con i DVD degli altri, se li avessi, ci farei dei bellissimi sottovasi.

    Gianmario

  26. Come appassionato medio del genere, trovai il primo SAW una vera rivelazione e continuo a pensare sia uno dei migliori prodotti degli ultimi anni. Il resto è routine che comunque, a me personalmente colpisce sempre. Trovo il terzo decisamente superiore al secondo anche perchè le torture sono più elaborate! Ahahah!

  27. Io credo che il secondo sia migliore del terzo in quanto a sceneggiatura (anche se due o tre personaggi erano veramente evitabili) e anche livello di assurdità, che sono minori nel secondo ecco…

  28. Personalmente la trovo una delle saghe meglio riuscite di sempre (tutto considerato): ma si sa, la opinione è personale.

    Il primo meglio del secondo, il terzo meglio del primo, il quarto un gradino sotto il terzo.

    Quinto e sesto? A parer mio (e daje) all’altezza…

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