La saga di Indiana Jones (post cumulativo)

INDIANA JONES E I PREDATORI DELL’ARCA PERDUTA

REGIA: Steven Spielberg

CAST: Harrison Ford, Karen Allen, Paul Freeman, Alfred Molina
ANNO: 1981

TRAMA:

Hanry Jones, anche detto Indiana Jones, è un professore di archeologia nonché un ricercatore di tesori e di oggetti nascosti. Dopo una missione in Perù, dove si è fatto sfuggire un idolo sacro, toltogli dalle mani dall’acerrimo nemico Belloq, viene contattato dai servizi segreti americani per riuscire a recuperare la cosiddetta Arca dell’Alleanza, uno scrigno contenente frammenti delle tavole dei 10 comandamenti. Questa reliquia è estremamente importante perché, secondo la leggenda, è in grado di donare poteri inusitati al suo possessore e per questo motivo i nazisti sono sulle sue tracce, per conto di Hitler. Indiana Jones, con l’aiuto di Marion, una sua vecchia amica, tenterà con tutte le sue forze di non far vincere il male.


ANALISI PERSONALE

Impossibile non trovare questo grandissimo film d’avventura e d’azione, d’amore e d’orrore, di sano e semplice divertimento, estremamente adorabile. Indiana Jones è una storia incredibile che ha il sapore di un vecchio fumetto narrante gesta eroiche o di un bel libro come quelli che i nostri genitori ci leggevano da piccoli prima di andare a dormire. Indiana Jones non è un vero eroe, è un timido e impacciato professore universitario che non si accorge della corte che le sue studentesse gli fanno spudoratamente e che è completamente preso dai suoi ritrovamenti, dai suoi scavi e reperti archeologici, nonostante sia consapevole del fatto che prima o poi non gli apparterranno più. Indiana Jones si trasforma in un “supereroe” solo quando impugna la sua frusta e indossa il suo cappello. E’ così che lo vediamo nella sua prima apparizione. E’ di spalle e sta per essere attaccato da un uomo, ma all’improvviso si volta e fuoriesce dall’ombra con un espressione seriosa sul volto e con lo sguardo fisso e profondo. Sembra che ci sia da avere paura, e in realtà in uno o due momenti il brivido si impossesserà dei nostri corpi, ma la provenienza sarà sicuramente un’altra, non certo questo mattacchione avventuriero che combatte più con l’intelligenza e la furbizia e che ci strappa numerose risate, soprattutto quando in un duello a suon di sciabole affilate, si accorge troppo tardi di avere una pistola in tasca. Come se non bastasse, Indy ha una vera e propria fobia per i serpenti, ma nel corso della sua straordinaria avventura questi spunteranno fuori come funghi costringendolo a superare le sue paure per salvare la vita della giovane donzella, innamorata di lui, ma trascurata per anni e per questo un po’ inviperita.
I primi dieci minuti che introducono quella che sarà poi la vera e propria avventura pericolosa dell’archeologo, hanno un ritmo incalzante e coinvolgente e una capacità di tenere con gli occhi
incollati allo schermo non indifferente. Tra frecce che fuoriescono dalle bocche di terribili creature di pietra, palle enormi che inseguono il povero Indiana Jones tradito dal suo aiutante, idoli sacri che una volta tolti dalla loro postazione scatenano l’inferno e indigeni armati di archi e frecce pronti a far fuori il nostro mitico eroe, non c’è da stare tranquilli. Ma per fortuna Indy sa il fatto suo, e aggrappandosi ad una liana, nella scena forse più adrenalinica e avventurosa della pellicola, si lancia in acqua verso l’aereo del suo amico che lo riporterà in salvo, sulle note del notissimo e straordinario motivo musicale che contrassegna in maniera notevole e positiva la saga avventurosa più famosa e, molto probabilmente, più bella della storia.
Dall’America del Sud all’Africa del Nord, passando per gli Stati Uniti, seguiremo sempre più eccitati come bambini e sempre più interessati alle sorti dell’arca dell’alleanza, le gesta eroiche nonché gli sfortunati eventi che vedranno coinvolto non solo Indiana Jones, ma anche il suo acerrimo nemico e la bellissima Marion, donna forte e tenace, ma più volte bisognosa di aiuto. Rapita numerose volte ora da un nemico ora da un altro, troverà la salvezza sempre per mano del suo amato-odiato Jones, che la porterà in salvo rischiando persino di perdere tutto quello che cui ha lavorato tanto e per cui è stato assoldato.
Indiana Jones non è solo quindi un semplice film d’avventura (tra l’altro se ne vedono davvero pochi di film d’avventura di cotale fattura), ma è una brillante e riuscitissima commistione di generi, omaggiati dal regista il cui nome è simbolo di qualità e commerciabilità al tempo stesso, il grande Spielberg, che sa come trascinare ed esaltare gli spettatori. Non manca l’azione e l’adrenalina, come nell’inseguimento che Jones ingaggia coi suoi nemici o come quando vero la fine vediamo sia lui che Marion rischiare la pelle a causa dei terribili demoni infuocati che fuoriescono dallo scrigno, per salvarsi solo grazie al fatto di aver tenuto gli occhi chiusi. Non mancano le risate, come nelle scene già citate, ma anche insite in moltissime battute ironiche e spiritose messe in bocca ora all’inconsapevolmente coraggioso Jones, ora alla coriacea Marion. Non manca nemmeno la storia
d’amore, sicuramente tribolata ma rafforzata dalle avversità e dall’inserimento in un contesto del tutto inusuale.
Non è possibile non essere esageratamente affezionati o comunque cominciare ad affezionarsi (per chi non ha avuto modo e fortuna di vederlo a suo tempo) a questo straordinario giocattolino cinefilo, che accontenta grandi e piccini, e che anzi fa tornare piccini i grandi e fa diventare grandi i piccini.

VOTO: 8,5





INDIANA JONES E IL TEMPIO MALEDETTO


REGIA
: Steven Spielpberg

CAST: Harrison Ford, Kate Capshaw, Johnatan Ke Qaw,
ANNO: 1984

TRAMA:

Siamo nel 1935, un anno prima delle fantastiche peregrinazioni in giro per il mondo del primo capitolo della saga, e siamo in India, dove l’archeologo accompagnato da un bambino tutto pepe e da una svampita cantante di night, si ritrova a dover recuperare una pietra magica che difendeva i villaggi tibetani dalla malvagità dei Thugs, adoratori della dea Kalì.


ANALISI PERSONALE

Come non voler bene a questo secondo capitolo della saga di Indy, anche se tutto sommato non è all’altezza del primo e si rivela essere un po’ troppo fracassone e pieno zeppo di inseguimenti, combattimenti, effetti speciali e via dicendo? Sicuramente, non è il miglior episodio delle avventure di Indiana Jones, ma riesce comunque a far sognare i suoi affezionati estimatori e a divertire con una serie di gag, qui moltiplicate rispetto al primo, e di situazioni al limite tra il grottesco e l’incredibile. Anche in questo caso abbiamo un inizio folgorante (ma quello del primo è assolutamente impareggiabile ed indimenticabile) che si fa ricordare e  che spicca su tutto il resto delle avventure di Indy. Una sorta di omaggio ai vari 007, dato che ci ritroviamo con un Harrison Ford in abito da sera, costretto a passarne di tutti i colori pur di recuperare una boccetta contenente l’antidoto al veleno offertogli in un calice a mò di vino dal suo socio in affari cinese. L’oggetto della contesa: una reliquia sacra e un diamante che fa gola anche alla compagna, o apparente tale, del boss cinese, che fa anche la cantante nel night di sua appartenenza. Jones, come sempre, dopo una sere di esilaranti e coinvolgenti peripezie riesce a recuperare il suo antidoto, portandosi via anche la bella cantante che se l’era nascosto nel reggiseno per potersi impadronire del diamante. A fare compagnia a questo duetto assortito, arriva un intraprendente bambino a bordo di un taxi, che guiderà i due verso l’aeroporto e verso l’aereo che poi si schianterà, facendo precipitare i tre sfortunati a bordo, sul villaggio tibetano.
Da qui prenderà inizio la vera e propria fantastica avventura di Jones, costretto a sopportare i capricci e le seccature di Willie, la bella cantante (interpretata da quella che sarà poi la moglie di Spielberg) e
le disattenzioni quasi mortali del piccolo Short round (Johnatan Ke Quan, uno straordinario e simpaticissimo bambino). Sarà così che Indy, armato di frusta e cappello, suoi inseparabili amici, dovrà vedersela con i soliti serpenti da lui odiati, con teschi provenienti da ogni dove, con malvagi personaggi che maltrattano bambini (rapiti dal villaggio che ha chiesto a Indy di recuperare la pietra magica) e via di questo passo. Non mancheranno i soliti duelli al limite tra l’azione più pura e il divertimento assicurato (tornerà anche l’esilarante duello a suon di sciabole del primo episodio, solo che in questo caso Indy si accorgerà di non avere la pistola con sé) e ovviamente non mancherà la “sottile linea rosa”, che unirà l’intrepido ed impavido avventuriero con la vanitosa e intrattabile cantante, tenuti uniti e a volte anche in vita grazie alla furbizia ed abilità della piccola peste affezionatissima al grande Indy, che questa volta dovrà combattere anche contro sé stesso. I palati degli appassionati d’avventura non verranno delusi, anche grazie ad una serie di trappole nelle quali i protagonisti cadranno e dalle quali si salveranno sempre per il rotto della cuffia e di inseguimenti, stavolta sui binari di una miniera o sulla scala di legno traballante che unisce due lembi di terra separati solo da un fiume pieno di coccodrilli famelici. Ma ovviamente non c’è di che temere, dato che il mitico Indy non può farsi sopraffare dal nemico, che continua ad attaccarlo, ora con frecce lanciate all’unisono da centinaia di guerrieri, ora con pozioni magiche per reclutarlo nelle loro file, ora con fortissime frustate, ora con sparatorie a bordo di carretti che corrono all’impazzata sulle rotaie della miniera. Stavolta, l’uomo la donna e il bambino riusciranno a salvarsi la pelle grazie alla collaborazione, anche se Willie si lamenterà ora per un’unghia spezzata, ora per una permanente guastata, ora per la puzza di un elefante, ora per la mancata notte di fuoco con Indy che ha preferito proseguire l’avventura alla ricerca della pietra magica.
Bisogna rivolgere un sentito ringraziamento al grandissimo Spielberg (e di rimando al produttore Lucas che con l’avventura e l’azione è di casa), che è riuscito con questa grandissima saga (ma non solo) a farci sognare, ridere, fremere e perché no, anche tremare, visto che in questo secondo capitolo non manca anche una leggera ma graditissima componente orrorifica (oltre ai già citati teschi che fuoriescono da ogni dove, anche una serie di schifosissimi animali non ben identificati ).
Pur non essendo esente da difetti e da esagerazioni, Indiana Jones e il tempio maledetto è un ottimo
film di intrattenimento, che rimane impresso anche per la qualità espositiva degli effetti speciali e degli aspetti più tecnici come la fotografia e la straordinaria colonna sonora ormai entrata nell’immaginario collettivo di chiunque (anche chi non è appassionato di cinema). Indimenticabile, soprattutto, l’interpretazione di Harrison Ford che ha dato vita non solo ad un personaggio fenomenale, ma ad un uomo che tutti più o meno sentiamo come un eroe e al contempo un caro amico. dentificati ):

n indi teschi che fuoriescono da ogni dove, anche una serie di animali non ben indma componente orrorifica. dy ch

VOTO: 7,5/8





                         INDIANA JONES E L’ULTIMA CROCIATA

 

REGIA: Steven Spielberg

CAST: Harrison Ford, Sean Connery, Denhlom Elliot, Alison Doody, River Phoenix
ANNO: 1989

TRAMA:

Questa volta l’archeologo dovrà portare in salvo suo padre tenuto prigioniero dai nazisti che vogliono arrivare all’ubicazione del Santo Graal, di cui Jones Senior ha la mappa. Dopo numerose peripezie e strampalate avventure, padre e figlio riusciranno ad arrivare alla reliquia sacra, ma qualcosa impedirà loro di prenderne possesso.


ANALISI EPRSONALE

Anche questa volta un inizio davvero folgorante. Siamo nel 1912, molto indietro nel tempo rispetto alle precedenti avventure dell’archeologo più famoso del mondo. Indiana è un ragazzino (interpretato da River Phoenix) e sta già cominciando a seguire le orme di suo padre come archeologo. Una pericolosa avventura che lo vede come protagonista ci svelerà il perché della sua paura per i serpenti, della sua cicatrice sul mento e dell’utilizzo di frusta e cappello come fidati e inseparabili amici. Dopo questo succulento prologo veniamo di nuovo immessi nel presente, con il solito affascinante e quasi impacciato Indiana nelle vesti di professore assaltato da orde di studentesse. Questa volta l’archeologo dovrà vedersela di nuovo con i nazisti (nemici anche del primo episodio della saga), che non solo hanno catturato suo padre, ma che vogliono anche recuperare il Santo Graal che secondo la leggenda può rendere estremamente potente Hitler e tutto il suo gruppo di fedeli e ammiratori. Le danze hanno inizio e Indy si ritrova affiancato dall’amico di sempre, Marcus Brody (Denholm Elliot), un tantino svampito, ma sicuramente preparato alla missione da compiere. Indiana Jones e l’ultima crociata è  un film estremamente entusiasmante ed esilarante, che mescola straordinariamente un po’ di storia (con qualche imperfezione che però sbiadisce all’orizzonte in confronto a tutto il resto), tantissima avventura, spassosissima ironia e un velato (ma neanche tanto) solito riferimento alle qualità seduttive e amatorie dello “sciupafemmine” Indy. Quello che però risulta essere il miglior pregio di questo terzo capitolo della saga è proprio lo strampalato e irrisolto rapporto padre-figlio, dove per padre abbiamo niente poco di meno che lo sbadato e al contempo severo Sean Connery (Spielberg e Lucas hanno più volte ripetuto che senza James Bond, Indiana Jones non sarebbe mai nato, per questo era quasi necessaria la presenza di chi ha interpretato per anni la famosissima spia). Sono gli scoppiettanti dialoghi tra questi due fantastici personaggi che ci fanno stare sempre col sorriso sul volto e tutte le numerose e spiritossissime gag che li vedono coinvolti non fanno altro che accrescere il livello di divertimento. Come resistere allo scappellotto che Indiana Senior rivolge a suo figlio per una bestemmia? O alla faccia di Indy quando si avvicina per sbaglio ad Hitler con in mano il diario segreto recuperato dopo mille peripezie e il fuhrer non rendendosi conto di cosa stringe tra le mani, gli fa un autografo? O all’inseguimento a bordo di un aereo nel quale Sean Connery dovrebbe sparare agli aerei tedeschi che vogliono farli fuori e invece non fa altro che azzoppare il loro stesso mezzo di trasporto? O all’incendio causato dall’anziano archeologo nella stanza nella quale è tenuto prigioniero con suo figlio? O all’altro inseguimento a bordo di un side-car che li poterà ad un bivio in cui dovranno scegliere tra Venezia e Berlino? O alla scena sul dirigibile nella quale Indy getta dal finestrino un ufficiale tedesco fingendosi un controllore arrabbiato per la mancanza del biglietto? O alla scoperta che l’affascinante e avvenente professoressa tedesca è andata a letto sia col padre che col figlio? O alla scoperta del vero nome di Indy, Junior, e del perché suole farsi chiamare Indiana? O all’incontro esilarante tra Jones Senior e Marcus dentro un carro armato tedesco?
Ma di sequenze memorabili ce ne sono davvero troppe per poterle enucleare una per una, bisogna lasciarsi trasportare e coinvolgere dalle mirabolanti situazioni che di volta in volta vedono come protagonisti il nostro eroe e il suo stralunato padre. Da Venezia (dove incredibilmente troviamo delle catacombe) a Berlino (dove vengono bruciati un sacco di libri e viene venerato il fuhrer), passando per l’Austria, Indiana Jones dimostra di non aver perso il suo coraggio e la sua forza, ma anche la sua fragilità di fronte ad un padre che lo tratta ancora come un bambino e che soprattutto non è abituato alle movimentate avventure che per suo figlio invece sono all’ordine del giorno. Non mancano i riferimenti etico-religiosi, incentrati soprattutto sulla funzione della fede e della fiducia nel prossimo, illuminanti a tal proposito due sequenze: quella nella quale Indiana si ritrova a dover decidere se gettarsi da un dirupo perché suo padre gli dice di avere fede e l’altra è quella nella quale si ritrova a dover scegliere tra numerose coppe quella giusta, pena l’incenerimento (come succede al cattivone
che sceglie la coppa sbagliata scambiandolo per il Sacro Graal e finisce impolverito).
Sicuramente superiore al secondo capitolo della saga, che però rimane comunque nel cuore degli appassionati, Indiana Jones e l’ultima crociata può essere paragonato per qualità narrativa ed espositiva al primo con cui ha molti aspetti in comune. L’unica differenza è che col terzo si ride molto di più e si tralascia la tipica figura femminile presente nei due precedenti capitoli, per far spazio ad una più imponente ed indimenticabile figura paterna.

 VOTO: 8,5





CITAZIONE DEL GIORNO

Sono rientrato a casa e ho trovato Frank, il mio migliore amico, a letto con mia moglie. Gli ho detto: "Frank, io devo! Ma tu?". (Billy Crystal in "Harry, ti presento Sally")



LOCANDINE


     



27 commenti su “La saga di Indiana Jones (post cumulativo)

  1. grandissima!!!anche io sto preparando una cosa simile, this week, ogni giorno indiana ma il tuo “postone” è insuperabile!!!

  2. Eh, ma qui ormai ogni giorno si parla solo di capolavori :-)))

    Che dire? Re Spielberg è un regista che fa sognare e restare a bocca aperta. E con questa trilogia accade tutte le volte!

    Pa pa pa paaaa pa pa paaaaa ^_^

    Davide DG

  3. Fantastico questo super postone!!! degno di cotanto archeologo!

    Ottimo ottimo lavoro Ale, letto riga per riga! attesa alle stelle, e oltre :)) un salutone

  4. Ottimo mega-post!! Mi convincerebbe a rivedere i tre Indiana uno dietro l’altro (purtroppo in questo momento non ho tempo). In attesa del quarto episodio intanto li hanno dati anche in TV.

  5. Ale, ma toglimi una curiosità, questi film li avevi già visti o è stata la prima volta?

    Perché se non sbaglio in un vecchio post avevi citato i film di Spielberg che avevi visto e questi non c’erano, ricordo male?

    Davide DG

  6. Stefano, grazie!!! E’ anche grazie a te che ho postato questo megapost!!!

    Luciano, lo so, io me li sono persi in tv, ma li ho recuperati ugualmente!!!

    Al, fai come me, non lasciarteli sfuggire!!!

    Davide, in realtà credevo di non averli mai visti, ma rivedendoli ora quasi tutte e tre di fila, mi sono ricordata che da piccola ho sicuramente visto il primo e l’ultimo, ma una sola volta e sinceramente li avevo un pò persi dalla memoria.

  7. Vero, il secondo capitolo è forse il più “debole” fra i tre. Non vedo l’ora di vedere il quarto episodio. Per fortuna mancano solo poche ore!
    Ciao, Ale

  8. finalmente li hai visti!

    e domani tocca al quarto, chi è stato all’anteprima me ne ha parlato come il migliore della saga, ma faccio fatica a crederlo…

    vedremo!

  9. Guarda, l’unica cosa che posso scrivere sono dei complimenti per esserti sobbarcata l’onere di questo lungo e dettagliatissimo scritto… ma io davvero non riesco a parlare di Indy.

    Ero già un superfan accanito nel 1989 quando uscì L’ULTIMA CROCIATA e vissi in prima persona questa stessa febbre di oggi: mi ricordo ancora l’entrata in sala e le sensazioni provate.

    Alla fine me ne tornai a casa felice come un pasqua e con la locandina sotto il braccio.

    E già allora, avevo consumato i primi 2 capitoli.

    Nell’arco di questi 19 anni non so quante volte avrò visto la trilogia; tutto questo per farti capire la mia impossibilità a parlarne in maniera critica: è anche il motivo per il quale questo film non verrà incluso nel mio Classificone di fine stagione che ho iniziato proprio questa settimana.

    Un solo appunto: I PREDATORI merita 10, perchè è l’archetipo perfetto del film d’avventura, e per certi versi il vertice assoluto di Steven Spielberg.

  10. GRANDE!!!

    Io sono cresciuta con la trilogia di Indiana Jones: è assolutamente di culto per me, so tutte le battute a memoria!

    Il mio preferito cmq è il terzo capitolo.

    Sono andata all’anteprima del 4 lunedì e non è male.

    Per fortuna non ha rovinato la magia della trilogia.

    Non vedo l’ora di sapere che ne pensi.

    Ciaoooooooooo!

  11. Qualche mese fa quando lessi per la prima volta che sarebbe uscito il seguito di Indiana mi sono procurato la trilogia al blockbuster e li ho rivisti dopo chissà quanto tempo. Un vero film di avventura, effetti speciali realizzati da veri tecnici del settore e nessun computer. Un saga per tutte le età, il seguito non andrò a vederlo al cinema quindi aspettero qualche mese in più, speriamo bene.

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